Donggung e stagno Wolji
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Il Donggung (동궁?) e lo stagno Wolji (월지?), noto come stagno Anapji (안압지?) durante il regno di Joseon,[1] sono un sito storico della città di Gyeongju, in Corea del Sud.[2] Lo stagno artificiale è situato all'interno del Parco Nazionale di Gyeongju, ed il Donggung è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 2000, insieme ad altri siti storici della città.[3] Il complesso si estende per 177,172 metri quadrati.[2]
Donggung e stagno Wolji | |
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Utilizzo | Palazzo reale e sala per banchetti |
Epoca | VII-VIII secolo |
Localizzazione | |
Stato | Corea del Sud |
Città | Gyeongju |
Dimensioni | |
Superficie | 177,172 m² |
Scavi | |
Data scoperta | 1974 |
Amministrazione | |
Patrimonio | Aree storiche di Gyeongju |
Visitabile | sì |
Mappa di localizzazione | |
«Scavò uno stagno e costruì un'area montuosa all'interno del palazzo per piantare fiori e allevare uccelli e animali rari e preziosi.»
Lo stagno fu realizzato nel 674, durante il 14º anno di regno del re Munmu, al potere dal 661 al 681,[4] a seguito dell'unificazione della penisola coreana,[2] durante il regno di Silla. Secondo il Samguk sagi, nel palazzo fu scavato un fossato per la creazione di uno stagno artificiale e nell'area adiacente furono piantati fiori e allevati uccelli e animali rari.[4][5] Il Donggung fu costruito durante il regno di Wonseong (r. 785-798) come palazzo reale, e venne usato principalmente per cerimonie ufficiali, banchetti e feste di corte: distrutto durante una guerra nel X secolo, rimase in rovina per molti secoli.[2][5] Stessa sorte spettò allo stagno, che apparve successivamente con il nome Anapji all'interno del documento del XVI secolo (era Joseon) Dongguk yeoji seungnam (동국여지승람?, Indagine ampliata della geografia coreana)[6] con la spiegazione che il re Munmu lo realizzò secondo l'estetica taoista.[2]
Nel 1974, durante dei lavori di scavo archeologico, furono scoperte le rovine del palazzo e iniziò un lungo lavoro di restauro e ricostruzione sotto la supervisione del governo sudcoreano.[5] In questo frangente fu ritrovato un frammento di ceramica con incise le lettere "Wolji" (월지?) ovvero "stagno che riflette la luna", rivelando il vero nome dello stagno.[5][7] Tra i manufatti portati alla luce si trovava inoltre un lucchetto con l'iscrizione "Donggunga" (동궁아?): il Donggunga era un ufficio governativo di Silla che gestiva il Donggung e comprendeva diverse divisioni, una delle quali si chiamava Woljiakjeon (월지악전?), dove Wolji era il nome di uno stagno e Akjeon si riferiva alla divisione responsabile della gestione del paesaggio. Pertanto, questo manufatto confermò l'era di costruzione del palazzo e che il nome originario dello stagno era Wolji.[1] Dopo tale scoperta, il sito storico fu rinominato "Donggung e stagno Wolji" nel 2011.[5][7] Inoltre gli scavi permisero di recuperare più di 30.000 manufatti d'interesse culturale dallo stagno e dai cantieri circostanti, e di riportare alla luce 26 siti di edifici, 8 siti di mura, sistemi di approvvigionamento idrico e di drenaggio, e murature.[1] Circa 300 di queste reliquie sono esposte nella sala Anapji del Museo nazionale di Gyeongju.[8]
Il palazzo è formato da numerose sale e cortili. La struttura principale è composta da un salone e un padiglione laterale, circondati da un giardino. L'Imhaejeon (임해전?) è uno dei padiglioni distaccati dal palazzo principale della famiglia reale di Silla, destinato al principe ereditario, ed è storicamente l'edificio più importante della proprietà.[5][7] La struttura è stata trasformata in uno spazio museale che ospita repliche di oggetti e dipinti della dinastia Silla, nonché delle ricostruzioni di sale e camere.[9]
Lo stagno presenta tre piccole isole e a nord-est sorgono dodici colline.[2][9] Ha una lunghezza est-ovest di 200 metri e nord-sud di 180 metri, una circonferenza rettilinea a sud-ovest e una curva tortuosa a nord-est. La particolare dimensione dello stagno crea l'illusione ottica di non riuscire a definire con un semplice sguardo la sua interezza.[5] Per via del paesaggio, poeti e artisti lo hanno chiamato "Anapji", che significa "stagno in cui oche e anatre selvatiche possono scorrazzare in pace".[1]
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