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disturbo del neurosviluppo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'autismo (dal greco αὐτός, autós stesso), detto anche disturbo dello spettro autistico (in inglese ""Autistic Spectrum Disorders"", ASD), è un insieme di sindromi ad esordio precoce, che presentano compromissione dell'interazione sociale, incluse comunicazione verbale e non verbale, ristrettezza d'interessi e comportamenti ripetitivi.[1] Sandro Ferri aveva usato per primo la definizione di autismo per una patologia psichiatrica di adulti. Leo Kanner, osservando i sintomi fra loro simili di 11 bambini, nel 1943[2] aveva ripreso da Bleuler il termine autismo per definire questa patologia, aggiungendovi “infantile precoce”. Perciò questa patologia venne chiamata anche sindrome di Kanner [3][4][5] e classificata dall’ICD-9 nel 1990 fra le Psicosi con origine specifica nell’infanzia. Recentemente Grunya Sukhareva, pioniera della neuropsichiatria infantile sovietica, è salita alla ribalta internazionale come la prima ad aver descritto il disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento in un articolo pubblicato nel 1925 in russo[6].
Nel manuale DSM-5-TR la sindrome di Asperger viene riunita nei Disturbi dello spettro autistico che rientrano tra i disturbi del neurosviluppo e possono essere classificati in tre livelli di supporto necessario; il primo livello raccoglie gran parte delle persone prima classificate con la sindrome di Asperger.
Prima del XX secolo non esisteva il concetto clinico di autismo; tra i precursori della ricerca di merito nel XIX secolo, vi fu anche John Langdon Down, che nel 1862 scoprì la sindrome che porta il suo nome e che aveva approfondito alcune manifestazioni cliniche che oggi verrebbero classificate come autismo,[7] e Ludwig Binswanger, per il quale “l'autismo consiste nel distacco dalla realtà, insieme a una prevalenza più o meno marcata della vita interiore”.[8]
Il termine autismo deriva dal greco αuτός ([aw'tos], significa stesso); fu inizialmente introdotto dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler nel 1911[9] per indicare un sintomo comportamentale della schizofrenia;[10] sui lavori precedentemente svolti da Emil Kraepelin.[11]
Nell'antichità e nel folklore europeo si attribuivano l'autismo e altri disturbi alle fate, che si credeva sostituissero di nascosto i propri neonati, denominati Changeling o Servan, con quelli umani.
Il termine autismo inteso in senso moderno è stato utilizzato per la prima volta da Hans Asperger (1906-1980) nel 1938.[12]
In seguito si passò a indicare una specifica sindrome patologica nel 1943[13] a opera di Leo Kanner (1894-1981), che parlò di "autismo infantile precoce".[14]
A livello di classificazione nosografica, nel DSM-IV era considerato rientrare nella categoria clinica dei disturbi pervasivi dello sviluppo, cui appartengono, fra le varie altre sindromi, anche la sindrome di Asperger, la sindrome di Rett e il disturbo disintegrativo dell'infanzia.
Nella versione successiva del DSM-5, la categoria dei disturbi pervasivi dello sviluppo e tutti i disturbi in essa compresi (con l'eccezione della sindrome di Rett) è stata sostituita da un unico disturbo che li comprende tutti: i disturbi dello spettro autistico. L'asse a cui il disturbo fa riferimento è quello dei disturbi del neurosviluppo.
Tradizionalmente l’autismo è considerato come disturbo, tuttavia un numero crescente di ricercatori ha recentemente definito l'autismo come parte della neurodiversità umana, con i relativi punti di forza, differenze e debolezze.[15] Da questo punto di vista, le persone con autismo potrebbero comunque presentare una disabilità, ma l’approccio è mirato all’accoglimento delle peculiarità legate all’autismo, piuttosto che alla cura delle stesse.[16]
Prima di Leo Kanner, Melanie Klein descrisse negli anni Trenta del XX secolo un caso che lei chiamava di psicosi infantile e che oggi verrebbe diagnosticato come autistico[17]. Dopo di lei e dopo Kanner, che dette il nome alla sindrome negli anni Quaranta, psicoanalisti come Margaret Mahler, Bruno Bettelheim e altri in Nord America, Frances Tustin, Donald Meltzer e altri in Inghilterra si occuparono di questi bambini negli anni '60-'80.
Con il loro stimolo, un crescente interesse veniva rivolto alle particolari anomalie di comportamento, comunicazione e sviluppo in generale dei bambini e delle persone con autismo, favorendo un aumento di conoscenze e di interesse nel campo della psicologia dello sviluppo e nella psichiatria dell'infanzia. Dagli anni Ottanta, trovarono grande sviluppo le ricerche sull'attaccamento, l'infant research sulle interazioni precoci, le ricerche cognitiviste sulla teoria della mente e le indagini mediche epidemiologiche, genetiche e di neuroimaging, che svolgono attualmente un grande rilievo nella ricerca clinica sul disturbo.
Fin dalla sua prima descrizione dell'autismo, sia Leo Kanner (1943) sia Hans Asperger (1944) avevano intuito che si trattava di una sindrome dovuta a una condizione organica. A differenza di Asperger, Kanner ha successivamente ipotizzato che l'autismo fosse provocato da cause psicodinamiche.
Vi è tuttora, seppur in termini molto diversi rispetto alle originarie teorie di Kanner, una linea di riflessione sulle ipotetiche ed eventuali concause psicologiche dell'autismo, intese nel senso che, sulla base comunque di predisposizioni genetiche e col concorso di altri fattori ambientali o neurologici, eventuali fattori psicologici o relazionali potrebbero avere un ruolo complementare nell'attivazione dei disturbi dello spettro autistico.
Nel 1943 Leo Kanner aveva descritto per primo la sindrome autistica su una rivista medica specializzata, ritenendola una patologia neurologica (organica): nei mesi successivi, da tutti gli Stati Uniti d'America vennero a consulto da lui decine di famiglie con un bambino corrispondente alla descrizione che egli aveva fatto dell'autismo.
Kanner osservò che si trattava di famiglie della media e alta classe borghese, con una madre acculturata e spesso "in carriera", e ritenne che fossero queste le caratteristiche e quindi le cause di tutti i casi di autismo, sottovalutando il fatto che soltanto persone afferenti a classi socioeconomiche più alte potevano riferirsi a lui, poiché avevano avuto notizia del suo articolo e perché avevano i mezzi per pagare le relative, ingenti, spese sanitarie.
Successivamente Kanner si accorse che l'autismo era diffuso in maniera eguale nelle classi più povere e nel 1969, durante la prima assemblea della National Society for Autistic Children (oggi Autism Society of America), riconobbe i limiti della sua ipotesi esplicativa, riducendo lo stigma che si era creato in merito all'eccessiva responsabilizzazione dei genitori in ordine all'insorgenza del disturbo. Kanner lasciò l'eredità della direzione della rivista sull'autismo da lui fondata (il Journal of Autism) al professor Eric Schopler, che fra i primi si era accorto dei notevoli limiti esplicativi della sua ipotesi originale.
Dal 25 ottobre 2011 è stata pubblicata dall'Istituto superiore di sanità la Linea guida n. 21, nella versione estesa e anche in quella ridottissima per il pubblico.[18] Vi si trovano tutte le indicazioni degli interventi che sono stati dimostrati efficaci, come ad esempio quelli basati su ABA, e quelli sconsigliati perché rischiosi, come ad esempio la chelazione, la secretina e gli antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina.
Dal 2017 sono in elaborazione nuove linee guida sullo spettro autistico da parte del Centro Nazionale Eccellenza Clinica (CNEC) dell'Istituto Superiore di Sanita' (ISS). Il 25 febbraio 2021 il CNEC approva le prime raccomandazioni sull'uso dei farmaci nei bambini e negli adolescenti con disturbi dello spettro autistico[19]. A seguito delle critiche sul testo[20][21][22], che suggeriva di usare gli antipsicotici (chiamati D2 bloccanti) nei bambini e adolescenti con disturbi dello spettro autistico, il CNEC ha ulteriormente aggiornato il 23 agosto 2023 la contestata raccomandazione sull'uso degli antipsicotici, aggiungendo una lunga nota giustificativa[23]. Questa nota accoglie le critiche, ma non modifica il suggerimento di usare antipsicotici nei bambini e adolescenti. Il 7 agosto 2023 il CNEC pubblica invece le Raccomandazioni sulla diagnosi ed il trattamento di adulti con disturbo dello spettro autistico, che hanno ricevuto apprezzamenti dal mondo dell'Associazionismo[24].
Sulla base di questo errore di Kanner si era basata l'iniziale ipotesi che il bambino affetto da autismo fosse neurologicamente sano, e che la causa dell'autismo fosse individuabile solo in un ipotetico "rapporto inadeguato" con la madre. Per circa un ventennio questa ipotesi, oggi ritenuta scorretta, ha dominato la scena clinica internazionale, indirizzando spesso bambini e nuclei familiari esclusivamente verso trattamenti di dubbia utilità terapeutica. Gli psichiatri Bettelheim[25] e Tustin (della Tavistock Clinic di Londra) sono stati tra i principali esponenti di questo approccio derivato dalle riflessioni di Kanner, che diffusero a livello internazionale e ormai considerato desueto.
A. Freud e S. Dann (1951)[26][27], con un'indagine su alcuni bambini sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti alla fine della Seconda guerra mondiale, avevano dimostrato che neppure quelle condizioni estreme di privazione di affetto potevano indurre la patologia autistica.
Anche l'osservazione dei dati epidemiologici, che rileva spesso più di un caso fra i membri di una stessa famiglia e una forte prevalenza dell'autismo nei maschi (3 o 4 volte superiore rispetto alle femmine, o addirittura 20 volte superiore nella sindrome di Asperger), fornisce elementi a conferma del fatto che l'autismo è generato da altre cause, diverse dall'inadeguatezza dell'amore materno.
Allo stesso modo, Asperger quasi contemporaneamente a Kanner aveva descritto dei soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico (nella forma clinica che da lui prese il nome di sindrome di Asperger), indicando correttamente il cammino per identificarne le possibili cause, sottolineando la rilevanza di effettuare interventi di abilitazione-riabilitazione delle capacità residue (da lui chiamato "pedagogia curativa").
Quando le ricerche epidemiologiche e l'osservazione scientifica hanno rilevato con chiarezza che alla base della sindrome autistica c'è un deficit neurologico, molti genitori hanno cominciato disperatamente a ricercare rimedi farmacologici e dietetici. Il desiderio di guarire induce molti genitori a scambiare per risultati positivi di farmaci e diete quelle variazioni positive dello stato di salute, che potrebbero essere ottenute anche mediante il placebo, il finto farmaco. Su questo terreno giocano molti "venditori di illusioni" o di trattamenti pseudoscientifici, che, approfittando dell'angoscia delle famiglie, propongono "cure nuove e miracolose", ma in realtà prive di effetti verificabili, o fanno pagare come "cura" ciò che a volte può al massimo essere ritenuta un'ipotesi di ricerca[28].
La psicoanalisi classica è stata accusata di colpevolizzare le figure genitoriali, in particolare quella femminile definita madre frigorifero,[29][30] attribuendo la causa della sindrome a un disturbo dei rapporti primari con chi assume il ruolo di accudimento (lavoro di cura).[31]
Bettelheim giunse anche a proporre come "terapia riabilitativa" il distacco dal nucleo familiare, la cosiddetta "parentectomia":[32][33]
«"Fino a non molti anni fa c'era chi, guidato dalla teoria psicogenica che attribuiva ai genitori la responsabilità dell'autismo, consigliava l'allontanamento dei bambini dalle loro famiglie. Con la confutazione di questa teoria, e bandite le ingiuste accuse ai genitori, sono scomparsi anche gli "allontanamenti terapeutici", e i genitori sono ora visti dai medici e dagli psicologi come una risorsa di grande valore non solo nella fase diagnostica, ma anche in quella riabilitativa" (Surian, 2005).[34]»
Tale vecchio modello esplicativo e terapeutico è divenuto bersaglio di critiche e ostracismi, prima in America e poi in Europa, anche per via della progressiva maggiore diffusione di teorie biologiche nell'etiopatogenesi dei disturbi mentali, rispetto alle teorie psicogene che avevano dominato il campo in precedenza.
Allo stato attuale, la questione del rapporto tra "psicoanalisi" e autismo (e, più in generale, psicologia e autismo) è complessa, ma le classiche contrapposizioni dicotomiche non rappresentano lo stato dell'arte della riflessione attuale sui rapporti tra scienze psicologiche e disturbi dello spettro autistico.
In primo luogo, non si deve confondere la più ampia psicologia clinica con la psicoanalisi (la quale è un particolare indirizzo teorico della psicoterapia, che è a sua volta una parte della psicologia clinica); inoltre le ipotesi interpretative della psicoanalisi contestate sono vecchie di più di mezzo secolo.
Al contrario, la ricerca e l'intervento in psicologia clinica dello sviluppo ha prodotto invece una significativa quantità di dati scientifici verificati sui vari aspetti della genesi, della valutazione clinica, delle caratteristiche funzionali, delle possibili linee di intervento riabilitativo e di sostegno nei confronti dei soggetti autistici e delle loro famiglie[34].
In secondo luogo, la stessa psicoanalisi, in parallelo al suo sviluppo clinico e teorico, ha abbandonato molte delle sue originali ipotesi in merito di cinquant'anni fa, revisionando le vecchie ipotesi sul ruolo dei genitori nella genesi dei disturbi dello spettro autistico.
In effetti una grande quantità di ricerche, da John Bowlby in poi, ha mostrato come l'ambiente familiare influenzi grandemente lo sviluppo e le caratteristiche dei figli, malati e non, e come le dinamiche familiari e le relazioni genitori-figli possano essere soggette a disfunzioni, divenendo fonte di malesseri e di gravi disagi.
Internet ha aiutato gli individui autistici a superare l'ostacolo della mancata percezione dei segnali non verbali e dello scambio emozionale, che trovano così difficile da gestire; ha dato loro un modo per formare comunità in rete e lavorare da remoto.[35] Gli aspetti sociologici e culturali dell'autismo si sono sviluppati: alcuni nella comunità cercano cure, altri credono che la neurodiversità autistica sia semplicemente un altro modo di essere.[36][37]
L'incidenza varia da 5 a 50 persone su 10.000[38],[39] a seconda dei criteri diagnostici impiegati, che si sono sviluppati e migliorati nel corso del tempo[40]. Colpisce prevalentemente i soggetti maschili[41] con un tasso dalle due alle quattro volte (e talvolta anche sei/otto volte) superiore rispetto al sesso femminile;[42] si manifesta quasi sempre entro i primi 3 anni di vita. Studi condotti in popolazioni generali in varie parti del mondo, senza tenere conto di criteri di esclusione o diagnosi differenziali, possono rilevare affidabilmente prevalenze attorno all'1% in tutte le fasce d'età.[43]
Uno studio epidemiologico finanziato dall'organizzazione Autism Speaks e pubblicato il 9 giugno 2015 sulla rivista Molecular Psychiatry mette in luce una correlazione tra il rischio di autismo e l'età dei genitori. Dall'analisi dei dati raccolti dall'International Collaboration for Autism Registry Epidemiology (iCARE) su 5,7 milioni di bambini in cinque paesi emerge che il rischio maggiore si registra nelle madri adolescenti e nei padri oltre i cinquant'anni. La percentuale di autismo è risultata infatti del 66% superiore nei figli nati da padri "over 50" rispetto a quelli nati da padri ventenni e del 18% superiore nei figli con madri adolescenti rispetto a madri ventenni.[44][45]
Ricerche scientifiche condotte recentemente hanno consentito di individuare un'associazione statisticamente significativa, non nota prima, tra la malattia di Kawasaki e la diagnosi di disturbo autistico integrando i dati clinici informatici e note banche dati di medicina come Pubmed.[46]
La prima ipotesi sviluppata sulle cause dell'autismo, ormai ai margini della ricerca scientifica anche se frequentemente citata, è quella di Leo Kanner, che per primo, nel 1943, pubblicò uno studio abbastanza esaustivo sulla sindrome. Nonostante avesse concluso trattarsi di un disturbo innato, Kanner che aveva individuato nelle famiglie con figli autistici molti genitori, nonni, e parenti di alto livello culturale, ipotizzò che l'ossessività fosse una sorta di caratteristica fondamentale di queste famiglie.
Leon Eisenberg, suo stretto collaboratore, più tardi sottolineò quanto fosse difficile non considerare la configurazione affettiva del nucleo familiare, ipotizzando che il comportamento dei genitori non aiutasse né stimolasse il bambino a uscire dal suo guscio di "refrigerazione affettiva".
La tesi di Kanner-Eisenberg è stata ripresa recentemente nel dibattito sull'etiopatogenesi del disturbo a seguito della scoperta del sistema dei neuroni specchio, che secondo alcuni autori potrebbe avere un ruolo nella genesi dell'autismo[47].
Molti dei primi studi sull'autismo successivi a quello di Kanner si sono poi concentrati prevalentemente sul ruolo dei genitori. Molti e diversi sono però i fattori osservati che possono contribuire allo sviluppo della sindrome, e comprendono sia fattori ereditari sia non ereditari.[48] Poiché nel 60% dei casi due gemelli monozigoti (che hanno lo stesso patrimonio genetico) risultano entrambi affetti, con tutta probabilità una componente genetica esiste,[49] anche se non è il solo fattore scatenante (altrimenti il 100% dei monozigoti svilupperebbe la sindrome); si ipotizza quindi una causa di tipo multifattoriale, con elementi genetici e ambientali.
L'eziologia del disturbo dello spettro autistico, dunque, rimane ancora non estremamente chiara. Nella maggior parte dei casi, comunque, il disturbo è correlato con anomalia genetica, dovuta a una mutazione spontanea di parte del DNA, oppure trasmessa per via ereditaria; in altri casi il disturbo è conseguente a una lesione congenita di una o più strutture del sistema nervoso centrale in via di sviluppo, per azione di cause vascolari, infettive o tossiche.[50]
È invece ormai completamente screditata una vecchia ipotesi[51] sulla presunta causa vaccinale: l'ipotesi, avanzata da Andrew Wakefield, si è rivelata poi una frode scientifica, in quanto il suo studio, poi ritrattato dall'editore, era fondato sulla scorretta manipolazione di dati sperimentali. Wakefield, come riporta il British Medical Journal,[52] percepì un compenso in denaro per asserire la falsa evidenza di una correlazione fra il disturbo e l'assunzione del vaccino trivalente (contro morbillo, parotite e rosolia);[53]. La pubblicazione di Wakefield spinse ad avviare una serie di altri studi su una più ampia popolazione, per comprendere se realmente esistesse una correlazione o meno. Nessuna di queste ricerche ha mai confermato i dati, del tutto errati, di Wakefield.
Ad esempio, un noto studio condotto in tutti i bambini nati in Danimarca dal 1991 al 1998, cui venne somministrato il vaccino (un ampio campione di quasi mezzo milione di bambini) non trovò alcuna differenza nell'incidenza di autismo rispetto ai bambini non vaccinati.[54] Quella non fu l'unica smentita di tale affermazione: nel corso del tempo sono stati condotti molti studi dalle conclusioni sovrapponibili a quello danese,[55][56] anche pubblicati sulla stessa rivista Lancet e su campioni differenziati per età e sesso,[57] arrivando sino al 2008.[58] Inoltre è stato anche escluso il ruolo del thimerosal quale fattore di rischio.[59] Infine, l'ipotesi ha subìto un'ulteriore forte smentita a opera di uno studio giapponese[60], nel quale si è evidenziato che, nonostante la sospensione completa della vaccinazione trivalente nel 1993, l'incidenza della patologia è continuata ad aumentare[61].
La vicenda terminò con la ritrattazione di 10 fra i 12 ricercatori che avevano pubblicato lo studio manipolato del 1998.[62].
Nel maggio 2010, al termine delle indagini del General Medical Council inglese, Wakefield è stato espulso dall'Albo dei Medici, per via del suo comportamento "disonesto, fuorviante e irresponsabile", nel corso di "numerosi gravi episodi di cattiva pratica professionale" legati alle sue scorrette ricerche sull'autismo[63], e Lancet ha definitivamente ritrattato lo studio erroneo che aveva pubblicato nel 1998.
Nel gennaio 2011, il British Medical Journal ha pubblicato un'ampia inchiesta sull'argomento, da cui emerge definitivamente il profilo fraudolento della falsa ipotesi vaccinale, e di come alcuni protagonisti della vicenda abbiano dichiarato il falso dietro compenso economico, realizzando, così, una fraudolenta campagna di raccolta fondi a scopo di lucro personale.[52][64][65][66]
L'autismo è un disturbo dello sviluppo neurologico altamente variabile[41] che inizialmente appare durante l'infanzia e in genere segue un percorso costante senza che vi sia una remissione.[67] Gli individui con autismo possono avere alcuni aspetti della propria vita gravemente compromessi, ma altri possono essere normali o addirittura migliori.[68] le caratteristiche autistiche iniziano lentamente a manifestarsi a partire dall'età di sei mesi, fino ad essere più espliciti dall'età di due o tre anni[69] e continuando ad aumentare fino all'età adulta, anche se spesso in una forma meno evidente.[70] La condizione si distingue non da una singola peculiarità, ma da una triade di caratteristiche: deficit nell'interazione sociale, deficit nella comunicazione, interessi e comportamenti limitati e ripetitivi. Altri aspetti, come una alimentazione atipica, sono anch'essi comuni, ma non sono essenziali per la diagnosi.[71] le singole caratteristiche comuni dell'autismo si possono riscontrare nella popolazione in generale ma perché si possa parlare di disturbo dello spettro autistico è necessario distinguere la situazione per gravità.[72]
La chiusura o isolamento autistico, che è quello che dà il nome a questa patologia, si attua prevalentemente nei confronti del mondo esterno, nei casi più gravi questa estrema difesa può essere attuata anche nei confronti di una parte degli stimoli che provengono dalla propria mente o dal proprio corpo. Questa chiusura, che nasce dal bisogno di proteggersi da stimoli ambientali troppo dolorosi per poterli gestire e sopportare,[73] può essere più o meno grave e quindi può escludere dal proprio mondo in modo parziale o totale gli altri esseri umani ma anche gli animali e nei casi più gravi anche gli oggetti.
Le persone con autismo descrivono questa chiusura usando vari simbolismi: Pier Carlo Morello la descrive come chiudersi dentro una cupola di vetro, posta sopra una laguna ghiacciata;[74] Temple Grandin usa invece la similitudine delle porte o dei pannelli di vetro dentro i quali si sentiva intrappolata;[75] Donna Williams descrive la chiusura autistica come la ricerca di uno stato mentale pieno di luce, colore e incanto, allo scopo di fuggire dalla penosa realtà nella quale viveva, così da trovare un indispensabile, necessario conforto.[76]
Questo allontanarsi ed estraniarsi dalla realtà che circonda il bambino e perdersi in un incantato mondo interiore, può avvenire in modo involontario e istintivo ma può anche essere ricercato, mediante vari stratagemmi. Donna Williams, ad esempio, utilizzava i puntini colorati presenti nell'aria, i disegni della carta da parati, la ripetizione di alcuni rumori.[77] Gian Polo Morello, invece, per escludere il mondo esterno, si chiudeva nella sua stanza e utilizzava la fantasia e la musica.[78]
Per Bettelheim[79] il chiudersi in sé stessi a un'età molto precoce blocca e altera lo sviluppo psichico del bambino lasciandolo insicuro, fragile e immaturo, con conseguente impossibilità di gestire e controllare i pensieri, le emozioni[80] e i propri comportamenti, così da poter sviluppare tutte le sue potenzialità intellettive, sociali e relazionali.
Le persone che stanno accanto a bambini o adulti autistici spesso cercano di riportarli alla realtà utilizzando modi non adeguati come i rimproveri e i richiami, mentre sarebbe molto più utile riuscire a creare una relazione efficace, adoperando la massima dolcezza e delicatezza ad esempio, giocando con loro, senza costrizioni o condizionamenti (gioco libero autogestito)[81].
I disturbi emotivi delle persone autistiche, modificano e alterano, oltre che le loro capacità sensoriali, anche quelle ideative, generando pensieri confusi e disorganizzati (Franciosi),[82] (Sullivan)[83] Se questi disturbi sono gravi, questi bambini o adulti perdono, almeno in parte, la capacità di ordinare in modo coerente i pensieri, le idee e le sensazioni, con conseguente difficoltà, e in alcuni casi impossibilità, di comprendere le parole, i gesti e le situazioni presenti nella vita quotidiana (De Rosa)[84]. Pertanto, agli osservatori, i loro comportamenti appariranno strani, inusuali o deficitari.
Le persone con autismo che hanno potuto descrivere questo loro status mentale, parlano di un mondo interiore confuso e caotico, minaccioso e spaventoso (Grandin)[85]: “Si immagini uno stato di iperattivazione nel quale si è inseguiti da un pericoloso aggressore in un mondo di caos totale”.[86]
Un mondo interiore nel quale si può avere l’angosciosa sensazione di finire in pezzi da un momento all’altro (Frith).[87] Un mondo nel quale vi è difficoltà a capire quale sia la logica che sta dietro le cose e gli avvenimenti (Joliffe, citata da Grandin)[88]. Un mondo del tutto incomprensibile, che impedisce il controllo del pensiero sulle attività che si vogliono svolgere (Williams).[89]
Tutte queste alterazioni psicologiche sono, tra l’altro, facilmente rilevabili nei loro disegni e racconti.
A questo confuso e caotico mondo interiore, essi cercano di porre rimedio utilizzando una serie di difese: come i comportamenti stereotipati, i precisi rituali e i comportamenti routinari (Joliffe, citata da Grandin).[88] In altri casi, per ottenere un minimo di serenità e gioia interiore, queste persone utilizzano dei giochi solitari, come il lavorare con i numeri[90] o l’appassionarsi e focalizzare costantemente l’attenzione su determinate, specifiche tematiche.
Per fortuna queste alterazioni psichiche, soprattutto nei bambini, non sono stabili, tanto che possono migliorare, fino a scomparire, nel momento in cui il loro mondo interiore riacquista un buon grado di serenità (Tribulato 170)[91].
L’attenzione è la capacità di focalizzare il proprio pensiero su un determinato argomento o oggetto e di mantenere questa focalizzazione per il tempo necessario. Buone capacità di attenzione si hanno anche quando si riesce a dividere l’attenzione tra vari oggetti o argomenti, senza confinarla su un unico oggetto o tema.[92] Questa capacità dipende in gran parte dalla corteccia frontale, la quale è in grado di facilitare o bloccare tutte quelle informazioni che riguardano il compito che, per quella determinata persona, è prevalente in quel momento.[93] Inoltre l’attenzione è strettamente legata al fenomeno fisiologico della mente vagante (mind wandering), che consiste nello spostare l’attenzione dall’attività che si sta svolgendo a sensazioni interne, pensieri e preoccupazioni personali. Questo fenomeno caratterizza il 25% - 50% dell’attività della nostra mente durante la veglia.[94] È evidente che ciò comporta il distrarsi dal compito che si sta svolgendo in quel momento. Ciò avviene soprattutto nei periodi di stress e stanchezza e si manifesta maggiormente nelle persone tristi, preoccupate, ansiose o depresse.[95] Pertanto ritroviamo importanti disturbi dell’attenzione nelle persone con sintomi di autismo, le quali spesso non riescono a seguire il pensiero o l’attività del momento, sui quali viene richiamata o vorrebbero porre la loro concentrazione, così come non riescono a seguire il pensiero e il ragionamento degli altri a causa della costante presenza di svariate e coinvolgenti emozioni interne come la paura, l’angoscia e la sofferenza.[96]
Una delle tante caratteristiche attribuite ai bambini con disturbi autistici è la presenza di una scarsa flessibilità nel pensiero e una notevole resistenza ai cambiamenti. Essi avvertono un terrore fobico, quando sono allontanati dal loro ambiente, se viene cambiata la collocazione degli oggetti o l’aspetto delle stanze della loro casa o se la routine giornaliera viene modificata. Caratteristica in questi bambini è la ritualizzazione di alcune abituali attività quotidiane, quali il mangiare, il lavarsi, l’uscire da casa. Attività che essi hanno bisogno si svolgano secondo delle sequenze rigide e immutabili.[97]
Pertanto fanno di tutto affinché le situazioni, gli oggetti e gli orari non cambino e restino come sono. Dice la Grandin: ‹‹Ogni alterazione della routine provoca attacchi di panico, ansia e una risposta di fuga, a meno che alla persona non venga insegnato cosa fare quando qualcosa va storto››.[98]
La causa prima del bisogno d’immutabilità è certamente l’angoscia che pervade la mente delle persone con sintomi di autismo. Angoscia che essi cercano di combattere e controllare continuamente, anche mediante la ricerca dell’immutabilità e dell’ordine. Giacché ogni cambiamento e ogni spostamento degli oggetti o delle normali abitudini accentuano l’instabilità della loro psiche e aggravano le loro ansie e le loro paure, al punto tale da non riuscire più a controllare efficacemente l’acuta sofferenza che essi provano costantemente.[99]
Tuttavia i bambini con disturbi autistici, in altri momenti o subito dopo aver ordinato i loro giocattoli in modo assolutamente perfetto, quando sono lasciati liberi di agire e quindi non sono coartati da regole severe, amano “scatenarsi”, buttando gli stessi giocattoli a terra o in aria, creando in tal modo dei momenti di indescrivibile disordine, a volte alternando momenti di ordine e momenti di disordine. Per questi particolari bambini è molto meglio rispettare e seguire i loro bisogni e le loro necessità emotive del momento, evitando ogni pressione e forzatura in modo tale che essi avvertano l’impegno degli altri a non trascurare le loro necessità e a non accentuare il loro malessere.
I deficit sociali distinguono l'autismo dagli altri disturbi dello sviluppo.[67] Gli individui affetti da autismo presentano difficoltà sociali e spesso non hanno gli stessi comportamenti che molte persone danno per scontati. La famosa attivista con autismo Temple Grandin ha spiegato che la sua incapacità nel comprendere la comunicazione sociale dei neurotipici, o persone con un normale sviluppo neurale, la fa sentire come "un antropologo su Marte".[100]
Lo sviluppo sociale insolito diventa evidente nella prima infanzia. I bambini autistici mostrano meno attenzione agli stimoli sociali, sorridono e osservano gli altri meno spesso e rispondono meno frequentemente al proprio nome. Inoltre essi differiscono più incisivamente riguardo alle norme sociali; per esempio, essi guardano meno gli altri negli occhi e non hanno la possibilità di utilizzare dei semplici movimenti per esprimersi, come ad esempio indicare le cose.[101] I bambini dai tre a cinque anni con autismo hanno meno probabilità di comprendere le dinamiche sociali, di avvicinare gli altri spontaneamente, di imitare e rispondere alle emozioni, di comunicare non verbalmente e alternarsi in una discussione.[102] La maggior parte dei bambini con autismo mostra meno attaccamento sicuro rispetto ai bambini neurotipici, anche se questa differenza non si rileva in coloro che hanno un più alto sviluppo intellettivo o una condizione autistica meno grave.[103] I bambini più grandi e gli adulti con disturbo dello spettro autistico presentano risultati peggiori nei test visivi riguardo al riconoscimento delle emozioni facciali,[104] anche se ciò può essere in parte dovuto ad una minore capacità di definire le proprie emozioni.[105]
I bambini con autismo ad alto funzionamento soffrono di una solitudine più intensa e frequente rispetto ai coetanei non-autistici, nonostante l'erronea credenza comune che i bambini con autismo preferiscano essere soli. Crearsi amicizie e coltivarle si rivela spesso difficoltoso, ma la qualità delle amicizie, e non il numero di amici, influisce maggiormente sulla solitudine. Amicizie funzionali, quali quelle che scaturiscono da inviti alle feste o da attività sociali, possono influire più incisivamente sulla qualità della vita.[106]
Vi sono molti rapporti aneddotici, ma pochi studi sistematici, riguardo ad atteggiamenti aggressivi o violenti da parte di individui autistici; dati limitati indicano che, nei bambini con ritardo mentale, l'autismo può essere correlato con aggressività, danneggiamenti e capricci.[107]
I rapporti dei bambini con sintomi di autismo con le altre persone sono notevolmente difficili. Per spiegare i loro notevoli problemi sociali e relazionali come: sottrarsi al dialogo e allo sguardo degli altri; non accettare ma opporsi alle richieste che sono a loro effettuate; non mostrare una giusta attenzione nei confronti degli altri;[108] non condividere le gioie, gli interessi e gli obiettivi delle persone care; avere desiderio di rimanere soli; non rispondere adeguatamente ai normali sistemi educativi e così via. È stata avanzata l’ipotesi di una loro congenita mancanza di capacità empatiche,[109] forse dovuta a una disfunzione dei neuroni specchio. Tuttavia non è certo che questi sintomi della sfera relazionale e sociale siano il risultato di una semplice disfunzione di questi particolari neuroni,[110] ma piuttosto di un difficile rapporto presente tra loro e i soggetti normali.
Infatti, i soggetti con sintomi di autismo avvertono sistematicamente che le persone con le quali si rapportano spesso non sono in grado di capire il loro mondo interiore, i loro problemi più profondi e veri, i motivi dei loro atteggiamenti oppositivi, le vere cause dei loro insoliti sintomi e le difese che essi mettono in campo per gestire, diminuire o allontanare le emozioni più angoscianti e dolorose delle quali soffrono. Pertanto le persone con le quali comunicano non attuano quei comportamenti e atteggiamenti, da loro desiderati, che possono rendere la relazione efficace e adatta ai loro bisogni.
Scrive De Rosa:
Se io e voi ci trovassimo nella stessa stanza, seduti attorno a un tavolo per un incontro, dopo un po’ mi vedreste alzarmi, ridere, fare piccole corsette qua e là per la stanza e, con una mano stesa tra la mia bocca e il mio orecchio, raccontare storie tra me e me. È solo un modo inoffensivo per gestire le mie emozioni, ma vi assicuro che la maggioranza di voi neurotipici entra in ansia per un comportamento ritenuto insolito, se non addirittura sconveniente.[111]
Poiché essi non si sentono compresi nei loro bisogni e desideri, avvertono sia i bambini che gli adulti che rientrano nella normalità come apportatori di problemi, ansie, sofferenza e dolore.[112] Pertanto, i rapporti che essi hanno nei confronti degli altri esseri umani sono spesso improntati a sfiducia, diffidenza, sospetto, se non a notevole paura,[113] Tanto che non amano e a volte hanno insofferenza verso gli oggetti che li rappresentano: le bambole e i bambolotti[114] e accettano più facilmente le indicazioni che provengono da un registratore piuttosto che quelle dettate dalle persone.[115]
Per quanto riguarda i rapporti con gli altri bambini, essi spesso non amano partecipare ai giochi di questi, tanto che preferiscono restare da soli, poiché, giocare con i coetanei, non è per loro piacevole e divertente; sia per i limiti che loro hanno[116] sia per la difficoltà che avvertono negli altri bambini, nel giocare così come loro desidererebbero.
I rapporti che i soggetti con sintomi di autismo hanno nei confronti degli oggetti sono certamente migliori e più intensi, rispetto a quello che essi hanno verso gli esseri umani con i quali, invece, hanno notevoli difficoltà a instaurare dei legami forti e positivi.[117] Ciò avviene perché gli oggetti accettano, senza criticare, riprendere, punire o protestare, il loro bisogno di ordine, le loro stereotipie, nonché i loro momenti di aggressività e distruttività e tutti gli altri loro sintomi. Inoltre gli oggetti accolgono le loro emozioni positive, così come loro sono in grado di esprimerli. Verso alcuni di questi (oggetti pegno) questi bambini e adulti hanno un attaccamento notevole, tanto da portarli sempre con sé (Brauner A. e Brauner F.)[118]. La Williams, ad esempio, era particolarmente legata a un profumo e a degli oggetti di lana, a causa della calda e positiva esperienza che la donna aveva avuto da bambina con la nonna, la quale, nel tempo, le aveva dimostrato rispetto, affetto e comprensione.[119] Poiché questi “oggetti pegno” li aiutano ad affrontare meglio le ansie, le paure e i momenti di sconforto, dei quali soffrono, dando loro un po’ di gioia e sicurezza, è bene non privarli e non criticarli per l’attaccamento che essi provano verso di loro.
Da circa un terzo alla metà degli individui affetti da autismo, non è in grado di sviluppare un linguaggio sufficientemente naturale in grado di soddisfare le proprie esigenze di comunicazione quotidiana.[120] I deficit di comunicazione possono presentarsi fin dal primo anno di vita e possono includere insorgenza ritardata di lallazione, gesti inusuali, diminuzione della reattività e modelli vocali non sincronizzati. Nel secondo e terzo anno, i bambini con autismo hanno un utilizzo di consonanti, di parole, di combinazioni di parole e di lallazione, meno frequente e meno diversificata; i loro gesti sono meno frequentemente integrati con le parole. I bambini autistici sono meno inclini a fare richieste o a condividere esperienze e sono più propensi a ripetere semplicemente le parole degli altri (ecolalia)[121][122] o ricorrere all’inversione dei pronomi.[123] Vi possono essere dei problemi nel sostenere un discorso funzionale e il deficit di attenzione sembra essere comune nei bambini con autismo:[124] ad esempio, essi possono guardare la mano che punta al posto dell'oggetto puntato.[101][122] Inoltre, possono presentarsi difficoltà con il gioco fantasioso e nella simbolizzazione linguistica.[121][122]
In alcuni studi, bambini con autismo ad alto funzionamento di età compresa tra gli 8 e i 15 anni, hanno eseguito come e meglio degli adulti controlli della lingua di base che coinvolgevano il vocabolario e l'ortografia, sia in abbinato che individualmente. Tuttavia si è visto che gli individui autistici avevano ottenuto risultati peggiori nei compiti linguistici complessi, come il linguaggio figurativo, la comprensione e l'inferenza. Questi studi hanno quindi suggerito che le persone che comunicano con individui autistici sono più propensi a sopravvalutare quello che il proprio interlocutore recepisce.[42]
Gli individui con autismo mostrano molte forme di comportamento ripetitivo o limitato, categorizzati come segue secondo la Repetitive Behavior Scale-Revised (RBS-R):[125]
Nessun singolo comportamento ripetitivo o autolesionistico sembra, tuttavia, essere specifico per l'autismo, ma l'autismo sembra avere un'elevata insorgenza e gravità di questi comportamenti.[126]
I disturbi del sonno, spesso presenti nei bambini con sintomi di autismo, rendono notevolmente difficile la vita dei genitori che sono svegliati durante la notte dalle grida, dai lamenti o dai bisogni di rassicurazione dei loro figli. L’insonnia, della qual essi possono soffrire, può essere calma o agitata. Nell’insonnia calma il bambino resta con gli occhi sbarrati ma non piange o grida, in quella agitata il bambino grida, mugugna o urla, in preda alle paure o all’angoscia, senza riuscire a calmarsi, così da potersi abbandonare al sonno (De Ajuriaguerra e Marcelli).[127]
Il sonno è anche turbato dai sogni ansiosi, dagli incubi e dai terrori notturni, durante i quali il bambino si sveglia, con gli occhi stravolti, urlando, angosciato per qualcosa che vede o sente, senza riconoscere chi gli sta attorno (De Ajuriaguerra e Marcelli).[128]. Racconta la Williams:
“Il Terrore mi invase, Carponi sul pavimento, piangevo come un bambino. Sentivo il freddo e la durezza delle piastrelle e fissavo le mie mani allungate verso di esse. Sentivo di non riuscire a respirare. Provai la paura dell’ignoto che si annidava da qualche parte della stanza. Gemetti, terrorizzata, smarrita e indifesa. Mi rannicchiai, tremando di paura e mi dondolai come un bambino”.[129]
In questa situazione sono possibili anche delle allucinazioni visive e uditive (Williams).[130]
Poiché i disturbi del sonno sono causati da una psiche notevolmente disturbata, gli sforzi dei genitori e degli educatori nel far vivere al figlio durante il giorno momenti sereni e gioiosi, evitandogli nel contempo ogni occasione di ansia e stress, migliorano nettamente le notti del bambino.
All'interno dell'Unione Europea viene utilizzata la melatonina come trattamento dell'insonnia nei bambini affetti da autismo dai 2-18 anni.[131]
La gravità e la sintomatologia dell'autismo variano molto da individuo a individuo e tendono nella maggior parte dei casi a migliorare con l'età, in particolare se il ritardo mentale è lieve o assente, se è presente il linguaggio verbale, e se un trattamento terapeutico valido viene intrapreso in età precoce.
L'autismo può essere associato ad altri disturbi, ma è bene sottolineare che esistono gradi di autismo differenti tra loro. Alcune persone con autismo possiedono per esempio una straordinaria capacità di calcolo matematico, sensibilità musicale, eccezionale memoria audio-visiva o altri talenti in misura del tutto fuori dell'ordinario, come ad esempio la capacità di realizzare ritratti o paesaggi molto fedeli su tela senza possedere nozioni tecniche di disegno o pittura.
Normalmente i sintomi, che solo ad un primo impatto possono sembrare simili alle caratteristiche dell'introversione, in realtà si manifestano come un vero e proprio ritiro autistico (nel senso di comportamenti notevolmente anomali e non sempre comprensibili, a causa dei quali la persona si trova esposta a un alto rischio di isolamento sociale), dovuto a gravi alterazioni nelle aree funzionali descritte qui di seguito:
Per Vivanti G. ‹‹Molti bambini con autismo, una percentuale che varia tra il 20% e il 50%, non acquisiscono alcun tipo di linguaggio verbale. Un altro 25 % acquisisce alcune parole tra i 12 ed i 18 mesi e poi va incontro a una regressione associata alla perdita del linguaggio verbale››[132]. I soggetti che sono in grado di utilizzare il linguaggio si esprimono in molte occasioni in modo bizzarro; spesso ripetono parole, suoni o frasi sentite pronunciare (ecolalia). L'ecolalia può essere immediata (ripetizione di parole o frasi subito dopo l'ascolto),[133] oppure ecolalia differita (ripetizione a distanza di tempo di frasi o parole sentite in precedenza).[134]
Accanto alle ecolalie sono spesso presenti le stereotipie verbali (il bambino ripete parole o frasi non collegate alla situazione e ai vissuti del momento). Alcuni bambini con autismo inventano nuove parole (neolinguaggio)[135] Vi può essere anche un disturbo nella melodia del linguaggio che può apparire cantilenante o eccessivamente manierato. Anche se le capacità imitative sono integre, queste persone spesso hanno notevoli difficoltà a impiegare i nuovi apprendimenti in modo costruttivo a situazioni diverse da quelle che li hanno generati in prima istanza. Pertanto:
: ‹‹Comunicare con una persona con Disturbo Autistico può essere difficile o impossibile per motivi diversi e apparentemente opposti. Ai due estremi del continuum ci sono da un lato soggetti che non hanno mai acquisito il linguaggio e non rispondono e non danno inizio ad alcuno scambio comunicativo, dall'altro soggetti che avviano continuamente conversazioni utilizzando un vocabolario ricco e formalmente appropriato, ma che non sono in grado di adeguare in modo flessibile la comunicazione al contesto interattivo, di mantenere la reciprocità e l'alternanza di turni nello scambio comunicativo e di interpretare correttamente tutti gli scambi comunicativi espressi dall'interlocutore››.[136]
Bisogna tener presente che la comunicazione sia verbale sia non verbale si sviluppa correttamente quando sono presenti alcune precise condizioni: desiderio e piacere di scambio con l'altro e attenzione al mondo esterno; sufficiente serenità interiore; normali capacità sensoriali; età adeguata. Nel bambino autistico purtroppo mancano alcune e a volte tutte queste condizioni. Non avendo alcuna fiducia nei confronti del mondo esterno questi bambini non hanno desiderio di comunicare, ma avvertono soprattutto il bisogno di difendersi dagli altri. Essendo il loro mondo interiore notevolmente disturbato dalle ansie, dalle paure, dalla notevole inquietudine, non vi è quel minimo di serenità interiore che può permettere loro di ascoltare, ed elaborare correttamente i suoni e i pensieri. Inoltre, nonostante i bambini con disturbo autistico sentano perfettamente, la reazione ad alcuni suoni produce in loro allarme. Pertanto cercano di difendersi da questa situazione frustrante estraniandosi per quanto possibile dal mondo esterno. Tuttavia quando il bambino riesce ad acquisire una migliore serenità interiore e una maggiore fiducia negli altri e in sé stesso, migliora nettamente sia la comunicazione verbale, sia quella gestuale, quando questo miglioramento avviene prima dei cinque – sei anni, età nelle quali i centri per il linguaggio sono ancora ben attivi. Purtroppo quando il bambino supera questa età le maggiori acquisizioni sono soprattutto sul piano della comunicazione gestuale.
Gli autistici mostrano un'apparente carenza di interesse e di reciprocità relazionale con gli altri; tendenza all'isolamento e alla chiusura sociale; apparente indifferenza emotiva agli stimoli o, al contrario, ipereccitabilità agli stessi; difficoltà a instaurare un contatto visivo diretto: il bambino con autismo che intorno ai due anni di età continui a evitare lo sguardo degli altri mostra, secondo diversi studi, una maggiore disabilità sociale in futuro.[137]
Gli autistici hanno difficoltà nel cominciare una conversazione o a rispettarne i "turni", oltre a difficoltà a rispondere alle domande e a partecipare alla vita o ai giochi di gruppo. Non è infrequente che bambini affetti da autismo vengano inizialmente sottoposti a controlli per verificare una sospetta sordità, dal momento che non mostrano apparenti reazioni (proprio come se avessero problemi uditivi) quando vengono chiamati per nome.
Quando l’autismo non è eccessivamente grave, i sentimenti affettivi verso chi comprende, aiuta e riesce a ben relazionarsi con bambini, adolescenti e adulti con sintomi di autismo non sono affatto l’eccezione. Queste persone sono capaci di voler bene e legarsi, manifestando chiari segni di amicizia, verso chi ha cura di loro e riesce a rispettare i loro bisogni, le loro difficoltà e i loro problemi (Tribulato)[138] Allo stesso modo gli adolescenti e adulti, con sintomi non gravi di autismo, sono in grado di provare anche intensi sentimenti amorosi verso l’altro sesso (De Rosa,[139] Morello[140]). Così come hanno pensieri e desideri sessuali, tanto da praticare la masturbazione.
Nonostante ciò, non possiamo negare le difficoltà che essi provano quando vorrebbero instaurare, e poi mantenere, una relazione affettiva, amorosa e sessuale, che sia anche duratura, piacevole e gratificante. Queste difficoltà sono presenti sia quando i loro interessi si rivolgano ai soggetti che rientrano nella norma, sia quando cercano di instaurare una relazione amorosa con adolescenti e adulti che presentano sintomi di autismo. E ciò provoca in loro delusione e frustrazione (Williams,[141] Morello[142]).
Queste difficoltà sono dovute alla complessità presente in ogni relazione amorosa stabile e duratura. In questo tipo di relazioni le capacità comunicative, il benessere psicologico ed emotivo, le capacità di dialogo e accoglienza, la corretta gestione dei contatti fisici, le capacità di armonizzare i propri bisogni con quelli dell’altro sono indispensabili. E ciò, se è arduo per i soggetti che rientrano nella normalità, lo è molto di più per gli adolescenti e gli adulti con autismo a causa delle difficoltà che essi presentano, sia nell’ambito relazionale e comunicativo, sia a causa della presenza di disturbi emotivi: angosce, paure e insicurezze (Williams[143]). Prima di aiutarli a intraprendere dei legami affettivi è quindi necessario impegnarsi nel diminuire, e se possibile risolvere, i loro gravi problemi psicologici, per far sì che queste esperienze, di fondamentale importanza per ogni essere umano, siano non solo possibili ma anche piacevoli e gratificanti.
Se l’aggressività nasce frequentemente come risposta alla sofferenza subita, non vi è da meravigliarsi che comportamenti aggressivi siano presenti nel bambino o nel giovane con autismo, che si trova immerso in uno stato di disregolazione emotiva (Franciosi),[144] con continuo stato di ansia e paura nei confronti di un mondo che essi avvertono ostile e minaccioso verso di loro. E poiché nelle reazioni aggressive è importante l’elemento soggettivo, per cui la reazione dipende dalle caratteristiche di personalità del soggetto e dai suoi vissuti del momento, questi comportamenti reattivi possono essere presenti anche senza una chiara e immediata provocazione.(Bonino)[145]
Tuttavia non sempre i sentimenti aggressivi sono manifestati. Nei soggetti più gravi, questi sono come congelati e sterilizzati, per evitare lo scatenarsi di reazioni distruttive da parte del mondo circostante.[146] Pertanto è più facile che i comportamenti aggressivi siano presenti nei casi di autismo lieve o nelle fasi di miglioramento di questa patologia.[147]
In genere le manifestazioni aggressive sono rivolte agli oggetti che vengono sbattuti a terra o sui muri, strappati o distrutti oppure verso le persone che, con il loro comportamento, non rispettano i loro bisogni di serenità, tranquillità e la loro paura nell’essere avvicinati o toccati.[148]
Uno dei sintomi che più sconcerta e sconvolge i familiari e gli operatori che hanno in cura qualche bambino o giovane con autismo, è l’autolesionismo. È certamente traumatico assistere il proprio figlio o alunno che si fa del male: battendo la testa sul muro o su qualche mobile, che si morde le braccia o la lingua, che si schiaffeggia o si graffia e ferisce con le unghie o con qualche oggetto tagliente o appuntito.
Le cause dell’autolesionismo possono essere diverse, e possono coesistere nello stesso soggetto.
Se a volte questi comportamenti nascono dalla paura di rivolgere l’aggressività verso l’esterno, così da non subire le conseguenze distruttive dei loro pensieri o comportamenti verso gli altri,[149] in altri casi può anche essere un mezzo per mettere in crisi chi, mediante comportamenti non confacenti con i loro bisogni e il loro sentire, ha provocato la loro ansia e le loro paure.[150]
L’autoaggressività può, inoltre, manifestarsi come senso di colpa per avere fatto, detto o pensato qualcosa che non doveva essere detto, pensato, o fatto, nei confronti di una persona che si era mostrata buona e gentile.[151] Oppure può semplicemente essere un modo per avvertire qualcosa, nel vuoto della condizione di autismo: il proprio corpo, le proprie emozioni, sé stessi, utilizzando una dolorosa sensazione.[152]
Infine l’autoaggressività può essere un gesto estremo e disperato, quando questi soggetti notano che chi li circonda non ha alcuna cura e attenzione verso la loro sofferenza, le loro paure, i loro bisogni.
Per fortuna quando i genitori e gli operatori rispettano i loro bisogni di non ingerenza e la loro continua ricerca di momenti di tranquillità e pace, sia l’etero aggressività che l’autoaggressività diminuiscono fino a cessare del tutto. Così come diminuiscono e cessano nel momento in cui i genitori e gli operatori accettano che i sentimenti aggressivi si possano sfogare sugli oggetti o mediante dei giochi non lesivi effettuati con gli adulti.[153]
Di solito un limitato repertorio di comportamenti viene ripetuto in modo ossessivo; si possono osservare posture e sequenze di movimenti stereotipati (per es. torcersi o mordersi le mani, sventolarle in aria, dondolarsi, compiere complessi movimenti del capo, ecc.) detti appunto stereotipie. Queste persone possono manifestare eccessivo interesse per oggetti o parti di essi, in particolare se hanno forme tondeggianti o possono ruotare (palle ovali, biglie, trottole, eliche, ecc.). Talvolta la persona affetta da autismo tende ad astrarsi dalla realtà per isolarsi in una sorta di "mondo virtuale", in cui si sente di vivere a tutti gli effetti (dialogando talora con personaggi inventati). Pur mantenendo in molti casi la consapevolezza del proprio fantasticare, è con fatica e solo con delle sollecitazioni esterne (suoni improvvisi, richiami di altre persone) che riesce a essere in varia misura partecipe nella vita di gruppo.
In alcuni soggetti, si riscontra una marcata resistenza al cambiamento, che per alcuni può assumere le caratteristiche di un vero e proprio terrore fobico. Questo può accadere se viene allontanato dal proprio ambiente (camera, studio, giardino, ecc.), o se nell'ambiente in cui vive si cambia inavvertitamente la collocazione di oggetti, del mobilio o comunque l'aspetto della stanza.
Lo stesso può verificarsi se si lasciano in disordine oggetti (sedie spostate, finestre aperte, giornali in disordine): la reazione spontanea della persona con autismo sarà quella di riportare immediatamente le cose al loro ordine o, se impossibilitato a farlo, manifestare comunque inquietudine. La persona può allora esplodere in crisi di pianto o di riso, o anche diventare autolesionista e aggressiva verso gli altri o verso gli oggetti. Altri soggetti, al contrario, mostrano un'eccessiva passività, aprassia motoria e ipotonia[154], che sembra renderli impermeabili a qualsiasi stimolo.
Il soggetto manifesta un forte desiderio di ripetitività (Kanner), esternato mediante stereotipie verbali e nei movimenti ed accompagnato da una forte ansia. Ad esempio, il paziente può sentire la necessità di compiere un rito d'inizio/fine ogni qualvolta deve andare dal medico. Spesso, impedirgli di soddisfare tale bisogno, può scatenare scatti di ira e aggressione.
Nei soggetti con sintomi di autismo sono molto frequenti i disturbi sensoriali. Questi, a volte si presentano con una maggiore sensibilità agli stimoli provenienti dal mondo esterno, ma anche dal proprio corpo (iper-risposta sensoriale) mentre, in altri casi, in altri momenti o per altre sensazioni, possono manifestarsi con una minore risposta sensoriale (ipo-risposta sensoriale). Molto comuni sono anche le alterate interpretazioni che provengono dai sensi. In questi casi anche uno stimolo banale può essere interpretato come qualcosa di aggressivo o lesivo per il soggetto, con conseguenti reazioni di paura, ansia, se non proprio con crisi di panico. Pertanto, come dice Franciosi,[155] si può avere, a volte una ricerca eccessiva e abnorme di particolari stimoli o al contrario un chiaro rifiuto, e quindi un allontanamento da specifiche esperienze sensoriali.
Le conseguenze di queste alterate percezioni si riflettono sui comportamenti di questi soggetti: ad esempio, sulla possibilità di relazionarsi e socializzare con gli altri coetanei ma anche, come dice De Rosa[156] e Notbohm[157] sulle loro capacità di apprendimento.
Queste alterazioni sensoriali, causate dal grave disturbo psicologico presente in questi soggetti, tendono a peggiorare il loro mondo interiore, già notevolmente disturbato, rendendoli ancora più ansiosi, instabili, irritabili e confusi.
Per quanto riguarda l’udito, le persone con sintomi di autismo, a causa della loro irritabilità, fragilità, immaturità e alterata realtà interiore, manifestano, con maggiore frequenza e con più coinvolgimento emotivo, paure e fobie, con conseguenti crisi nervose o fughe, a causa di numerosi tipi di suoni: dei rumori forti, delle sirene delle autoambulanze, della musica ad alto volume, dei botti, delle grida e del vocio presenti nelle feste o nelle classi, dell’eco che si crea nelle palestre e nei bagni delle scuole, e così via (Grandin[158] e Morello[159]). È importante il significato che assume nella loro mente un determinato suono o rumore. Pertanto lo stesso rumore può essere avvertito come piacevole da un soggetto con autismo, mentre può terrorizzarne un altro (Grandin).[160]
In altri casi e in altri bambini (Williams),[119] è come se fosse presente una condizione di sordità, giacché non rispondono in alcun modo e sono assolutamente indifferenti a suoni anche forti e persistenti, quando sono immersi ed estraniati nel loro mondo magico, tanto da escludere il mondo fuori di loro. Gli stessi bambini possono invece agitarsi e inquietarsi per un suono leggero e delicato.
Ciò fa pensare che non vi sia una specifica alterazione anatomica dei recettori che amplifica o riduce i suoni uditi, ma che sia fondamentale il modo con il quale queste persone, in una certa situazione psichica, vivono, interpretano e avvertono determinati suoni o rumori.
Anche le percezioni visive possono creare paure, ansia e comportamenti esplosivi in questi soggetti.
Ad esempio, le luci fluorescenti, le superfici riflettenti, gli oggetti che si spostano rapidamente o a velocità irregolare, il lampeggiare delle sirene (Notbohm),[161] le cose che si muovono continuamente, come gli occhi (Grandin)[162]. Inoltre i soggetti con disturbi autistici possono avere difficoltà a vedere l’oggetto nella sua interezza (Frith)[163] tanto che alcuni di loro, per riconoscere l’oggetto, lo passano davanti agli occhi, come su uno scanner. Inoltre, provando sospetto e ansia nei rapportarsi con gli esseri umani, ricordano poco le facce delle persone che incontrano mentre rammentano perfettamente animali, oggetti o panorami per loro piacevoli e interessanti (Morello).[164]
Anche per quanto riguarda l’olfatto e il gusto vi sono delle alterazioni sensoriali che accentuano la loro sofferenza e modificano o alterano i loro comportamenti. Ad esempio, il piacere di odorare le persone (Grandin),[165] l’essere attirati dai cattivi odori e il respingere i profumi (Brauner A e Brauner F.),[166] l’essere attirati da odori che si riferiscono a un ambiente sicuro come la propria casa, o a persone da esse apprezzate e amate (Williams).[167] La variabilità e la particolarità con la quale questi disturbi si presentano, con inusuali preferenze ed esclusioni, rimanda a una realtà psicologica interiore particolarmente turbata e disturbata.
Anche per quanto riguarda il gusto, pur essendo, in genere, i soggetti con sintomi di autismo molto selettivi e schizzinosi, per cui non amano assaggiare cibi croccanti, gelatinosi, troppo caldi, troppo freddi, essi, come tanti bambini piccoli o psicologicamente disturbati, tendono ad associare gli alimenti preferiti a persone, animali e situazioni gradevoli e piacevoli, mentre, al contrario, rifiutano cibi che associano a persone, animali e situazioni spiacevoli o sgradevoli (Williams).[168]
Il tatto è collegato alle sensazioni molto intime e primitive presenti in molti animali. Questi bambini, affettivamente e psicologicamente molto immaturi e disturbati, vivono queste sensazioni in modi particolari, per cui spesso hanno paura di essere toccati e abbracciati non solo dagli estranei ma anche dai genitori (Williams[169] e De Rosa[170]]) tanto da reagire con aggressività verso chi non rispetta i loro bisogni e le loro paure. Tuttavia questi soggetti, se odiano alcuni tipi di contatti, ne possono amare altri, strani e inusuali, come il toccare le tende, i mobili e altri oggetti particolari, come la stringitrice per la Grandin.[171] Tuttavia anche in questo ambito non vi sono delle caratteristiche costanti, per cui altri bambini con diagnosi di autismo desiderano e amano essere toccati dai loro genitori (De Rosa) [172] e anche dagli estranei.
Anche per le sensazioni dolorifiche vi possono essere notevoli differenze, per cui alcuni bambini con disturbi autistici non sopportano e gridano per un piccolo graffio, mentre altri, o gli stessi, in altri momenti e in altre occasioni, possono non far caso a sensazioni dolorifiche molto intense (anestesia sensoriale), sia quando il dolore è provocato da loro stessi (autolesionismo), sia quando è causato da altri (Williams).[173]
In definitiva tutti gli apporti sensoriali sono avvertiti da questi soggetti in base alla loro età, alle loro specifiche caratteristiche psicologiche, alle loro esperienze e ai loro vissuti interiori del momento.
Gli individui autistici possono presentare alcuni sintomi che sono indipendenti dalla diagnosi, ma che possono influenzare la loro vita o la loro sfera famigliare.[71] Si stima che da circa lo 0,5% al 10% delle persone con autismo manifestano abilità inusuali, che vanno dalle grandi capacità in attività specifiche, come una straordinaria capacità di memorizzazione di dettagli irrilevanti, allo sviluppo di condizioni note come "sindrome del savant".[174] Molte persone con il disturbo dello spettro autistico mostrano abilità superiori alla popolazione generale, nella percezione e nell'attenzione.[175] Anomalie sensoriali si riscontrano in oltre il 90% dei casi,[176] anche se non vi è alcuna prova che i sintomi sensoriali differenzino l'autismo dagli altri disturbi dello sviluppo.[177][178] Si stima che circa dal 60% all'80% delle persone con autismo abbiano segni motori che includono scarso tono muscolare, aprassia e deambulazione prevalente sulle punte.[176] I deficit nella coordinazione motoria sono molto diffusi negli individui con autismo.[179]
In circa i tre quarti dei bambini con autismo, si riscontra un insolito comportamento alimentare. La selettività è il problema più comune, anche un'alimentazione rituale e il rifiuto del cibo si possono verificare;[180] Tuttavia, ciò non sembra causare episodi di malnutrizione. Anche se alcuni bambini con autismo presentano sintomi gastrointestinali, vi è una mancanza di dati rigorosi pubblicati a sostegno che ciò si verifichi maggiormente rispetto alla media dei coetanei.[181][182]
I genitori dei bambini autistici sono colpiti da livelli più elevati di stress.[101] I fratelli di bambini con disturbo dello spettro autistico presentano generalmente un rapporto di maggiore ammirazione e di minor conflittualità con il fratello, in modo simile a quello che avviene con i fratelli di bambini con sindrome di Down. Tuttavia, si è osservato che i primi avevano livelli più bassi di vicinanza e di intimità rispetto ai fratelli di bambini con sindrome di Down.[183]
Si possono anche manifestare nell'autismo:
Molti pregiudizi accompagnano la sindrome dell'autismo. Uno dei più diffusi è quello che vorrebbe che questi bambini non provassero o provassero solo in modo modesto le emozioni. Ciò non è assolutamente vero, in quanto in queste patologie ritroviamo invece alti livelli di ansia, numerose angoscianti paure, unite spesso a manifestazioni di rabbia e collera. La presenza di un mondo interiore emotivamente molto disturbato si rende evidente già dai racconti e dai disegni che, a volte, questi bambini riescono a costruire. Racconti e disegni nei quali predominano temi angoscianti, cruenti, raccapriccianti o coprolalici.[187] La professoressa Temple Grandin, una donna con autismo ad alto funzionamento, nel suo racconto-saggio “Pensare in immagini” così descrive le sue emozioni: “Alcuni ritengono che le persone con autismo non abbiano emozioni. Io ne ho eccome, ma sono più simili alle emozioni di un bambino che a quelle di un adulto”.[188]
Per quanto riguarda l'ansia, questa emozione, nelle forme lievi di autismo, si esprime soprattutto con sintomi come la labilità dell'attenzione, l'iperattività, l'ipercinesia, la notevole reattività anche alle piccole frustrazioni. In queste forme, quando il bambino desidera fare amicizia con i coetanei, l'ansia e l'eccitamento interiore inficiano gravemente le sue capacità relazionali, per cui, nei rapporti con i pari, poiché il bambino non ha la serenità necessaria per ascoltare l'altro, accettandone i bisogni e i desideri, è spesso respinto e rifiutato. Nelle gravi forme di autismo, nonostante l'ansia sia mascherata da sintomi più gravi come le stereotipie, l'apparente apatia e indifferenza, la si può evidenziare facilmente nelle imprevedibili, improvvise e frequenti, oscillazioni dell'umore e nelle crisi acute di angoscia, provocate da minime frustrazioni. Inoltre, in molti casi, questa penosa emozione riesce a sconvolgere l'organizzazione strutturale del pensiero con alterazioni del linguaggio che può diventare slegato e incoerente.
Quando il bambino è messo di fronte ad alcune particolari situazioni, oggetti e stimoli tattili, visivi o uditivi, o quando deve affrontare minimi cambiamenti del mondo che lo circonda, le paure possono manifestarsi anche in modo drammatico, con urla e atteggiamenti scomposti.[189] Temple Grandin così descrive le sue paure: “I problemi di una persona come questa sono ulteriormente complicati da un sistema nervoso che è spesso in uno stato di maggiore paura e panico”.[190] “Poiché la paura era la mia emozione principale, essa si riversava in tutti gli eventi che avessero un qualche significato emozionale”. “Fin dalla pubertà avevo vissuto paure e ansie costanti, accompagnate da forte attacco di panico, che si presentavano a intervalli variabili, da poche settimane a diversi mesi. La mia vita si basava sul fatto di evitare le situazioni che potevano scatenare un attacco di panico”.[191] ” Con la pubertà la paura divenne la mia principale emozione”.[192]
Frequenti sono, in questi bambini, gli scoppi di rabbia con conseguente collera, che si rendono evidenti mediante le manifestazioni aggressive verso gli oggetti, le altre persone ma anche verso sé stessi. Ciò avviene soprattutto quando il bambino avverte che il mondo fuori di lui manifesta scarso rispetto nei confronti delle sue paure, delle sue ansie o dei suoi bisogni più veri e profondi, Per fortuna, quando l'ambiente che lo circonda diventa pienamente e totalmente rispettoso dei suoi bisogni e desideri, ad esempio quando attua costantemente la tecnica del gioco libero autogestito, insieme alla diminuzione della sofferenza e del turbamento interiore, rabbia e collera regrediscono, mentre contemporaneamente sfumano anche tutti gli altri sintomi.[193]
Non sempre è possibile evidenziare queste due emozioni in quanto a volte, e in alcuni bambini, si presentano in modo eccessivo e abnorme, mentre in altri soggetti o in altri momenti non sempre sono evidenti, in quanto mascherate da espressioni mimiche non congruenti.[194] Pertanto un'espressione facciale sempre uguale o atteggiamenti con manifestazioni di riso eccessivo e sboccato, possono nascondere una grande tristezza e angoscia o, al contrario momenti di vera serenità e gioia. Nonostante ciò quando gli adulti, siano essi genitori, insegnanti od operatori, riescono a mettersi in ascolto delle emozioni più profonde del bambino, senza essere distratti dai suoi comportamenti e dalle manifestazioni emotive più superficiali o estreme, non è poi così difficile cogliere le sue vere emozioni così da comportarsi conseguentemente.
Il mondo interiore dei bambini affetti da autismo è non solo notevolmente disturbato dall'ansia, dalla tristezza, dalle fobie e dalle paure e dall'abnorme stato di eccitamento, ma è anche alterato a causa della notevole sfiducia e diffidenza verso il mondo che li circonda.[195] Questo è avvertito frequentemente come cattivo, infido, incoerente e apportatore di continue angosciose frustrazioni. Pertanto i bambini affetti da autismo si ritrovano spesso soli in un ambiente nel quale non si sentono capiti e accettati e ciò li conduce sempre più alla chiusura.
Da quanto detto è facile capire che buona parte dei sintomi presenti nella sindrome autistica possono essere ricondotte a delle difese, spesso di tipo arcaico e quindi poco funzionali,[196] che questi bambini mettono in atto per evitare, alleviare o superare la loro sofferenza, causata da intense emozioni negative come l'ansia, la paura, la depressione e la notevole sfiducia verso gli altri e sé stessi.
Questi bambini, ad esempio, cercano in tutti i modi di evitare, mediante la chiusura, le persone, i luoghi, gli oggetti e le situazioni nelle quali si trovano a disagio o che possono accentuare il loro malessere. Poiché ogni cambiamento accentua le loro ansie e le loro paure hanno avversione per ogni nuova esperienza, sia che si tratti di un nuovo cibo, sia che si tratti di un diverso oggetto, luogo o orario. Per diminuire la loro tristezza a volte ricorrono al riso nervoso, poiché ridendo, la loro tristezza e ansia diminuiscono, mentre, contemporaneamente, questa espressione mimica non solo non offende e non fa del male a nessuno, ma è frequentemente accettata dagli altri, in quanto viene scambiata per una manifestazione di gioia.
Un'altra modalità per diminuire l'ansia e il malessere interiore è quella di attuare dei comportamenti ripetitivi, come sono le stereotipie. Anche l'autolesionismo, così come avviene in pazienti borderline, può essere utilizzato per diminuire la confusione e ridurre la tensione interiore, in quanto il dolore che viene a essere provocato serve a distrarli per qualche momento dai vissuti angoscianti, permettendogli contemporaneamente di essere più presenti.[197] Questi bambini cercano inoltre di liberarsi della tanta aggressività covata dentro, causata dalla tanta sofferenza provata, distruggendo gli oggetti, picchiando gli altri.
Disturbo autistico è il termine tecnico con cui ci si riferisce all'autismo nel DSM IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders- Fourth Edition, manuale diagnostico e statistico dei disturbi psichiatrici dell'American Psychiatric Association). Il disturbo fa parte di una categoria più generale, i disordini generalizzati dello sviluppo (o disordini pervasivi dello sviluppo), e viene diagnosticato in base alla presenza di un certo numero di indicatori comportamentali presenti in specifiche aree dello sviluppo (si veda sotto).
Costituiscono fattori di rischio, oltre a possibili anomalie genetiche e metaboliche, pregressi episodi familiari di autismo o di altri disordini pervasivi dello sviluppo[198]. Altro fattore di rischio è la nascita pretermine del bambino[199], in particolare se alla nascita vi è un peso notevolmente sotto la media.[200]
Altro ipotetico fattore di rischio come possibile causa di sviluppo dell'autismo sarebbe la carenza di vitamina D durante la gravidanza.[201][202][203][204]
L'autismo si trova a volte associato ad altri disturbi che alterano in qualche modo la normale funzionalità del sistema nervoso centrale: disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), epilessia, sclerosi tuberosa, sindrome di Rett, sindrome di Down, sindrome di Landau-Kleffner, fenilchetonuria, sindrome dell'X fragile, rosolia congenita. Disordini geneticamente riconducibili a un'alterazione dei normali meccanismi fisiologici espressi dal gene FMR-1[205][206]
Data l'alta variabilità individuale, non esiste un unico intervento specifico che sia valido per tutti allo stesso modo.[207] Inoltre, raramente è possibile ottenere la remissione totale dei sintomi. Per questo, sono molti e diversi i trattamenti rivolti all'autismo. Le "Linee guida di intervento sull'autismo" pubblicate dal National Research Council[208] affermano:
Per contro, la continuità e la qualità del percorso terapeutico sono garantite attraverso:
Si raccomanda un intervento precoce e intensivo, che tenga conto della necessità di intervenire sul disturbo dell'intenzionalità del bambino. È importante quindi lavorare precocemente non nel senso dell'addestramento comportamentale, ma proprio dello sviluppo dell'intenzionalità motoria e comunicativa autonoma[209].
Le persone con un importante disturbo della comunicazione, come nel DSA, nei disturbi con gravi difficoltà recettive e anche nella disprassia verbale, possono anche beneficiare, come suggerisce Rapin, di supporti cognitivi quali le tavole di comunicazione, del linguaggio dei segni, dell'apprendimento del linguaggio usando il computer[210], della lettura di materiale didattico illustrato predisposto e di altri strumenti comunicativi.
Tali supporti devono essere forniti precocemente, al fine di:
L'impiego mirato dei farmaci è volto alla riduzione o all'estinzione di alcuni comportamenti problematici, o di disturbi clinici associati come l'epilessia e i deficit di attenzione[212], col fine di evitare ulteriori aggravamenti clinici o per migliorare la qualità della vita.
Secondo una ricerca[213], affermata anche dal Journal of Autism and Developmental Disorders, ha affermato l’utilità della terapia. Terapia che, attraverso l’acqua, accende diversi stimoli che spingono il soggetto ad una relazione significativa. Infatti, questa terapia è multisistemica perché interviene su diversi sistemi funzionali del bambino (sistema relazionale, cognitivo, comportamentale, emotivo, senso-motorio e motivazionale).
In gennaio 2012 è stata presentata dall'Istituto Superiore di Sanità anche la versione della Linea guida n.21 in una sintetica versione destinata al grande pubblico[214].
Per contrastare e diminuire l'impatto che le emozioni negative hanno sull'animo di questi bambini, il principale obiettivo dovrebbe essere quello di riuscire a migliorare il loro mondo interiore, diminuendo il malessere che lo sconvolge. Compito degli adulti, siano essi genitori, terapeuti o educatori, sarà allora quello di portare serenità al posto dell'ansia, sarà quello di dare quella gioia che possa sconfiggere la tristezza, di offrire sicurezza al posto dell'insicurezza, di far nascere la fiducia al posto della sfiducia.
Per attuare tutto ciò:
In numerosi paesi, psicologi e psicoterapeuti (prevalentemente a orientamento cognitivo, ma anche sistemico o psicodinamico) sono coinvolti nell'intervento clinico nelle situazioni di autismo, così come di altri tipi di disturbi dello sviluppo: non tanto nel senso del vecchio tipo di intervento psicoanalitico diretto solo al bambino, ma anche e soprattutto nelle forme di sostegno psicoeducativo per il bambino, dell'aiuto alla famiglia per sostenerla e diminuirne possibili aspetti disfunzionali, nella valutazione clinica del disturbo e dei suoi correlati funzionali, oltre che nel lavoro di collaborazione con educatori, riabilitatori e insegnanti per accompagnare utilmente bambino e famiglia nella riabilitazione cognitiva e comunicativa, nel supporto psicopedagogico, nell'intervento clinico sui problemi del comportamento, e nel sostegno ai processi di sviluppo psicoaffettivo, integrando una serie di interventi multidimensionali in quella che è una situazione clinica complessa.[219][220]
Tra le tipologie di intervento psicologico più diffuse e potenzialmente efficaci[senza fonte] nella gestione clinica del disturbo e nella riduzione delle sue conseguenze funzionali, vi sono le logiche Applied behavior analysis (ABA) (tra cui si ricorda l'Early Intensive Behavioural Intervention (EIBI), ideato dal professor Ole Ivar Lovaas della UCLA), il metodo TEACCH, e gli approcci cosiddetti "Eclettici". Recenti review hanno evidenziato tassi complessivi di efficacia piuttosto simili tra i vari approcci; in ogni caso, le tipologie di intervento clinico maggiormente utili sono solitamente di tipo intensivo, dovrebbero essere avviate il più precocemente possibile, e necessitano di essere proseguite per periodi di tempo piuttosto prolungati[221][222][223][224].
Molti bambini con disturbo autistico hanno una notevole avversione nei confronti della scuola, così come molti insegnanti e genitori di bambini non autistici hanno rilevanti difficoltà ad accettare in classe questi bambini, a motivo dei loro comportamenti eccessivamente disturbanti. Se si vuole inserire in modo fisiologico i bambini con disturbo autistico nell'ambito delle scuole, così da favorire una buona socializzazione e nel contempo riuscire a evitare di creare problemi ai bambini normali e ulteriori traumi a questi bambini, è necessario capire le ragioni della loro avversione nei confronti di questa istituzione.[225] I loro comportamenti oppositivi e disturbanti sono attuati non perché siano “cattivi” o “capricciosi”, come spesso sono definiti, ma per due validi motivi:
Per tali motivi è bene sostituire, almeno per un certo periodo, l'ambiente classe, spesso rumoroso e inquieto, con un altro, molto silenzioso e tranquillo ma ricco di moltissimi giocattoli e materiali vari, nel quale sia presente soltanto un buon insegnante, capace di ascolto e comprensione dei loro problemi e bisogni interiori. Sarà quindi preferibile un insegnante che sia disposto a sovvertire le normali regole scolastiche, fino a quando questi bambini non avranno acquisito piena serenità interiore e buona fiducia negli altri. Infatti i bambini con disturbo autistico hanno la necessità di rapportarsi con un insegnante che riesca a evitare di chiedere loro cosa devono o non devono fare, ma sappia essere di aiuto, sostegno e incoraggiamento alle attività e giochi da loro liberamente scelti. Quest'insegnante deve quindi ben conoscere e attuare nei loro confronti il gioco libero autogestito, in quanto solo le attività e i giochi da loro scelti hanno il potere di diminuire il grave malessere interiore del quale soffrono questi bambini, nel mentre permette loro di acquisire sentimenti di maggiore sicurezza, serenità e fiducia negli altri e nel mondo. Solo in una fase successiva, con molta gradualità, l'insegnante potrà avvicinare i bambini con problemi di autismo ad altri adulti e coetanei, con i quali pensa possa stabilirsi una fruttuosa intesa reciproca, così come solo in un secondo momento potrà proporre delle attività didattiche se queste sono ben accettate da questi particolari allievi.
Al 2019, non esiste una cura nota.[227][228] Tuttavia, di tanto in tanto, alcuni bambini riescono a recuperare, tanto da perdere la diagnosi di autismo.[229] Ciò si verifica talvolta dopo un trattamento intensivo, ma in altri casi anche senza. Non si conosce quanto tempo si necessiti perché si possa riscontrare un recupero,[230] Studi su campioni selezionati di bambini con la condizione hanno riportato una remissione dell'autismo dal 3% al 25% dei casi.[229] La maggior parte dei bambini autistici acquisiscono la capacità di linguaggio all'età di cinque anni o anche prima, anche se alcuni non riescono se non negli anni successivi.[231] La maggior parte dei bambini autistici soffre la mancanza di un sostegno sociale, di relazioni significative, dell'opportunità futura di un lavoro o dell'autodeterminazione.[106] Anche se le difficoltà di base tendono a persistere, i sintomi spesso diventano meno gravi con l'età.[67]
Vi sono pochi studi di alta qualità che affrontino la prognosi a lungo termine. Alcuni adulti mostrano un modesto miglioramento nella capacità di comunicazione, ma in alcuni casi anche un declino; nessuno studio si è concentrato sull'autismo dopo la mezza età.[232] L'acquisizione di capacità linguistiche prima dei sei anni, con un QI superiore a 50, e con una certa competenza, possono far prevedere risultati migliori. Nei casi gravi, una vita indipendente è improbabile.[233] La maggior parte delle persone autistiche soffre di significativi ostacoli nella transizione verso l'età adulta.[234]
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