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organizzazione internazionale che ha preceduto l'Unione europea (1958-1993) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Comunità Economica Europea (CEE) è stata un'organizzazione di Stati europei istituita il 25 marzo 1957, contestualmente alla Comunità europea dell'energia atomica, mediante la sottoscrizione del Trattato di Roma, entrato in vigore il 1º gennaio 1958. Ad essa presero parte i sei Stati già appartenenti alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio, segnatamente Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.[1]
Comunità Economica Europea | |
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Bandiera dell'Europa | |
Abbreviazione | CEE, CE |
Fondazione | 1º gennaio 1958 |
Scioglimento | 1º dicembre 2009 |
Scopo | sociale, culturale, economico, progresso tecnologico, trasporti, sicurezza |
Sede centrale | Bruxelles |
Area di azione | 2 252 075,26 km² |
Membri | Italia Francia Germania Belgio Lussemburgo Paesi Bassi Irlanda Danimarca Grecia Spagna Portogallo |
Considerata la più importante delle tre Comunità europee, il Trattato di Maastricht del 1992 ne dispose la trasformazione in Comunità europea (CE), concepita alla stregua di "Primo pilastro" dell'azione dell'Unione europea (UE). Con l'adozione del Trattato di Lisbona il 1º dicembre 2009 essa, formalmente, non esiste più essendo stata assorbita dall'Unione europea.
I Trattati di Roma del 1957 hanno sancito la costituzione della CEE, insieme alla Comunità europea dell'energia atomica (anche nota come Euratom). La Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA) era stata invece in precedenza istituita con il Trattato di Parigi del 1951.
È il nome che ha avuto la CEE (Comunità Economica Europea.) dall'entrata in vigore del Trattato di Maastricht (1º novembre 1993) fino all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona (1º dicembre 2009) che l'ha formalmente soppressa. La sigla della Comunità europea era CE. La contrazione del nome dell'organizzazione internazionale tramite l'eliminazione del termine "Economica" fu dovuta ad un chiaro intento di espansione delle competenze della Comunità, non più legata meramente all'aspetto economico, ma intesa in modo che potesse abbracciare, col tempo, molte e diverse discipline verso l'anelata - ma mai, finora, compiuta - unione politica.
La CEE aveva nei suoi obiettivi l'unione economica dei suoi membri (Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, e Germania Ovest), fino a portare ad un'eventuale unione politica. Lavorò per il libero movimento dei beni, dei servizi, dei lavoratori e dei capitali, per l'abolizione dei cartelli e per lo sviluppo di politiche congiunte e reciproche nel campo del lavoro dello stato sociale, dell'agricoltura, dei trasporti, del commercio estero.
Nel 1956 il Regno Unito propose che il Mercato Europeo Comune (MEC) fosse esteso in una più ampia area di libero scambio europea. Nel novembre 1958, però, la Francia mise il veto sulla creazione della nuova area,[2] così il Regno Unito, insieme alla Svezia, si fecero promotori dell'Associazione europea di libero scambio (EFTA), concretizzatosi nel 1960, insieme ad altri paesi non membri della CEE come (Austria, Danimarca, Norvegia, Portogallo, Svezia, Svizzera e Regno Unito).
Dal 1973, con l'ingresso di Regno Unito, Irlanda e Danimarca nella CEE, EFTA e CEE negoziarono una serie di accordi per assicurare uniformità nelle politiche economiche delle due organizzazioni, sfociata infine nell'accordo per lo Spazio economico europeo (SEE). Dal 1995 solo 4 membri (Islanda, Liechtenstein e Norvegia, non la Svizzera, che ha comunque stipulato trattati bilaterali) che non sono entrati nell'UE rimangono nell'organizzazione SEE.
Secondo il Trattato di Maastricht, la Comunità europea ha l'obbligo di promuovere nell'insieme della Comunità:
Per perseguire tale risultato, la CE elabora un insieme di politiche settoriali, in particolare in questi settori:
L'Unione economica e monetaria (UEM) è considerata la politica di integrazione più avanzata all'interno del primo pilastro dell'UE.
La CEE/CE è formata da quattro istituzioni principali:
La CE rappresenta il primo pilastro dell'Unione Europea che è caratterizzato dal "Metodo comunitario" che ne definisce il modo di funzionamento istituzionale. Nel rispetto del principio di sussidiarietà, il metodo funziona su una logica d'integrazione ed è caratterizzato da questi elementi:
Il metodo comunitario si contrappone al "Metodo intergovernativo", funzionante nel secondo e nel terzo pilastro dell'UE.
Le fonti del diritto comunitario derivanti dall'attività della Comunità europea possono produrre atti vincolanti e non vincolanti. Gli atti non vincolanti sono le raccomandazioni CE (ossia degli inviti rivolti agli stati membri ad assumere un certo comportamento) e i pareri (espressione del punto di vista di un organo europeo su una determinata questione). Quelli vincolanti sono invece i Regolamenti, le Direttive e le Decisioni.
I Regolamenti hanno le caratteristiche tipiche delle leggi nell'ordinamento interno degli stati. Sono generali, ossia non sono rivolti a soggetti determinati, ma hanno la caratteristica della generalità e dell'astrattezza. Sono obbligatori, ossia, salvo diversa disposizione del Regolamento stesso, devono essere applicati nella loro totalità dagli stati membri. Il fatto che siano atti di applicabilità diretta implica che non sia necessario, e neppure ammesso, un atto dello stato che ne ordini l'esecuzione nell'ordinamento nazionale.
Una Direttiva è un atto normativo non generale, ma rivolto in particolare ad uno (o più) degli Stati membri. Pone allo Stato a cui è rivolta l'obbligo del raggiungimento di un determinato risultato o standard, lasciando discrezionalità agli organi nazionali in merito ai mezzi da utilizzare. Molto spesso, comunque, la Direttiva detta discipline particolareggiate e precise, al fine di limitare la totale discrezionalità dello Stato.
Le Decisioni hanno le caratteristiche tipiche del procedimento amministrativo nell'ordinamento degli stati. Tutti gli elementi di una Decisione sono obbligatori e direttamente applicabili, come i Regolamenti ma, a differenza di questi ultimi, sono rivolti a specifici soggetti, come uno Stato membro o una persona giuridica.
L'unico membro dell'Unione europea che non ha aderito alla cooperazione rafforzata di Schengen è l' Irlanda, mentre in Romania, Bulgaria e Cipro il Trattato non è ancora entrato in vigore.
L'unico paese dell'Unione europea che ha un opt-out riguardo all'adozione dell'euro è la Danimarca, mentre la Svezia non ha una clausola di opt-out ma lo applica "de facto".
Albania, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, Moldavia, Montenegro, Serbia, Turchia, Ucraina
Un passo avanti nello sviluppo dell'UE, necessario per permettere il funzionamento dell'Unione a 27, si è avuto con l'adozione del Trattato di Lisbona, che è, oggettivamente, un regresso rispetto alla più avanzata Costituzione Europea.
Il Trattato di Lisbona, come la Costituzione europea, prevede l'abolizione formale dei tre pilastri e la "comunitarizzazione" del secondo e terzo pilastro che funzioneranno col Metodo comunitario, ad eccezione delle disposizioni in materia di difesa comune.
Il Trattato di Lisbona si distingue però dalla Costituzione europea per il meccanismo di opt-out nel 3° pilastro ottenuto dalla Gran Bretagna e dall'Irlanda, la precisazione del "carattere specifico" della PESC, il semplice rinvio alla Carta dei diritti fondamentali, rispetto alla quale Gran Bretagna e Polonia hanno ottenuto la facoltà di opt-out. Non si fa inoltre cenno ai "simboli" dell'Unione.
Tutte queste caratteristiche (e altre) rendono "meno europeistico" il Trattato di Lisbona che, comunque, unifica CE ed Euratom e apporta altre piccole migliorie, oltre ad essere indispensabile per il funzionamento dell'Unione.
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