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ceramista italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Daria Vecchi Rubboli (Fabriano, 24 ottobre 1852 – Gualdo Tadino, 22 febbraio 1929) è stata una ceramista e artigiana italiana.
Ceramista, maestra del terzo fuoco, Daria Vecchi Rubboli, moglie del ceramista Paolo Rubboli, fu titolare dell’Opificio di maioliche a lustro dalla morte del marito (1890) al 1920.
Daria Vecchi nacque a Fabriano, in Via Marischiana, da Cesare e Lucia Solazzi, secondogenita di cinque figli (nell’ordine Rubinia, Daria, Maria, Antonio e Temistocle)[1]. Maria e Temistocle si trasferirono nel 1880 a Gualdo Tadino[2], dove il fratello di Daria lavorerà durante la sua lunga carriera come pittore all’opificio Rubboli. Quando conobbe Paolo a Fabriano, probabilmente nel 1873, Daria lavorava già come ceramista in una delle manifatture di maiolica fabrianesi. Si trasferì a Gualdo Tadino con Paolo Rubboli nel 1876 per condividere con lui la vita familiare e la direzione della ditta Rubboli[3]. Il loro matrimonio religioso non è documentato, ma secondo le memorie di famiglia, dovrebbe essere avvenuto in quell’anno, quando Paolo divenne vedovo per la seconda volta. Esiste invece l’atto del matrimonio civile, avvenuto a Gualdo Tadino nel 1886[4]. Daria divenne abile ed esperta nella tecnica del lustro introdotta da Paolo Rubboli a Gualdo Tadino e dopo la morte del marito guidò con successo la ditta fino al 1920. Fu insignita di diplomi e onorificenze, mantenendo per un decennio l’esclusiva della maiolica a lustro, in seguito praticata da molte altre manifatture in città. Nell’Esposizione Generale Umbra del 1899 le fu conferita la Medaglia d’Oro al Merito Industriale per la Ceramica Iridiata[5]. Tra i pittori da lei impiegati ci furono Giuseppe Discepoli e suo fratello Temistocle, già collaboratori di Paolo. Vanno inoltre ricordati Alfredo Santarelli che qualche anno dopo fonderà una propria manifattura di maiolica a lustro e Umberto Marinari, trasferitosi da Anghiari a Gualdo Tadino[6]. La produzione nei trent’anni in cui Daria guidò la Rubboli, rimase fedele all’origine storicista della maiolica a lustro ottocentesca, non escludendo un’apertura al liberty e ad alcune sperimentazioni tecniche, oltre alla ricerca di maggiore funzionalità rispetto alla fase iniziale della Rubboli. Quando negli anni venti del ‘900 la ditta cambiò denominazione e assetto societario, divenendo SCU (Società Ceramica Umbra), la direzione passò ai figli Lorenzo e Alberto Rubboli[7]. Daria continuò comunque ad essere coinvolta nella gestione aziendale, vigilando sulla sorte dell’impresa di famiglia che grazie a lei fu particolarmente longeva, continuando la propria attività attraverso gli eredi per oltre un secolo. Si spense il 22 febbraio del 1929 a Gualdo Tadino all’età di 76 anni e negli annunci funebri fu ricordata come Maestra del Terzo Fuoco[8], forse l’unica donna ad aver eccelso in tale arte.
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