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trattato di Georg Agricola Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
De re metallica è un trattato del mineralogista tedesco Georg Agricola.
De re metallica | |
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Titolo originale | De re metallica |
Autore | Georgius Agricola |
1ª ed. originale | 1556 |
Genere | trattato |
Sottogenere | scientifico |
Lingua originale | latino |
In esso è descritto lo stato dell'arte delle attività minerarie e metallurgiche della prima metà del XVI secolo. Fu pubblicato postumo nel 1556, un anno dopo la morte dell’autore, a causa di un ritardo nella preparazione delle xilografie usate nel testo, sebbene probabilmente sia stato terminato molti anni prima, visto che la dedica all'elettore e a suo fratello riporta la data del 1550.
Nel Medioevo e nelle epoche precedenti solo pochi autori[1] avevano scritto qualcosa sull’estrazione e lavorazione dei minerali. Nella letteratura di epoca greca meno di una ventina di pagine di interesse tecnico sono dedicate alla mineralogia ed alle tecnologie relative, scritte da Aristotele, Teofrasto, Diodoro Siculo, Strabone e Dioscoride. In epoca romana la maggior parte dei contributi si deve a Plinio il Vecchio con la sua opera Naturalis historia e in minima parte a Vitruvio. L’unica citazione in epoca medioevale fa riferimento a Teofilo con il suo De diversis artibus. Nel corso del XVI secolo prima del De re metallica, come lo stesso Agricola cita nella sua prefazione al testo, vanno ricordati i testi Ein Nützlich Bergbüchlin di Ulrich von Rulein Calw[2], Probierbüchlein e il De La Pirotechnia di Vannoccio Biringuccio.
L'opera più importante in questo genere, tuttavia, è quella costituita dai dodici libri del De re metallica di Georgius Agricola pubblicato nel 1556. Il trattato rimase valido per quasi due secoli successivamente alla pubblicazione e, relativamente al periodo, fu anche un importante testo nel campo della chimica. Il trattato fu pubblicato in numerose edizioni anche in lingua tedesca e italiana. Le numerose xilografie riprodotte e le descrizioni dettagliate delle macchine utilizzate nei processi lo fecero diventare un riferimento nel campo dell’attività mineraria e metallurgica.
Limitatamente al XVI secolo si conoscono le seguenti edizioni[3]. La traduzione italiana fu curata da Michelangelo Florio e fu dedicata alla Regina di Inghilterra, Elisabetta I. La traduzione in tedesco fu curata, non sempre in modo appropriato, da Philip Bechius, Professore di Medicina e Filosofia dell’Università di Basilea.
Nel 1912 fu pubblicata una versione inglese, successivamente ripubblicata integralmente nel 1950, a cura di Herbert Hoover, ingegnere minerario statunitense e successivo Presidente degli Stati Uniti e di sua moglie Lou Henry Hoover, geologa e latinista. La traduzione presenta numerose note relative all’arte mineraria, ai minerali noti all’epoca di Agricola e riferimenti alla letteratura classica soprattutto alla Naturalis historia di Plinio il Vecchio.
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