Erinna

poetessa greca antica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Erinna

Erinna (in greco antico: Ἤριννα?, Érinna; IV secolo a.C.) è stata una poetessa greca antica, che nel lessico Suda viene indicata come contemporanea di Saffo[1].

Disambiguazione – Se stai cercando il genere di molluschi gasteropodi, vedi Erinna (tassonomia).
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Erinna e Saffo nel giardino di Mitilene, da un dipinto ottocentesco

Biografia

Pochissimi sono i dati a proposito di questa poetessa. Suda riporta, a proposito di Erinna:

«Erinna: di Teo o Lesbo, o anche Telos secondo alcuni; Telos è un'isoletta presso Cnido. Altri la dicono di Rodi. Compose versi epici. Scrisse la Conocchia: è un poema in dialetto eolico e dorico di 300 esametri. Ha composto anche epigrammi. Morì vergine a 19 anni. I suoi versi furono giudicati degni di Omero. Fu compagna di Saffo e sua contemporanea»

Il dorico da lei usato rende più allettante l'ipotesi che venisse da Telos o Rodi più che la città ionica di Teo o l'isola eolica di Lesbo. La morte a 19 anni, inoltre, sembra un dato confermato anche da un epigramma della Antologia Palatina (IX, 190).

Opere

Riepilogo
Prospettiva

Erinna scrisse essenzialmente, a quanto sappiamo, nell'ambito del tiaso, componendo per la compagna Bauci, morta nel giorno delle nozze a Rodi, cui sono dedicati due epigrammi funebri conservati nell'Antologia Palatina:

«1.

Mia tomba, mie Sirene e urna luttuosa
che tieni le magre ceneri d'Ade,
dai un arrivederci a coloro che passano
siano essi concittadini o d'altri Stati,
e che questa tomba tiene me, una sposa. Di’ anche questo,
che mio padre mi chiamò Bauci, e che la mia famiglia
era di Teno, così che essi sappiano, e che la mia amica
Erinna scolpì questo epitafio sulla mia tomba.

2.
Sono la tomba di Bauci, giovane sposa, e mentre passi
accanto alla molto lamentata epigrafe possa tu dire ad Ade:
'Sei crudele, o Ade'. Quando guardi, le belle lettere
ti diranno il crudelissimo fato di Bauci,
come suo suocero accese della fanciulla la pira funeraria
con le torce sulle quali cantò l'Imeneo.
E tu, Imeneo, cambiasti il bel canto di nozze
nel lamentoso suono delle lamentazioni.»

Nell'antichità fu soprattutto famosa la Conocchia (Ἠλᾰκάτη), scritta in una lingua mista di eolico e dorico in 300 esametri dattilici. Di questo poemetto restavano solo 4 versi, finché nel 1928 fu scoperto un papiro[2] contenente 54 versi frammentari di Erinna[3] ed ora conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana.

Il poemetto è un lamento (θρῆνος), appunto, sulla morte di Bauci (Βαυκίς), allieva di Saffo, morta proprio prima delle nozze: i toni sono quelli propri dell'elegia, tanto che alcuni studiosi lo considerano un primo esempio di epillio, genere letterario diffusosi in epoca ellenistica.[4]

Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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