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tempo verbale del modo congiuntivo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il congiuntivo imperfetto è la forma verbale della lingua italiana usata in genere nella proposizione subordinata laddove la principale al passato esprime insicurezza:
Dato il suo valore di irrealtà, il congiuntivo imperfetto gioca un ruolo di primo piano nella formazione del periodo ipotetico:
Questa forma verbale si coniuga aggiungendo alla radice del verbo delle desinenze previste nella grammatica italiana nelle tre coniugazioni:
1ª persona che io |
2ª persona che tu |
3ª persona che egli, ella |
1ª persona che noi |
2ª persona che voi |
3ª persona che essi, esse | |
1ª coniugazione am-are | am-assi | am-assi | am-asse | am-assimo | am-aste | am-assero |
2ª coniugazione scriv-ere | scriv-essi | scriv-essi | scriv-esse | scriv-essimo | scriv-este | scriv-essero |
3ª coniugazione serv-ire | serv-issi | serv-issi | serv-isse | serv-issimo | serv-iste | serv-issero |
Il congiuntivo imperfetto nella sua forma attuale ha sostituito quello originariamente presente in latino. In questa lingua, per il verbo laudare, si aveva laudarem, ma questa forma è oggi estinta. Con la serie di spostamenti avvenuti nel passaggio dalla lingua latina alle lingue romanze, il posto del congiuntivo imperfetto originario è stato preso da quello che in origine era il congiuntivo piuccheperfetto latino (laudavissem).[1]
Nell'italiano parlato di tutti i giorni, il congiuntivo imperfetto tende ad essere sostituito dall'indicativo imperfetto. Comunque, non si tratta di fenomeni necessariamente recenti, ma di semplificazioni dovute ad un registro più o meno formale; almeno in italiano (ma non in francese) il congiuntivo imperfetto è tuttora da considerarsi come forma pienamente vitale.[2]
1) Viene di solito usato nella frase secondaria introdotta da forme verbali all'indicativo (soprattutto forme del passato) di verbi che esprimono una sorta di insicurezza come credere, pensare, sperare, supporre, volere:
Le forme verbali della principale sono spesso coniugate in tempi del passato; secondariamente si può osservare talvolta come il verbo della frase principale possa essere coniugato anche al presente:
anche se in questi costrutti si usa più spesso il congiuntivo passato:
In questo caso, la differenza tra queste due forme sta nell'aspetto: nel primo enunciato si indica uno stato o un'abitudine, mentre nel secondo vengono illustrati degli eventi. Va inoltre detto che se la frase principale è al passato, l'uso del congiuntivo passato è escluso; se la principale è invece al presente, scegliendo la forma del congiuntivo passato si avranno sempre buoni risultati.
2) L'imperfetto del congiuntivo viene usato, tra l'altro, nelle secondarie introdotte dalle congiunzioni senza che, prima che, nonostante, malgrado, a meno che, a condizione che, affinché dopo la principale al passato:
3) Secondo le regole della concordanza dei tempi in questi casi, se nella frase principale si usa il condizionale di un verbo che prevede l'uso del congiuntivo, la contemporaneità temporale viene in genere indicata dal congiuntivo imperfetto:
Si dirà in questo caso che il condizionale della principale ha funzioni paragonabili a quelle di una forma verbale del passato.
4) Per la stessa ragione, il congiuntivo imperfetto viene usato nel periodo ipotetico dell'impossibilità con riferimento al presente:
Infatti, anche in questo caso la frase principale al condizionale presente (mi piacerebbe).
Sono inoltre possibili costrutti con il condizionale passato o misti ad altri modi (imperativo, indicativo):
Strettamente correlati al periodo ipotetico sono diversi usi del congiuntivo imperfetto, introdotti ad esempio dalle congiunzioni caso mai e come se:
L'uso di questo tempo nella proposizione reggente (frase principale) è raro. Esso può indicare un desiderio oppure un dubbio. Nel primo caso
l'uso tempo imperfetto indica irrealtà, in opposizione al congiuntivo presente (che tu possa riuscire!), il quale indica una possibilità.
Nel secondo caso (quello di un dubbio, di una supposizione)
l'uso del congiuntivo imperfetto ha valore temporale. In questo caso, si oppone a quello del congiuntivo presente, che indica invece l'attualità del momento dell'enunciazione (che adesso sia morta?).
Nel napoletano, il congiuntivo imperfetto tende a prendere le veci del condizionale presente:
anche nella principale.[3]
Negli italiani regionali centromeridionali, inoltre, il congiuntivo imperfetto può prendere il posto del congiuntivo presente in una sollecitazione o desiderio:
Questo uso, estraneo all'italiano standard ma comunque assai diffuso, risulta idoneo anche a esprimere esortazioni retoriche a scopo ironico, per via del valore controfattuale del congiuntivo imperfetto.[4]
Il congiuntivo imperfetto (subjonctif imparfait) del francese deriva, come quello italiano, dal congiuntivo piuccheperfetto latino. Per le tre forme regolari, si riporta la coniugazione di alcuni verbi (corrispondono all'italiano cantare, finire, rompere, concepire):
chanter | finir | rompre | concevoir |
---|---|---|---|
que je chantasse | que je finisse | que je rompisse | que je conçusse |
que tu chantasses | que tu finisses | que tu rompisses | que tu conçusses |
qu'il chantât | qu'il finît | qu'il rompît | qu'il conçût |
que nous chantassions | que nous finissions | que nous rompissions | que nous conçussions |
que vous chantassiez | que vous finissiez | que vous rompissiez | que vous conçussiez |
qu'il chantassent | qu'ils finissent | qu'ils rompissent | qu'ils conçussent |
Il suo uso nella lingua parlata e nella maggior parte delle pubblicazioni attuali è morto, ma è possibile incontrarlo con una certa frequenza nelle pubblicazioni fino alla prima metà del Novecento. Oggi può comparire, abbastanza di rado, nella lingua scritta solo alla terza persona; si tratta comunque di testi di natura assai formale. Si sostituisce di norma con il congiuntivo presente, ignorando l'accordo richiesto dalla concordanza dei tempi:
Nella protasi del periodo ipotetico si usa invece l'imperfetto indicativo al posto di quello del congiuntivo:
Nella lingua spagnola, al nome di subjuntivo imperfecto rispondono oggi due diverse forme verbali. Il loro uso è di solito interscambiabile, almeno nell'ambito geografico del castigliano in Spagna. La prima proviene dal piuccheperfetto indicativo del latino ed è più usata. Se ne presentano le forme dei verbi cantar, ('cantare'), comer, ('mangiare') e salir, ('uscire'):
cantar | comer | salir |
---|---|---|
que yo cantara | que yo comiera | que yo saliera |
que tú cantaras | que tú comieras | que tú salieras |
que él cantara | que él comiera | que él saliera |
que nosotros cantáramos | que nosotros comiéramos | que nosotros saliéramos |
que vosotros cantarais | que vosotros comierais | que vosotros salierais |
que ellos cantaran | que ellos comieran | que ellos salieran |
Per avere ed essere, si ha:
La seconda forma verbale, meno frequente, è diffusa soprattutto in alcune regioni e rassomiglia a quella dell'italiano, derivando dal piuccheperfetto del congiuntivo latino:
cantar | comer | salir |
---|---|---|
que yo cantase | que yo comiese | que yo saliese |
que tú cantases | que tú comieses | que tú salieses |
que él cantase | que él comiese | que él saliese |
que nosotros cantásemos | que nosotros comiésemos | que nosotros saliésemos |
que vosotros cantaseis | que vosotros comieseis | que vosotros saliseis |
que ellos cantasen | que ellos comiesen | que ellos saliesen |
L'uso è simile a quello dell'italiano,
malgrado alcune differenze. La prima tra le due seguenti coppie di enunciati indica che il verbo pensare in italiano richiede il congiuntivo anche senza la negazione (a differenza di quanto accade in spagnolo); il secondo esempio illustra invece un uso del congiuntivo spagnolo per formare una domanda cortese:
Le lingue germaniche come l'inglese non hanno forme veramente corrispondenti a quelle del congiuntivo imperfetto romanzo. Un confronto può al massimo basarsi sul fatto che anche queste lingue dispongono di una forma analitica del congiuntivo con riferimento a domini referenziali come quelli dell'irrealtà con riferimento al presente. Malgrado ciò è ben riconoscibile, proprio nel caso del Past Subjunctive inglese, una forte parentela morfologica tra le loro forme e quelle passate dell'indicativo. Infatti, le forme del Past Subjunctive coincidono con quelle del Simple past, eccezion fatta per to be ('essere'): I were, you were, he (she, it) were, we were, you were, they were.
L'uso del Past Subjunctive, è assai diverso da quello del congiuntivo imperfetto nelle lingue romanze. Introdotto dal verbo wish, indica un desiderio collocato piuttosto nel mondo dell'irreale:
Analogamente al congiuntivo imperfetto italiano, la forma gioca un ruolo di primo piano nell'espressione di un'ipotesi nella protasi del periodo ipotetico irreale ed in costrutti analoghi:
In contesti informali, la forma were del verbo essere viene spesso sostituita da was:
In conclusione, si tratta di una forma il cui nome, Past Subjunctive, congiuntivo passato, non rende giustizia alle funzioni della voce verbale, ma al massimo alla sua forma.
Per quanto riguarda invece la lingua tedesca, le forme del Konjunktiv II assumono il significato di irrealtà (congiuntivo imperfetto italiano) e di possibilità (condizionale italiano). Per la formazione si dispone di due forme, identiche nel significato:
La forma più comune è la seconda, almeno nella lingua parlata, tranne per i verbi ausiliari e modali, che generalmente preferiscono (ma non esigono) la prima.
Si può utilizzare in frasi ottative:
nel periodo ipotetico irreale (sia nella principale che nella subordinata):
e, come detto, traduce anche il condizionale italiano:
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