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militare statunitense Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
David Emanuel Twiggs (Contea di Richmond, 14 febbraio 1790 – Augusta, 15 luglio 1862) è stato un generale statunitense.
Veterano di tutte le principali guerre americane del XIX secolo e con una carriera cinquantennale, allo scoppio della guerra di secessione nel 1861 era uno dei comandanti più importanti dell'esercito americano: al comando dei reggimenti di stanza in Texas, pareva in procinto di succedere all'anziano generale Winfield Scott come comandante in capo dell'intera forza militare statunitense. Tuttavia, per via della sua origine georgiana, si arrese ai sudisti senza combattere, consegnando agli Stati Confederati d'America armi, munizioni, armamenti e rifornimenti per più di un milione di dollari, di fatto finanziando e accelerando l'inizio delle ostilità.[1]
Espulso dall'esercito degli Stati Uniti per alto tradimento, fu nominato generale dell'esercito degli Stati Confederati; tuttavia, date le cattive condizioni di salute, si dimise poco dopo dal suo incarico e morì nel giro di un anno. Anche se la sua figura al giorno d'oggi è quasi dimenticata, per le sue azioni ha ancora la fama di traditore. Fu il generale confederato più anziano a prestare servizio[N 1] durante la guerra civile americana.[2][3][4]
David Emanuel Twiggs nacque nel 1790[5] nella piantagione Good Hope, nella contea di Richmond, in Georgia,[2][4][6] proprietà del padre John Twiggs e di sua moglie Ruth Emanuel.[1][7] Era il terzo di quattro figli:[N 2] i suoi fratelli erano Sarah (1784-1856), George (1789-1853) e Levi (1793-1847);[3] entrambi i fratelli, come lui, avrebbero fatto carriera nell'esercito.[8][9]
La sua era una famiglia molto in vista: John Twiggs era stato generale della milizia della Georgia durante la guerra d'indipendenza americana[2][10][11] (gli sarebbe persino stata dedicata una contea mentre era ancora in vita),[7][12][13] mentre lo zio materno David Emanuel, in onore del quale il futuro generale venne battezzato, sarebbe diventato governatore della Georgia nel 1801.[7][14]
David E. Twiggs era alto 6 piedi e 2 pollici (circa 1,85 metri) ed era per questo molto prestante.[10] Non aveva tuttavia una salute molto robusta, e cadeva spesso ammalato; nonostante la lunga carriera nell'esercito, la salute malferma sarebbe stata una costante di tutta la sua vita.[1][5] Di solito si lasciava crescere i capelli e i baffi fino a formare dei favoriti, che divennero uno dei suoi tratti distintivi (anche se saltuariamente si tagliava i baffi).[15]
Di indole fiera e altamente competitiva, era uno dei comandanti più aggressivi dell'esercito americano ed era spesso incline allo scontro anche con i commilitoni;[15] non godette quindi mai di grande popolarità, né tra i sottoposti né tra i superiori.[16] Aveva scarse doti strategiche, compensate dal notevole e a volte eccessivo spirito d'iniziativa.[16]
Inizialmente studente di legge all'università della Georgia,[11] David E. Twiggs si offrì volontario durante la guerra del 1812, e fece presto carriera nell'esercito divenendo capitano dell'8º Reggimento Fanteria il 12 marzo 1812.[1][4][6][17] Combatté nella guerra contro il Regno Unito (anche se non partecipò a particolari azioni),[7][11] e due anni più tardi venne promosso maggiore brevettato del 7º Reggimento Fanteria.[4][6][11][17] Inizialmente congedato,[7][11] venne riammesso nell'esercito l'anno successivo grazie alle connessioni politiche del padre.[5][17]
Nel 1816 venne assegnato a presidio delle frontiere meridionali sotto il comando di Andrew Jackson, poi succeduto da Edmund P. Gaines;[5] quest'ultimo gli ordinò di fondare un nuovo forte al confine tra il territorio dell'Alabama e la Florida spagnola.[N 3][2][18] Twiggs fondò così Fort Crawford (oggi in Alabama), mentre l'anno successivo venne trasferito e divenne comandante di Fort Scott, nella Georgia meridionale, sempre al confine con la colonia spagnola.[19]
In questo periodo cominciò a scontrarsi con i nativi americani,[11] che nel corso della sua carriera sarebbero stati i suoi principali avversari.[2][20] In particolare, dietro ordine del generale Gaines, cominciò a fare pressioni da Fort Scott contro i Seminole;[21] fu proprio Twiggs che, attaccando la tribù dei Bastoni Rossi nella battaglia di Fowltown il 21 novembre 1817,[21][22] fece scoppiare la prima guerra seminole.[23]
Assunse poi il comando del 28º Reggimento Fanteria nel 1825 come maggiore a pieno titolo.[1][4][7][11][17] Nel 1828 fu inviato nel Wisconsin sempre per fondare un forte, posto in posizione strategica tra i fiumi Fox e Wisconsin.[11] Nacque così Fort Winnebago presso Portage, che divenne una base operativa statunitense durante la guerra di Falco Nero,[2] alla quale Twiggs non prese parte poiché ammalatosi di colera mentre marciava verso il Midwest con i rinforzi da New York.[11] Per la sua condotta esemplare guadagnò il grado di tenente colonnello nel 1831.[1][3][7] Nel 1832 fu invece inviato in Carolina del Sud per mantenere l'ordine pubblico in seguito alla crisi della Nullificazione ed evitare che scoppiassero sommosse.[2] In seguito il suo vecchio superiore Andrew Jackson, eletto presidente degli Stati Uniti e con cui era ancora in buoni rapporti, gli assegnò il comando dell'arsenale di Augusta.[2]
Twiggs fu poi nominato colonnello del 2nd Cavaly Regiment,[5][6] un'unità di nuova costituzione, nel 1836.[1][2][7][17] Inviato in Florida per combattere nelle guerre seminole, si guadagnò il soprannome di "Tigre del Bengala" per la sua condotta feroce.[7][10] Adottò infatti una nuova strategia contro i Seminole: piuttosto che aspettare passivamente che si mostrassero, come avevano fatto fino ad allora i comandanti americani, cominciò ad attaccarli sistematicamente e a respingerli sempre più verso l'interno delle Everglades. Nonostante la mancanza di scontri risolutivi la strategia di Twiggs ebbe successo, anche se non tutti i Seminole furono sgominati.[24]
Ciò tuttavia non gli impediva di essere a volte accomodante con i nativi, come quando contrattò col capo ribelle Holata Micco per farsi consegnare i responsabili dell'attacco ad una famiglia di coloni nel 1849.[25] Tra il 1849 e il 1850 si occupò inoltre di trattare con gli ultimi Seminole riguardo la loro espulsione dalla Florida, tentando fino alla fine la via diplomatica.[24]
In seguito, durante la guerra messico-statunitense, Twiggs si unì all'armata di Zachary Taylor[7] e ancora una volta si dimostrò uno dei comandanti più propositivi, guidando spesso l'avanzata.[2][26][27] La campagna messicana non cominciò tuttavia nel migliore dei modi: temporaneamente stanziato a Corpus Christi con i carri dei rifornimenti, entrò in conflitto con William J. Worth, secondo in comando di Taylor, su chi dei due vantasse più anzianità di servizio;[7][15][28] la faccenda s'ingigantì al punto che dovette intervenire il presidente James Polk, che si pronunciò in favore di Twiggs.[29] Worth abbandonò infine la campagna, lasciando di fatto il rivale come proprio sostituto.[5]
Twiggs si distinse nelle battaglie di Palo Alto[30] e Resaca de la Palma.[1][2][6] Per le sue azioni fu promosso brigadier generale brevettato nel 1846,[2][4][6][17] e comandò una divisione nella battaglia di Monterrey[1][2] (anche se non direttamente per via di un temporaneo peggioramento della sua salute),[5][7][31] divenendo poi governatore militare della città.[2] Si unì in seguito all'armata del generale Winfield Scott,[1][2] guidando la carica alla battaglia di Cerro Gordo:[32] incontrando in maniera fortuita le truppe del generale Antonio López de Santa Anna, decise di assalirle e forzò il resto dell'esercito a seguirlo nell'attacco.[5][33][34] La battaglia fu un successo tattico, ma un fallimento strategico,[7] poiché il cedimento prematuro della resistenza dei messicani permise a Santa Anna di ritirare il grosso delle sue forze verso Città del Messico.[5][32]
«Charge 'em to hell!»
«Caricateli [fino] all'inferno!»
Si distinse nuovamente alle battaglie di Contreras e Churubusco,[2][36] venendo poi ferito durante la battaglia di Chapultepec[37] (mentre suo fratello, il maggiore Levi Twiggs, vi trovò la morte;[9][38] suo nipote, il tenente George D. Twiggs, era rimasto ucciso un mese prima in una scaramuccia).[39] Infine, dopo aver preso parte alla caduta di Città del Messico,[2] fu governatore militare di Veracruz tra il 1847 e il 1848.[1][5][6][7] A differenza di Zachary Taylor, Winfield Scott non aveva una grande opinione di Twiggs, definendolo «inadatto a guidare un'armata, sia in presenza che in assenza del nemico».[40]
Per i suoi meriti di guerra divenne maggior generale[N 4][3][4][17] e ricevette una spada cerimoniale dal Congresso degli Stati Uniti.[N 5][2][6][41][42] Nel 1847 fu inoltre uno dei membri fondatori dell'Aztec Club, una società militare di ufficiali che avevano prestato servizio nella guerra messicana (tra cui molti futuri avversari nella guerra di secessione americana, come Ulysses S. Grant e Robert E. Lee).[2][7][43]
Una volta finita la guerra contro il Messico, inizialmente fu comandante in capo delle truppe di stanza nel Midwest,[2][5] mentre nel 1857 gli fu conferito il comando di tutta la frontiera del Texas.[1][4][6][44][45] Vi rimase fino allo scoppio della guerra civile, stabilendo il suo quartier generale a San Antonio.[1][2] A guardia del confine messicano Twiggs disponeva di una parte consistente degli effettivi militari degli Stati Uniti,[N 6] ed era per questo una posizione di vitale importanza.[44]
Nel 1861, all'apertura delle ostilità, era uno degli unici quattro generali allora in servizio nell'esercito americano;[3][5] gli altri erano il suo vecchio comandante Winfield Scott, poi John E. Wool e William S. Harney,[4] entrambi suoi commilitoni durante la guerra messicana.[2] Poiché all'epoca non c'era pensionamento obbligatorio per gli ufficiali, tutti e quattro erano ormai anziani, e tre di loro avevano prestato servizio nella guerra del 1812, avvenuta ben mezzo secolo prima. In quanto ad anzianità Twiggs era il secondo dopo Scott,[5][44] e tutto faceva prevedere che gli sarebbe presto succeduto alla guida dell'esercito americano.[2]
Durante buona parte del 1860 Twiggs fu assente dal comando per via dell'ennesima ricaduta di fisico, e venne temporaneamente sostituito dall'allora colonnello Robert E. Lee.[1][44] Percependo tuttavia l'imminenza della guerra civile, rientrò anticipatamente in Texas il 13 dicembre dello stesso anno.[1][44] In occasione del congedo di Lee dal comando, pare che Twiggs gli confidasse di ritenere la secessione ormai inevitabile,[46] e che progettava di raggiungere presto a New Orleans la propria famiglia.[44] Voci su milizie filo-secessioniste in procinto di agire costrinsero Twiggs a disperdere i propri uomini per tutto il Texas, e la guarnigione di San Antonio rimase particolarmente ridotta.[47]
Cercando di capire come comportarsi, scrisse a Washington D.C. prima per ricevere degli ordini precisi[44][46] e poi chiedendo di essere sollevato dal comando,[5][46][48] ma le risposte furono assai lente e tardive[44] (anziché corrieri militari veniva usato il normale servizio postale).[1] Leale servitore dell'Unione, si sentiva tuttavia molto legato alla sua terra natale, la Georgia,[4][5][7] e non aveva alcuna intenzione di combattere contro i suoi concittadini;[46][49] Twiggs non fece quindi mistero delle sue intenzioni di trattare con le autorità locali texane, lasciando intendere che in assenza di direttive dal governo centrale si sarebbe arreso.[1][5][48] Il presidente James Buchanan gli ordinò infine di non attaccare eventuali insorti e di limitarsi a difendere le proprietà federali.[5]
Quando gli Stati sudisti iniziarono a secedere dal governo centrale, nella prima metà del febbraio 1861 il generale Twiggs incontrò un trio di commissari confederati, tra cui Benjamin McCulloch[50] e Samuel A. Maverick;[49][51] dopo essere stato temporaneamente arrestato,[1] il 18 febbraio decise di arrendersi senza combattere.[4][6][45][52][53][54][55] Twiggs aveva cercato di rimanere fedele agli Stati Uniti il più a lungo possibile, ma il precipitare degli eventi l'aveva forzato a prendere una decisione;[1] il governo di Washington, a causa delle sue simpatie sudiste, aveva quindi tentato di sostituirlo all'ultimo momento col suo secondo, il colonnello newyorkese Carlos A. Waite, smaccatamente unionista, ma ciò avvenne troppo tardi per impedire la resa.[1][48][51]
Il passaggio di consegne avvenne in modo ordinato, e tutti gli effettivi di cui disponeva Twiggs passarono in mani sudiste:[53] alla Confederazione finirono così tutti i forti e i distaccamenti del Texas (incluso l'iconico Fort Alamo, dov'era concentrata la maggior presenza federale)[49][52] e la totalità dei materiali ivi presenti (44 cannoni, 400 pistole, 1900 moschetti, 5500 libbre di polvere da sparo, 300 carri, 1450 muli e 80 cammelli)[56] per un valore totale di 1 300 000 dollari.[N 7][1][6] Non fu tuttavia una resa incondizionata, e dietro richiesta di Twiggs tutti i soldati poterono conservare le armi personali, le bandiere e gli stendardi unionisti.[1][53][55] Non tutti i suoi sottoposti comunque accettarono la resa: mentre la maggior parte abbandonò il Texas via nave nel giro di pochi giorni, quelli che allo scoppio della guerra erano ancora al proprio posto vennero fatti prigionieri.[57][58]
Il tradimento di Twiggs e la sua resa furono determinanti per la neonata Confederazione, permettendole di acquisire in pochissimo tempo un notevole potere militare. Del resto il generale non aveva mai nascosto le proprie propensioni filo-secessioniste, e il disastro era in buona parte colpa dell'inefficienza dell'autorità centrale statunitense; infine, se anche avesse provato a resistere, il colonnello McCulloch era stato autorizzato dal governo texano ad attaccarlo con tutte le forze a sua disposizione,[48] e il generale aveva allora preferito evitare un inutile spargimento di sangue.[N 8][1]
Queste circostanze non impedirono che Twiggs venisse usato come capro espiatorio,[52] tanto che nel Nord divenne noto come "il Traditore Twiggs",[1][5][6] venendo accostato al traditore americano per antonomasia Benedict Arnold.[59] A peggiorare la fama del generale fu la battaglia di Fort Sumter, avvenuta quasi due mesi più tardi, da molti considerata il diretto contraltare alla sua "resa disonorevole".[60] Al Sud invece venne onorato come un eroe, e al suo arrivo a New Orleans venne accolto trionfalmente.[52][61] L'impressione derivata dalla sua resa è rimasta a lungo nella memoria collettiva americana, tanto che lo storico Stewart Sifakis affermò che "rese il suo più grande servizio alla Confederazione mentre indossava ancora la divisa blu dell'Unione".[45]
Twiggs fu espulso con disonore dall'esercito degli Stati Uniti dal presidente Buchanan[N 9] il 1º marzo 1861[4][17][45] per "tradimento alla bandiera del suo paese",[54][61] unico generale in carica a disertare l'Unione per la Confederazione durante la guerra.[N 10][45]
Rientrò allora a New Orleans,[55] venendo poco dopo ammesso nell'esercito confederato col proprio grado originario[4][7][17][61] e divenendo governatore militare della città[61] (oltre che del Mississippi e dell'Alabama meridionali).[4][6][45][62] A quel punto era già entrato in azione il Piano Anaconda ideato da Winfield Scott, ovvero un massiccio blocco navale agli Stati del Sud per strangolarne l'economia; New Orleans era uno dei porti che più risentiva del blocco, e Twiggs, sospettando che gli unionisti della città stessero rifornendo le navi a largo, predispose controlli e perquisizioni su tutte le imbarcazioni in partenza.[63]
Il generale era però già ultrasettantenne e in cattive condizioni di salute.[4][7] Per sua stessa ammissione incapace di ricoprire i ruoli assegnatigli,[N 11] in seguito alle lamentele del governatore della Louisiana Thomas O. Moore[64] rassegnò le dimissioni prima di poter assumere qualsiasi vero servizio attivo.[4][6][45][61] Al comando di New Orleans gli successe il maggior generale Mansfield Lovell,[65] già suo sottoposto durante la campagna messicana e che poco dopo perderà la città a favore degli unionisti, e si ritirò a vita privata l'11 ottobre 1861.[5]
David Twiggs si sposò con Elizabeth Hunter (1809-1840),[1][3][7] la quale gli diede due figli, David (1829-1893)[3][7][66] e Marion Isabelle (1838-1893),[1][3][7] sposata al colonnello Abraham C. Myers[2][4] e madre del generale John Twiggs Myers,[7] che combatté in tutti i principali conflitti statunitensi a cavallo tra il XIX e il XX secolo (dalla guerra ispano-americana alla prima guerra mondiale).[67] Durante la guerra civile David, a differenza del padre, combatté nelle file dell'Unione.[66] Dopo la morte della prima moglie il generale si sposò nuovamente; il nome della seconda moglie non è noto, mentre qualche fonte riporta una tale "signora Hunt" di New Orleans.[1][7] Dal secondo matrimonio ebbe un altro figlio, John W. Twiggs (1855-1922), rimasto orfano in giovane età e di cui si occupò la sorella Marion.[68] Nonostante la condotta controversa, David E. Twiggs funse da esempio per i suoi discendenti, alcuni dei quali furono battezzati in suo onore e fecero a loro volta carriera nell'esercito statunitense.[N 12]
Dopo aver lasciato l'esercito confederato David E. Twiggs si ritirò inizialmente in Mississippi, ma l'avanzata delle truppe dell'Unione verso sud lo costrinse a trasferirsi in tutta fretta ad Augusta,[6] dove morì poco dopo di polmonite, il 15 luglio 1862.[3][4][6][17][45] Era stato il generale confederato più anziano in carica durante la guerra di secessione.[3]
Venne sepolto nel cimitero privato della sua famiglia all'interno della piantagione Good Hope, lì dov'era nato.[2][3][4][7] Oggi la piantagione non esiste più, in quanto essa e i terreni circostanti vennero in seguito sfruttati per costruire l'aeroporto di Augusta, ma la porzione del cimitero sopravvive ancora oggi.[69]
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