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scrittore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Daniele Benati (Masone, 1953) è uno scrittore e traduttore italiano.
Ha insegnato in varie università in Irlanda e negli Stati Uniti d'America.[1]
Ha collaborato alla rivista Il semplice (1995-97) con Gianni Celati ed Ermanno Cavazzoni dove ha pubblicato alcuni racconti e traduzioni[1] e ha fatto parte, con Paolo Nori, della redazione della rivista L'accalappiacani (2006-2010).
Un suo racconto appare anche nell'antologia Narratori delle riserve,[1] a cura di Celati, che riunisce prose scelte da quest'ultimo per una rubrica su Il manifesto (poi in volume presso Feltrinelli, 1992).
Ancora con Celati, ha curato Storie di solitari americani (Milano, Rizzoli, 2006), dove ha tradotto racconti di Mark Twain, Jack London, Sherwood Anderson, Ring Lardner, Delmore Schwartz e Flannery O'Connor.
Ha anche tradotto opere di Flann O'Brien (La miseria in bocca; Il boccale traboccante; L'ardua vita, Cronache dublinesi), James Joyce (Gente di Dublino), Ring Lardner (Tagliando i capelli), Tony Cafferky (Storie di identità), Seumas O'Kelly (La tomba del tessitore), Brian Friel (Tutto in ordine e al suo posto) e ha curato l'edizione americana di Carta canta, monologo teatrale di Raffaello Baldini (2000).
Il suo testo Cani dell'Inferno è risultato finalista al Premio Bergamo.[2] Ha scritto Opere complete di Learco Pignagnoli (Reggio Emilia: Aliberti, 2006).[3]
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