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film del 1972 diretto da Arturo Ripstein Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
El castillo de la pureza è un film del 1972 diretto da Arturo Ripstein.
El castillo de la pureza | |
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Diana Bracho e Rita Macedo in una scena del film | |
Lingua originale | spagnolo |
Paese di produzione | Messico |
Anno | 1972 |
Durata | 110 min e 120 min |
Genere | drammatico |
Regia | Arturo Ripstein |
Sceneggiatura | José Emilio Pacheco, Arturo Ripstein |
Produttore esecutivo | Angelica Ortíz |
Casa di produzione | Estudios Churubusco |
Fotografia | Alex Phillips |
Montaggio | Eufemio Rivera |
Musiche | Joaquín Gutiérrez Heras |
Scenografia | Manuel Fontanals (scenografo), Lucero Isaac (arredatore) |
Costumi | Carlos Chávez |
Trucco | Elda Loza |
Interpreti e personaggi | |
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Pellicola di produzione messicana la cui trama è ispirata a fatti realmente accaduti a Città del Messico negli anni cinquanta riguardanti la famiglia Pérez.[1]
Da essi venne tratto il romanzo La carcajada del gato (La risata del gatto) di Luis Spota nel 1964, da cui a sua volta Sergio Magaña elaborò l'opera teatrale Los motivos del lobo (Le ragioni del lupo) nel 1965.[2]
Gabriel Lima, convinto che il mondo esterno sia dannoso per la sua famiglia, da 18 anni tiene rinchiusi in casa sua moglie Beatriz e i loro tre figli Porvenir, Utopía e Voluntad, al fine di preservarne la "purezza". Nel frattempo, per mantenere la famiglia, gestisce una produzione artigianale di veleno per topi. Questa fragile e grottesca situazione cambia quando Gabriel si rende conto che i suoi figli stanno entrando nella fase dell'adolescenza.
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