Federico Padovani (Lugo di Romagna, 1912Bermeo, 3 marzo 1937) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della Guerra di Spagna.

Fatti in breve Nascita, Morte ...
Federico Padovani
NascitaLugo di Romagna, 1912
MorteBermeo, 3 marzo 1937
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoCorpo Truppe Volontarie
Anni di servizio1935-1937
GradoSottotenente
GuerreGuerra di Spagna
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia

Nacque a Lugo di Romagna, provincia di Ravenna, nel 1912, figlio di Luigi e Margherita Valle.[2] Dopo aver conseguito il diploma di perito agrario, si iscrisse alla facoltà di scienze economiche dell'università di Bologna.[1] Dedicatosi allo sport, e fu giornalista sportivo, redattore e inviato speciale della Gazzetta dello Sport e di altri giornali.[1] Nel 1935 fu ammesso a frequentare il corso per aspiranti ufficiali di complemento presso il 94º Reggimento fanteria di stanza a Fano, venendo nominato sottotenente nel maggio 1936, assegnato al 28º Reggimento fanteria per il servizio di prima nomina.[1] Chiese di partecipare alla guerra d'Etiopia, ma non fu accontentato, e poi di essere inviato in Spagna, per partecipare alla guerra civile.[1] Mandato a Napoli, nel febbraio 1937 si imbarcò sul piroscafo Calabria, sbarcando quindi a Cadice.[1] Qui assunse il comando di un plotone esploratori del 3º Reggimento Frecce Nere, rimanendo gravemente ferito sul fronte di Teruel il 3 maggio 1937.[1] Si spense quello stesso giorno presso un ospedale da campo. Per onorarne il coraggio fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3] Nel 1939 l'università di Bologna gli conferì la laurea honoris causa in scienze economiche.[1]

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capace ed ardito ufficiale, distintosi precedentemente sul fronte di Jarama. Nell'azione epica di Bermeo si spinse arditamente avanti per mantenere il contatto col nemico ripiegante. Ricevuto ordine di ripiegare condusse la sua esigua e martoriata truppa nella difficile e cruenta operazione con serena calma, sempre presente ove maggiormente era il pericolo. Per più giorni, quasi accerchiato, resistette tenacemente, contribuendo al successo finale. Ferito a morte, le sue ultime parole furono rivolte con sublime entusiasmo alla Patria, al Duce e alle sue "Frecce Nere". Bermeo, 30 aprile 1937, 1-3 maggio 1937
 Regio Decreto 21 luglio 1938.[4]

Note

Bibliografia

Collegamenti esterni

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