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stracittadina cestistica di Bologna disputata tra Virtus e Fortuito Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il derby di Bologna è la stracittadina che vede contrapposte le due principali squadre di pallacanestro del capoluogo emiliano, la Virtus e la Fortitudo. Per l'importanza storica delle due società e l'accesa rivalità si tratta di una delle sfide più famose d'Italia, nonché di una delle più note stracittadine in Europa, nel panorama cestistico.[1][2][3] Per tali ragioni alla città è stato dato il soprannome di "Basket City".[4]
Il primo confronto fra Virtus e Fortitudo avvenne il 15 dicembre 1966, quando i biancoblù acquisirono i diritti sportivi della Sant'Agostino e salirono nella massima serie. A quei tempi la principale rivalità cittadina era quella fra la Virtus e il Gira; quest'ultimo, tuttavia, era retrocesso già da due stagioni in serie B. Se il primo derby contro la "Effe" venne vinto dalla Virtus grazie ai 30 punti di Gianfranco Lombardi, la Fortitudo riuscì ad aggiudicarsi ben 7 dei successivi 9 derby: in quegli anni era guidata da Gary Schull, il quale si rese protagonista soprattutto nella sfida del 21 dicembre 1969, quando fu ferito al sopracciglio ma volle comunque giocare fino al termine. Le Vu nere in quegli anni si trovavano in seria difficoltà, tanto che rischiarono di retrocedere nel 1971.
Tuttavia i bianconeri, con gli statunitensi John Fultz e Terry Driscoll e con Dan Peterson come allenatore, nel corso degli anni settanta seppero ribaltare il bilancio complessivo a loro favore. Dal 1975 al 1980, quando erano ai vertici del campionato, vinsero 9 derby consecutivi. L'ultimo di questi, del 9 novembre 1980, divenne noto a causa del contestato pareggio virtussino avvenuto ad opera di Renato Villalta allo scadere dei quattro secondi rimasti: al supplementare prevalse la Virtus. La Fortitudo però batté i rivali già due mesi più tardi in un'altra sfida decisa al supplementare, questa volta da Maurizio Ferro, prodotto del vivaio dell'Aquila e fondatore del gruppo ultras biancoblù della Fossa dei Leoni. Nonostante ciò a fine stagione egli venne ceduto proprio all'altra squadra bolognese.
Negli anni seguenti, fino al 1986, le Vu nere continuarono a ottenere successi nella maggior parte delle stracittadine disputate. Dal 1979 la Effe si trovava costantemente in bilico tra Serie A1 e A2, mentre la Virtus di Villalta, Brunamonti e Binelli vinceva nuovi trofei nazionali. Eppure nel 1988 la Fortitudo, in virtù del primo posto nel campionato di A2, affrontò e sconfisse sorprendentemente in sole due gare i concittadini bianconeri negli ottavi di finale dei play-off nazionali: è noto come il derby del sorpasso. Il campionato seguente vide le V Nere trionfare all'andata grazie alle 9 triple mandate a segno da "Sugar" Ray Richardson;[5] al ritorno l'Aquila si prese un'ampia rivincita nel derby del grande freddo, così chiamato per il -32 incassato dalla Virtus, dove migliore in campo fu Vincent Askew con 28 punti.[6] I bianconeri si sarebbero vendicati nel 1993: nel ritorno degli ottavi di Coppa Italia superarono la Fortitudo di 41 lunghezze.
Con gli anni novanta arrivò il periodo di maggior splendore per entrambe le società felsinee e, di conseguenza, l'apice di successo per il derby. Alfredo Cazzola per la Virtus e Giorgio Seragnoli per la Fortitudo cercarono, di anno in anno, di costruire squadre sempre più competitive per ottenere la supremazia in città, in Italia e in Europa. Dal 1993 al 1995 la Virtus, guidata dalla stella Predrag Danilović, vinse tre scudetti consecutivi e prevalse in quasi tutti i derby. Nel 1995 Danilović lasciò l'Italia per approdare in NBA; nel frattempo, la Fortitudo ingaggiò Carlton Myers. Nella stagione 1996-97 tutti i cinque derby giocati andarono alla Effe, che eliminò così gli acerrimi rivali nella semifinale dei play-off.
Con il ritorno in bianconero di Danilović e di Ettore Messina in panchina, le sorti cambiarono nuovamente già nell'annata successiva, durante la quale il numero di derby disputati salì a dieci. Per la prima volta le due squadre si incontrarono in Eurolega, ai quarti di finale. L'andata fu caratterizzata da una rissa furibonda: quasi tutti i giocatori si azzuffarono e, dopo le numerose espulsioni, la Fortitudo rimase con soli tre giocatori in campo; la Virtus ebbe gioco facile e, dopo aver vinto anche al ritorno, si avviò a diventare campione d'Europa. Le bolognesi si incontrarono anche in finale scudetto: per la prima volta si ebbe una stracittadina all'ultimo atto del campionato. Nelle prime quattro gare fu sempre la squadra in trasferta ad avere la meglio; la quinta e decisiva divenne probabilmente il derby più celebre di tutti: la Fortitudo era in vantaggio di 4 punti a 24 secondi dalla fine, quando Danilović segnò una tripla subendo fallo da Dominique Wilkins e realizzò il libero. Con quel "tiro da quattro" la Virtus portò la partita al supplementare, nel quale si laureò campione d'Italia.[7]
Sempre in quell'anno la Effe sconfisse la concittadina nella Supercoppa, così come in tutte le altre sfide della stagione 1998-99, fatta eccezione per quella più importante, la semifinale di Eurolega alla Final Four di Monaco di Baviera. Nell'annata successiva i biancoblù, con Myers e Fučka, si imposero in entrambi gli incontri contro la Virtus, per poi vincere il loro primo tricolore. Il nuovo secolo si aprì però con il treble delle Vu nere trascinate da un nuovo campione, Emanuel Ginóbili, così che la Fortitudo dovette arrendersi sia in semifinale di Eurolega sia in finale scudetto.
Nel giro di soli due anni, tuttavia, la Virtus fu radiata dal campionato per inadempimenti finanziari. Quando le due squadre si rincontrarono nella stagione 2005-06, la Fortitudo, allenata da Jasmin Repeša e fresca vincitrice dello scudetto, non lasciò scampo alla neopromossa Virtus. In pochi anni l'Aquila visse però un rapido declino. Nel secondo derby della stagione 2008-09 i biancoblù subirono una cocente sconfitta, in quanto la storica rivale vinse grazie a una tripla infilata da Dušan Vukčević a due secondi dalla fine; tale insuccesso contribuì alla loro retrocessione in A2, campionato dal quale furono successivamente esclusi.
Passarono quasi otto anni prima che si giocasse una nuova stracittadina: ciò accadde, per la prima volta, in Serie A2. Dal "derby dell'Epifania" uscì vittoriosa la Virtus dopo un supplementare, mentre il ritorno fu appannaggio della Effe. Alla fine furono le Vu nere a vincere i play-off, centrando l'unico posto per la promozione in Serie A.[8]
In seguito, nel 2019 la Fortitudo ha raggiunto i concittadini nella massima serie: le bolognesi si sono così affrontate nel "derby di Natale", nel quale la Virtus, allenata dall'ex giocatore fortitudino Đorđević, ha vinto con 32 punti di scarto (come quelli subiti trent'anni prima nel "derby del grande freddo"), grazie a una magistrale prestazione dell'ala bianconera Kyle Weems (autore, per altro, proprio di 32 punti). Il ritorno non si è giocato a causa della pandemia di COVID-19. Per il medesimo motivo ai due derby della Supercoppa 2020 ha assistito un pubblico assai ridotto,[9] mentre quello d'andata della stagione regolare di campionato è stato il primo a essere giocato a porte chiuse.[10] Nella stagione 2020-2021 di Serie A ha prevalso per due volte la formazione bianconera di Miloš Teodosić, la quale, forte nel girone di ritorno anche dell'arrivo dell'ex fortitudino Marco Belinelli, ha poi conquistato il sedicesimo scudetto. I due derby dell'annata seguente, pur essendo stati combattuti fino all'ultimo minuto, hanno ancora visto imporsi i campioni d'Italia. Al termine del campionato 2021-2022, la Fortitudo retrocede in Serie A2.
Statistiche aggiornate al 13 marzo 2022.
Squadra | Vittorie totali | Vittorie in casa | Vittorie in trasferta | Vittorie in campo neutro |
---|---|---|---|---|
Virtus | 65 | 35 | 29 | 1 |
Fortitudo | 47 | 21 | 24 | 2 |
Storicamente, per molti anni i tifosi della Virtus si contraddistinsero per l'appartenenza alle sfere borghesi e più abbienti della città: perciò il tifo bianconero era considerato non solo elitario, ma anche esigente in termini di risultati sportivi. Assai diverse erano le caratteristiche dei primi sostenitori fortitudini, solitamente più giovani e provenienti da ceti più popolari. Essi, mossi da un desiderio di rivalsa, cercarono da subito di superare i rivali nella passione per la propria squadra, dato che i virtussini erano spesso piuttosto freddi quando assistevano alle partite.
Tale differenziazione aveva delle ragioni pratiche ed economiche: assistere agli incontri della Virtus era estremamente costoso e, in molti casi, era comunque difficile trovare posti liberi, dato che i tifosi rinnovavano i loro abbonamenti per diversi anni di seguito; la Fortitudo offriva invece biglietti più economici e accessibili.
Nel 1970 un gruppo di tifosi della Effe fondò il primo gruppo ultras della pallacanestro italiana, la Fossa dei Leoni, che da allora è stata il cuore del tifo biancoblù. Nel 1979 arrivò la risposta dei tifosi della Virtus con la nascita dei Forever Boys. Ad ogni modo, i fortitudini hanno sempre rivendicato il loro maggiore attaccamento alla squadra, nonché la capacità di coinvolgere tutto il palazzo quando si tratta di incitare i propri giocatori. La Virtus, d'altro canto, sotto la presidenza Porelli fondò i propri successi anche sull'ingente apporto economico assicurato ogni stagione dai fedeli abbonati.
Nel XXI secolo, tuttavia, in gran parte queste differenze si sono progressivamente appianate.[11][12]
Prima dell'arrivo in Serie A della Fortitudo, nel secondo dopoguerra vi fu un altro derby molto sentito nella Bologna cestistica, quello fra Virtus e Gira. Già a quei tempi la prima era vista come la squadra che rappresentava la Bologna borghese; la seconda invece era nata tra gli studenti universitari. I primi confronti avvennero nella stagione 1948-49 e si risolsero a favore dei bianconeri campioni d'Italia. Soltanto nell'annata 1952-53 i "girini" batterono per la prima volta la Virtus, per poi sconfiggerla in entrambe le occasioni e superarla in classifica nella stagione 1953-54.
Dopodiché, gli arancioni non riuscirono più a superare i rivali nei successivi 19 derby. Le ultime partite fra le due squadre risalgono agli anni compresi tra il 1976 e il 1979: il Gira retrocesse, insieme alla Fortitudo, proprio dopo aver vinto per un punto l'ultima stracittadina contro le Vu nere.
Squadra | Vittorie totali | Vittorie in casa | Vittorie in trasferta | Pareggi in casa |
---|---|---|---|---|
Virtus | 31 | 15 | 16 | 0 |
Gira | 5 | 1 | 4 | 1 |
La prima sfida fra due formazioni bolognesi nella serie maggiore risale alla Divisione Nazionale 1935: nel girone finale la Virtus sconfisse due volte il G.U.F. Bologna.
La OARE nella Serie A 1951-1952 vinse il derby casalingo contro il Gira e perse entrambi quelli contro la Virtus.
Più lunga fu l'esperienza in Elette della Società Cestistica Mazzini, più nota con il nome dello sponsor, Moto Morini. In quattro stagioni vinse la maggior parte delle partite contro il Gira (6 su 10), ma batté la Virtus solo nella seconda stracittadina della stagione 1958-59, prima di fondersi con la Sant'Agostino. Questa perse tutti i derby della stagione seguente e retrocedette. Quando tornò in Serie A nel 1965 fu sconfitta due volte dalle Vu nere; arrivata penultima nello spareggio salvezza, si trovò a giocare la qualificazione A/B contro il Gira, arrivato terzo nel concentramento finale di Serie B. La Sant'Agostino vinse due gare su tre e, al termine della stagione, cedette il titolo sportivo alla Fortitudo.
Quando il Gira tornò in Serie A1, oltre alla Virtus affrontò anche la Fortitudo (con questa vi erano precedenti nei campionati di secondo livello): nelle due stagioni in massima serie i biancoblù e gli arancioni vinsero 2 derby a testa.[13]
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