Donato Jaja
filosofo italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Donato Jaja (Conversano, 18 agosto 1839 – Pisa, 15 marzo 1914) è stato un filosofo italiano.

Fu un professore di storia della filosofia noto soprattutto per essere stato il maestro di Giovanni Gentile.[1]
Biografia
Nato a Conversano, vicino a Bari, figlio di Florenzo Jaja[2] ed Elisabetta Pinto, iniziò i suoi studi in seminario allo scopo di intraprendere la carriera ecclesiastica, ma nel 1860, dopo l'unificazione, si trasferì a Napoli, dove studiò sotto la guida di Francesco Fiorentino. Nel 1863 si spostò a Bologna, dove si laureò, per seguire il suo maestro.[3]
Il suo incontro filosofico principale fu con Bertrando Spaventa,[4] che conobbe a Bologna nel 1874, dopo aver insegnato nei licei di Caltanissetta e Chieti. Dal 1879, col trasferimento di Jaja al Liceo classico Antonio Genovesi di Napoli, i rapporti con Spaventa divennero regolari.[3] Nel 1882 conseguì la libera docenza e nel 1887 ottenne la cattedra di filosofia teoretica a Pisa, dove rimase fino alla morte.[5]
Donato Jaja non è stato mai considerato un pensatore particolarmente originale, ma ha avuto il merito storico d'introdurre il giovane Gentile allo studio di Hegel e Spaventa, merito che l'allievo riconoscerà sempre.[6]
Opere
- Origine storica ed esposizione della Critica della ragion pura di E. Kant (1869)
- Studio critico sulle categorie e forme dell'essere di A. Rosmini (1878)
- Dell'apriori nella formazione dell'anima e della coscienza (1881)
- L'unità sintetica kantiana e l'esigenza positivista (1885)
- Sentire e pensare: l'idealismo nuovo e la realtà (1886)
- La somiglianza nella scuola positivista e l'identità nella metafisica nuova (1888)
- Ricerca speculativa. Teoria del conoscere (1893)
- L'intuito nella coscienza (1894)
Note
Voci correlate
Collegamenti esterni
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