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filologo e grammatico greco antico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Dionisio Trace (in greco antico: Διονύσιος Θρᾷξ?, Dionýsios Thrāx; Alessandria d'Egitto, 170 a.C. circa – Rodi, 90 a.C. circa) è stato un filologo e grammatico greco antico del II secolo a.C..
Dionisio era alessandrino di origine e fu detto trace solo perché il nome del padre era ritenuto di origine trace. A ventidue anni divenne allievo di Aristarco di Samotracia ad Alessandria d'Egitto[1] La persecuzione degli intellettuali scatenata da Tolomeo VIII lo costrinse ad abbandonare l'Egitto e, nel 144 a.C. o nel 143 a.C., si trasferì a Rodi. L'isola aveva una lunga tradizione di studi filosofici e di retorica e Dionisio vi trapiantò anche la scuola filologica e grammaticale alessandrina: resta testimonianza della sua attività di docente la ricostruzione, ad uso didattico, della coppa di Nestore in argento, realizzata grazie a una colletta tra gli allievi[2].
Si ritiene che, a Rodi, Dionisio abbia avuto fra i suoi allievi Lucio Elio Stilone, anch'egli esule sull'isola nell'anno 100 a.C.: da Dionisio, il futuro maestro di Varrone avrebbe appreso il metodo critico aristarcheo, introducendone per primo a Roma i segni convenzionali[3] e avviando così nell'Urbe una tradizione di studi destinata a una storia plurisecolare[4].
Delle sue numerose opere[5], tranne la Techne grammatike, ci restano solo titoli e frammenti[6].
Scrisse di questioni filologiche (γραμματικά), commentari (ὑπομνήματα) e trattati (συνταγματικά). Riguardo all'ultimo genere, scrisse una monografia criticando le interpretazioni omeriche di Cratete di Mallo. Dagli scoli conservati dalle opere critiche di Aristonico e Didimo risulta come fosse decisamente indipendente nei suoi giudizi testuali sul corpus omerico, poiché contraddice spesso le letture note del suo maestro.
Tra le sue opere, inoltre, il Περὶ ποσοτήτων (Sulle quantità) e un libro di Meletai (Esercitazioni).
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