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scultore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Francesco Biangardi (Napoli, 16 febbraio 1832 – Caltanissetta, 21 febbraio 1911) è stato uno scultore italiano, noto soprattutto per le sue opere in Sicilia.
Naque a Napoli il 16 Febbraio 1832, a Forcella. Figlio dello scultore Vincenzo Biangardi e di Carolina Tugno, Francesco impara l'arte del padre presso la bottega di famiglia. Partito a Roma per frequentare l'Accademia di Arte, divenuto noto nel napoletano, sposa una vedova che aveva già un figlio: Fortunato Pinto, che alla morte della mamma resterà con la famiglia Biangardi.
Dopo la morte della prima moglie, sposa Giovanna Allegra che, nel 1861, darà alla luce suo figlio Vincenzo. Nel 1864 si trasferisce a Cittanova, luogo in cui realizzerà numerose sculture in legno, tra queste le undici Varette.
In quegli anni Francesco condivide la bottega con gli ebanisti Scionti,con i quali avrà una lunga e duratura amicizia.
Non smise di avere contatti con la sua bottega d'origine a Napoli: nel 1856 la sua bottega è documentata dallo storico Giuliana che, parlando dello scultore Cardella da Girgenti, ci informa che lo scultore ha imparato l'arte presso la bottega Biangardi di Napoli.
In quegli anni nascono diversi suoi figli: - Maria Concetta Caterina (1864) - Maria Adelaide (1866 e morta nel 1871) - Angelo Antonio (nato e morto nel 1869) - Angelo (nato nel 1871 e morto nel 1872) - Maria Antonietta (nata nel 1872 e morta a Caltanissetta nel 1848) - Sofia (di cui non conosciamo la data di nascita ma sappiamo della sua esistenza da una lettera di Francesco al suo amico Camillo Palermo)
Nel 1873 va con tutta la famiglia a Mussomeli. Qui mette bottega insieme al figlio Vincenzo (appena dodicenne) nella Chiesa dell'Opera Santa, all'epoca chiusa al culto. Sono anni di duro lavoro, in cui vengono plasmate varie madonne in legno per la stessa Mussomeli e per vari centri siciliani. Anche il figliastro Fortunato si cimenta nell'arte della scultura. La Madonna della Pace di Mussomeli resterà però la sua unica opera.
Dal 1882, anno in cui vennero incaricati di costruire "La Veronica", realizzeranno quindici Vare. La mole di lavoro li convince, nell'Agosto 1886, a trasferirsi a Caltanissetta.
Lì Francesco prende casa nella Via Re d'Italia con tutta la famiglia, divenne professore di plastica e continua a creare opere per tutta la Sicilia.
In quegli stessi anni, insieme al figlio Vincenzo, completa alcune Varette a Caltanissetta per poi spedirle a Cittanova.[1]
Nel frattempo la figlia Sofia viene ricoverata a Palermo in preda a una brutta malattia mentale, come si evince dalla lettera del 24 gennaio 1893.
Il figlio dimostra tutte le sue capacità, vincendo numerosi concorsi e diventando uno scultore al pari del padre. Michele Alesso nel suo volume "il giovedì santo in Caltanissetta" (1903) dice addirittura che la sua bravura supera per forma e bellezza dei volti, quella del padre.
Sono numerose le opere di Vincenzo di carattere profano: tra queste il rimprovero di Socrate.
Nel 1890 il Biangardi soffre la perdita del figlio Vincenzo, probabilmente per mano assassina come recitano varie leggende metropolitane, tutte diverse tra loro, ma che mai hanno trovato fondamenta storiche. Le Vare non ancora costruire verranno quindi terminate da Francesco, che morirà a Caltanissetta, il 21 febbraio 1911.
L'eredità di Francesco Biangardi verrà portata avanti da alcuni discepoli, come Salvatore Emma ( u zannu) da San Cataldo e Salvatore Cardinale da Mussomeli.
La sua vita è rimasta molto nell'ombra. Unica erede, Adele Amico Biangardi, figlia della figlia Antonietta, si è spenta nel 1991.
Nel 1992 la casa editrice Lussografica, dedica alla famiglia di scultori un prezioso volume, dove vengono fuori i tratti salienti delle loro opere e del loro vissuto.
Una targa ricordo è posta nella casa dove abitò in via Re d'Italia a Caltanissetta e nel quartiere dell'Opera Santa a Mussomeli dove l'artista operò dal 1873 al 1886.
Le loro sculture hanno origine dalla tradizione napoletana dei presepi della seconda metà del 1800 ed è tipica dei modellatori delle statuine presepiali del 1700, realizzati con materiali vari. L'opera del figlio Vincenzo appare anatomicamente e nelle proporzioni più curata, aderendo al gusto accademico dell'epoca. Merito dell'artista aver riempito di nuovo le chiese di Sicilia dopo che il 1866 le aveva svuotate. Aveva dimestichezza con vari tipi di materiali, come il legno, la cartapesta, la pietra. Proprio come nella più tradizionale tecnica presepistica napoletana, molte delle sue statue sono state create attraverso una tecnica mista di più materiali. La sua tecnica della "cartapesta giapponese", utilizzando diversi strati di carta su una madrice che fungeva da stampo, ha fatto sì che molte delle sue opere da un punto all'altro della Sicilia avessero praticamente lo stesso volto. Egli stesso dipingeva le sue opere, con grande bravura. Da recenti restauri di diverse opere si è potuto notare come i suoi colori fossero spesso pastello e che spesso usasse il rosa.
A Napoli
A Cittanova
Nome | Anno di realizzazione | Collocazione |
---|---|---|
Orazione nell'orto | 1865 | museo delle varette Cittanova |
La Flagellazione | 1865 | |
La coronazione di spine | 1865 | |
L'Ecce Homo | 1892 | |
La Caduta | 1865 | |
Il Calvario | 1889 | |
La deposizione dalla croce | 1868 | |
La Desolata | 1883 | |
La Maddalena | 1867 | |
La Pietà | 1866 | Chiesa di San Girolamo |
L'Addolorata | 1895 | museo delle varette Cittanova |
A Rizziconi
A Campobello di Licata
A Canicattì
A Casteltermini
A Ravanusa
A Barrafranca
A Caltanissetta
Foto | Nome | Anno di realizzazione | Collocazione |
---|---|---|---|
La Cena | 1885 | Chiesa di San Pio X | |
L'Orazione nell'orto | 1884 | ||
La Cattura | 1884 | ||
Il Sinedrio | 1886 | ||
La Flagellazione | 1909 | ||
L'Hecce Homo | 1892 | ||
La Condanna | 1902 | ||
La Caduta | 1886 | ||
Il Cireneo | 1886 | ||
La Veronica | 1883 | ||
La Crocifissione (Calvario) | 1891 | ||
La Deposizione | 1885 | ||
La Pietà | 1888 | ||
La Sacra Urna | 1892 | Cattedrale | |
L'Addolorata (Desolata) | 1896 | Chiesa di San Pio X | |
San Biagio | Chiesa di San Sebastiano | ||
l'Addolorata, San Giovanni, Cristo e la Maddalena | |||
Sant'Alfonso Maria de' Liguori | |||
Madonna da presepe | Sagrestia della chiesa di San Sebastiano | ||
Addolorata | Cattedrale | ||
San Giovanni | |||
L'Assunta | 1887 | Chiesa di San Giuseppe | |
Madonna della medaglia miracolosa | |||
L'Addolorata | Chiesa di Sant'Antonio alla Saccara | ||
La Pietà | Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (Cozzo di Naro) | ||
Statue della tomba Saetta | Cimitero monumentale degli Angeli | ||
San Francesco | 1882 | Santuario del Signore della Città | |
San Giovanni Battista | Chiesa di San Giovanni | ||
Cristo Risorto | Sagrestia della Cattedrale | ||
San Benedetto da Norcia | Sagrestia della Chiesa di Sant'Agata | ||
Sant'Agnese | 1900 | Chiesa di San Francesco | |
L'angelo dell'Addolorata | 1896 | Seminario vescovile |
A Caltanissetta eseguì nel 1883 il restauro alla statua del Santo Patrono, San Michele, opera di Stefano Li Volsi e conservata nella Cattedrale e, dello stesso autore, la statua di San Sebastiano conservata nell'omonima chiesa.
A Delia
A Milena
A Mussomeli
A Mussomeli eseguì il restauro del Crocifisso di frate Umile da Petralia, che si conserva nella chiesa di S. Gioacchino ed Anna, meglio conosciuta come chiesa dei Monti. Tale restauro, consistette nel totale rifacimento cromatico dell'opera falsandone l'originalità. Per questo lo storico Sorge, in un suo scritto, definì la mano del Biangardi "mano disgraziata".[2]
A Serradifalco
A Sutera
A Vallelunga Pratameno
A Villalba
A Ispica
A Noto
A Palazzolo Acreide
Alla figura di Francesco Biangardi e di suo figlio Vincenzo sono state dedicate in questi anni varie opere di teatro, un cortometraggio e un romanzo:
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