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documento della Chiesa cattolica del VI secolo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Decretum Gelasianum (titolo completo: Decretum Gelasianum de libris recipiendis et non recipiendis) è un documento del VI secolo contenente, tra le altre cose, un elenco di opere religiose da considerare canoniche, una lista dei sinodi e degli scrittori ecclesiastici riconosciuti, e un altro elenco che indica le opere da rigettare.
Decretum Gelasianum | |
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Altro titolo | Decretum Gelasianum de libris recipiendis et non recipiendis |
Periodo | VI secolo |
Genere | saggio |
Sottogenere | religione |
Lingua originale | latino |
Sul finire del V secolo Girolamo aveva completato la redazione della prima versione della Vulgata, traduzione biblica latina. A Oriente, alla corte di Giustiniano I, Giunillo traduceva dal siriaco in latino la Bibbia commentata da Paolo il Persiano, Metropolita di Nisibi.
Il senatore romano Cassiodoro menziona l'esistenza di un commento attribuito a Gelasio all'epistolario paolino,[1] al quale preferì il commento di altre versioni della Bibbia conservate o tradotte in latino presso il monastero di Vivarium.
Quindi, oltre all'elenco dei libri apocrifi e di quelli canonici, esistevano anche una prima versione del testo latino consolidata nella Chiesa cattolica, edizioni latine annotate e commentate da Cassiodoro, dai monaci del Vivarium e dai teologi siriaci.
Tradizionalmente attribuito a papa Gelasio I (492-496), è in realtà originario della Gallia meridionale del VI secolo, anche se alcune parti possono essere fatte risalire a papa Damaso I (di cui riprende il De explanatione fidei) e all'ambiente romano.[2]
Si sono conservate due versioni del decreto gelasiano, una detta «breve» che parte dalla terza parte o capitolo sino al quinto e una lunga dove ci sono tutti e cinque i capitoli del decreto.
L'opera si divide in 5 parti:
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