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vescovo romano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Faustino (IV – V secolo) è stato un vescovo romano.
Vescovo di Potentia (antica città romana sull'Adriatico) dal 418 al 422[1], e primo vescovo documentato del Piceno, fu legato del papa Zosimo al concilio di Cartagine del 25 maggio 419.[2][3]
Qui fu latore delle decisioni del papa contro il decreto di Urbano, vescovo di Sicca e discepolo di Sant'Agostino, che aveva scomunicato il sacerdote Apiario; quest'ultimo, in seguito all'intervento della delegazione guidata da Faustino, che si appellò ad un controverso canone del concilio di Nicea, venne reintegrato, dopo aver posto formali scuse, e trasferito alla diocesi di Tabraca[4].
Qui venne nuovamente scomunicato per il suo comportamento ed a nulla valse il nuovo intervento di Faustino, inviato stavolta da papa Celestino I[5]. Nell'occasione vennero riaffermate le prerogative giurisdizionali della Chiesa africana, e venne a malapena evitato lo scisma[6][7].
Secondo il Santarelli, le notizie[8] che Sant'Agostino riporta sull'esistenza di una reliquia di Santo Stefano (una pietra che ne colpì il gomito) in Santa Maria della Piazza ad Ancona[9], erano state apprese dallo stesso Faustino durante uno dei concili cartaginesi.
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