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La Contea di Lecce (1055-1463) era una contea normanna di cui Lecce era la capitale. Confinava a nord con Brindisi, ad ovest con Oria e Nardò, a sud con Soleto e Otranto.
Contea di Lecce | |||||
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Informazioni generali | |||||
Nome completo | Contea di Lecce | ||||
Capoluogo | Lecce | ||||
Evoluzione storica | |||||
Inizio | 1055 con Rainaldo di Lecce | ||||
Fine | 1463 con Bertoldo Orsini Del Balzo | ||||
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Nel 1055 i Normanni intrapresero e portarono a termine la conquista di quasi tutto il Salento. Goffredo d'Altavilla (1018-1069), fratello di Roberto il Guiscardo, nel 1058 riuscì a impadronirsi di Nardò e Lecce. Nel 1088 venne costituito il Principato di Taranto, assegnato a Boemondo I d'Antiochia che includeva anche Oria, Gallipoli e Otranto.
I Normanni tennero corte a Lecce e qui nacque Tancredi d'Altavilla, che ottenne il titolo di conte di Lecce dal 1149 al 1194, con un intervallo dal 1154 al 1169 in cui fu in esilio a Costantinopoli. Tancredi, figlio naturale di Ruggero III di Puglia (1118-1148) e di Emma figlia di Accardo II, conte di Lecce, sarebbe poi divenuto re di Sicilia.
Intanto la contea si era molto ingrandita, difatti ciascun conte aveva annesso sotto la personale giurisdizione feudale altri territori salentini comprendenti grossi centri abitati come Ostuni, Oria, Campi, Maglie, Otranto, Nardò; molti casali tra cui Torchiarolo, Squinzano, Novoli, Trepuzzi, Arnesano, Carmiano, Monteroni, Surbo, San Pietro in Lama, Lequile, San Cesario di Lecce, San Donato di Lecce, Cavallino, Lizzanello, Vernole, Melendugno, Roca; molti villaggi come, per indicare solo quelli vicini al capoluogo, Merine, Caprarica, Galugnano, Castrì, Pisignano, Acquarica, Strudà, Vanze, Acaia, Cerceto, Serrano, Stigliano; e inoltre fertili tenute agricole quali Aurìo, Vermigliano, Tafagnano, Ussano, Padulicchia, Tramacere, ed altri terreni selvosi, acquitrinosi, incoltivabili.
Questo vastissimo dominio personale dei conti d'Altavilla di Lecce cominciò a comprendere nel suo interno numerose infeudazioni minori, per cui il territorio della contea man mano si andava suddividendo in subfeudi dagli illustrissimi Conti concessi in beneficio ad amici baroni, a fedeli cavalieri, a fidati consiglieri, che nella gerarchia feudale diventavano valvassori del Signor Conte, il quale a sua volta era vassallo di Sua Maestà il Re.
Allora, tra i subfeudatari della contea primeggiavano i Maremonti baroni di Campie, Cursi, Minervino e Poggiardo, i Chiaramonte baroni di Sternatia e Zollino, i Guarino baroni di Castrì, Sorano e Acquarica, i Lubello di Maglie e Sanarica, i Monefuscolo di Aradeo e Bagnolo, e inoltre i Maresgallo baroni di Lequile, i De Persona baroni di Matino, Tuglie, Soleto e Mottola, i Capece baroni di Barbarano, i Falconi di Galatone e Fulcignano.
Re Manfredi cadde combattendo valorosamente (1266) e Carlo d'Angiò s'impadronì della corona del regno di Napoli. Il primo impegno del nuovo re fu quello di eliminare gli avversari e di esautorare di ogni incarico i baroni beneficiati dai sovrani svevi. E nella sistemazione del regno Carlo I assegnò la rinomata contea di Lecce all'amica casata francese dei Brienne.
Gualtieri IV di Brienne venne per prendere possesso della contea, ma i ghibellini salentini capeggiati da Corrado Capece leccese gli impedirono l'ingresso in Lecce; con forti schiere di armati intervenne il figlio Ugo di Brienne, il quale prima si mise a devastare i casali che tentavano di opporre resistenza e poi assalì e occupò la città di Lecce e la punì facendone abbattere le mura e le torri di difesa.
Il conte Ugo, alla morte del padre, ereditò la contea di Lecce e il 1269 ebbe dal re Carlo I d'Angiò il riconoscimento e la riconferma della contea come giurisdizione feudale.
Successivamente, con atto del 5 aprile 1291, dal re Carlo II d'Angiò il conte Ugo ottenne anche il possesso personale, per sé e per i suoi successori, di venticinque casali della contea, tra cui Arnesano, Campi, Carmiano, Carpignano, Cavallino, Cerasole, Corigliano, Lequile, Monteroni, Noha, Padulano, Pisanello, Pisignano, Specchia Rosa, Tafagnano, Tramacere, Vernole.
Il 1305 nella contea di Lecce a Ugo di Brienne subentrò il figlio Gualtieri V, e dopo di questi tenne il possesso feudale l'irrequieto Gualtieri VI, Duca di Atene, Signore di Firenze.
Dalla figlia di Tancredi, Elvira Maria Albina sposata con Gualtieri III di Brienne, la contea di Lecce passò a questa famiglia e nel 1384 a Maria d'Enghien (erede delle famiglie d'Enghien e Brienne), in quanto figlia di Giovanni d'Enghien e nipote di Isabella di Brienne.
L'anno 1384 il conte Pirro d'Enghien morì in Lecce. Egli dalla moglie Margarita de Louxembourg non aveva avuto figli, pertanto la Contea di Lecce passò in eredità alla sorella Maria d'Enghien, ancora fanciulla undicenne sotto tutela di Giovanni Acaya barone di Segine e di Pasquale Guarino barone di S. Cesario.
Con il matrimonio di lei con Raimondo Orsini Del Balzo, conte di Soleto e dal 1393 al 1406 Principe di Taranto, tutto il Salento (attuali provincie di Lecce, Brindisi e Taranto) fu unificato in uno dei feudi più grandi e importanti d'Italia. A lei si deve il riordino delle attività economiche e amministrative della città di Lecce, con l'emanazione il 14 luglio 1445 degli Statuta et capitula florentissimae civitatis Litii.
Da una raccolta di norme fiscali e bandi regi fatta fare nel 1473 da Antonello Drimi, amministratore della città di Lecce, si ricava l'elenco dei casali che costituivano la contea:
Alla morte di Maria d'Enghien (1446) la contea di Lecce passò al figlio Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, che intanto aveva ereditato nel 1420 il principato di Taranto, per poi confluire dopo il 1463 nel Regno di Napoli.
Infatti alla morte di Giovannantonio Orsini, conte di Lecce, il re Ferrante in persona, come marito di una sua nipote, si nominò erede delle ricchezze dell'Orsini. Per questo motivo, il re giunse nel Salento e come si legge nei Diarii di Lucio Cardami: "...re Ferdinando venio di Taranto, passò ad Nerito e Gallipoli, et de Gallipoli andò ad Otranto, visitando le fortalizi, et omne loco dello Principe, et alle 11 dicto (dicembre) entrao ad Lezze, et pe omne loco fu receputo sotto pallio de broccato d'oro et carmosino, et se mostrao le omne benigno et gratiuso".
Ferrante d'Aragona ottenne dai baroni della contea di Lecce il fidomaggio, il 20 e 21 dicembre 1463, nel castello di Lecce, dopo che, morto ormai Giovannantonio Del Balzo Orsini, li indusse a riconoscerlo come successore dell'Orsini, per i diritti della propria moglie.
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