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storico dell'arte e poeta italiano (1915-1974) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Francesco Arcangeli (Bologna, 10 luglio 1915 – Bologna, 14 febbraio 1974) è stato uno storico dell'arte, poeta e critico letterario italiano, vincitore del Premio Feltrinelli per la Critica d'Arte nel 1968[1].
Laureatosi nel 1937 con Roberto Longhi,[2] gli successe nel 1967 nella medesima cattedra di Storia dell'arte, all'Università di Bologna.[3]
Indirizzò la propria ricerca verso due distinti filoni: l'arte contemporanea (con importanti studi su Morlotti, Morandi, Mandelli), e l'arte moderna bolognese ed emiliana.[3]
Diresse dal 1958 al 1968 la Galleria d'arte moderna felsinea, arricchendola, anche grazie alla consulenza di Mario De Micheli e Antonello Trombadori, di importanti nuove acquisizioni di opere di artisti bolognesi (soprattutto Giorgio Morandi), italiani e internazionali.
Tra le acquisizioni più importanti quelle delle opere di Roberto Matta, Athos Casarini, Renato Guttuso, Leoncillo, Carlo Corsi, Alberto Burri, Carlo Levi.
Contribuì alla realizzazione della manifestazione Premio Spoleto, svoltasi dal 1958 al 1964, presiedendo le commissioni di invito e premiazione di quasi tutte le edizioni.
Di rilevante importanza fu anche la sua organizzazione delle mostre sui Carracci (1956) e sulla pittura del Seicento emiliano (1959), tenutesi entrambe a Bologna.[3]
Importante anche la sua attività di poeta e critico letterario, influenzata da Vittorio Sereni, Pier Paolo Pasolini e Attilio Bertolucci.
Della sua opera poetica si ricordano i volumi Polvere del tempo (Firenze, Vallecchi, 1943) e Incanto della città, con una testimonianza di Attilio Bertolucci (Bologna, Nuova Alfa, 1984). Come critico letterario pubblicò il saggio introduttivo a La linea d'ombra di Joseph Conrad (Milano, Bompiani, 1963).
A lui è stato intitolato il liceo artistico di Bologna, così come una strada a Pisa.
Il 4 e il 5 dicembre 2024 la Scuola Normale Superiore gli ha dedicato un convegno (Francesco Arcangeli 1915-1974. Critica d'arte come storia/storia dell'arte come critica).[4]
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