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sinodo cristiano del 306 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il concilio di Elvira (latino: Concilium Eliberritanum, spagnolo: Concilio de Elvira) si celebrò circa nel 306 nella città di Elvira (il nome di Granada prima della conquista araba, nell'allora Hispania).
A questo sinodo, che gettò le basi di quello che sarà la futura Chiesa in Spagna, presero parte tutti i vescovi e i presbiteri di Spagna.
Vi si trattò il tema della separazione dalle comunità ebraiche che risiedevano nella penisola iberica. Fu il primo concilio in cui è presente un canone, il numero 33, che vieta agli ecclesiastici rapporti sessuali (divenuto successivamente decreto, emanato per primo da papa Siricio); la pena in caso di inosservanza era la deposizione, a questa pena papa Siricio aggiunse la scomunica[1][2]. Misero inoltre per iscritto alcune leggi che obbligavano i cristiani ad allontanarsi dall'ambiente pagano e si condannarono le tesi adozioniste sulla natura di Cristo.
Il canone 36 si esprime contro l'uso di immagini nella decorazione delle chiese, mentre il canone 60 cerca di limitare alcune manifestazioni di fanatismo religioso da parte cristiana contro le tradizioni pagane: coloro che fossero stati uccisi dai pagani per averne distrutto un idolo, non avrebbero dovuto essere riconosciuti dalla Chiesa come martiri.
Il concilio impose le qualità morali dei chierici, escludendo dagli ordini religiosi:
Per i presbiteri era prevista un'età non inferiore ai trent'anni, mentre per i vescovi non inferiore a cinquanta.
Il sinodo affermò il ruolo dei diaconi nell'amministrazione della Chiesa e la loro facoltà di impartire l'assoluzione confessionale in casi eccezionali. Il Sinodo di Arles del 314 e il Concilio di Nicea I negarono loro la possibilità di presiedere anche l'Eucaristia in casi eccezionali.[3]
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