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numismatico, viaggiatore e alpinista italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Edoardo Martinori (Roma, 1854 – Roma, 1935) è stato un numismatico, viaggiatore e alpinista italiano, pioniere in Italia della pratica dello sci.
Ingegnere di professione, coltivò vasti e disparati interessi culturali che fecero di lui una figura di «raffinato intellettuale, viaggiatore, sportivo e conoscitore di lontani mondi»[1]. Martinori ha ricoperto la carica di vice presidente dell'Istituto Italiano di Numismatica.
La sua famiglia, di origini dalmate[2], incarnava una dinastia di scalpellini insediatasi a Roma e attiva prima in ambiente papale e quindi post-unitario[3]. Scalpellino era il nonno Giacomo Martinori, la cui tradizione fu continuata da alcuni dei sette figli: Pietro (padre di Edoardo), Fortunato, Domenico, e il più celebre Luigi (1828- 11 agosto 1895), che operò, peraltro, sempre al di fuori dell'impresa di famiglia[3].
Edoardo, invece, studiò alla "Scuola di applicazione per ingegneri" ubicata presso la basilica di San Pietro in Vincoli[1]. Anche se la fonte del suo reddito era la professione di ingegnere, Edoardo Martinori coltivò vasti interessi culturali, in vari campi: le sue passioni erano la storia, la numismatica, la fotografia, il collezionismo, i viaggi e le escursioni in montagna. Come autore di testi, ha rivolto la sua attenzione alla numismatica e alla storia del Lazio settentrionale e, in particolare, del suo sistema stradale.
Nel 1873, assieme a Quintino Sella, fondò la sezione romana del CAI.[4][5]
Tra il 1887 e il 1888, insieme a Luigi Fiorillo e Francesco Nicotra, realizzò 142 scatti a documentazione dell'attività italiana nella Colonia eritrea.[6]
Fu anche un pioniere della pratica sciistica in Italia. Nel 1886, dopo una traversata della Lapponia con gli sci. Ritornato in Italia, riportò con sé la coppia di sci servitagli durante la spedizione e ne fece dono alla sezione romana del Club alpino italiano da lui fondata, suscitando un notevole interesse nella stampa[5][7].
È sepolto sul Gran Sasso, in un tumulo posto poco sopra il Rifugio Giuseppe Garibaldi, la cui forma piramidale emulava la sepoltura di Quintino Sella nel cimitero monumentale di Oropa.[4][5]
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