Colossoma macropomum

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Colossoma macropomum

Il tambaqui (Colossoma macropomum (G. Cuvier, 1818)) è una grande specie di pesce d'acqua dolce della famiglia Serrasalmidae, originario del Sud America tropicale, oltre a essere allevato nell'acquacoltura e introdotto altrove a scopo alimentare.[1] È anche conosciuto con il nome di pacu nero, pacu dalle pinne nere, pacu gigante, cachama, gamitana e talvolta come pacu (nome usato per molte altre specie affini).

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Come leggere il tassobox
Tambaqui
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Colossoma macropomum
Stato di conservazione
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Specie non valutata
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseActinopterygii
OrdineCharaciformes
FamigliaSerrasalmidae
GenereColossoma
C. H. Eigenmann & C. H. Kennedy, 1903
SpecieC. macropomum
Nomenclatura binomiale
Colossoma macropomum
(Cuvier, 1816)
Sinonimi
  • Myletes macropomus Cuvier, 1816
  • Myletes oculus Cope, 1872
  • Myletes nigripinnis Cope, 1878
  • Melloina tambaqui Amaral Campos, 1946
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Il tambaqui è l'unico membro del genere Colossoma, sebbene in passato questo genere includesse anche le specie del genere Piaractus.[2]

Descrizione

Riepilogo
Prospettiva
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Un tambaqui, allo zoo di Hellabrunn, Germania

Il tambaqui è il characiforme più pesante delle Americhe (sebbene Salminus possa raggiungere una lunghezza superiore), oltre a essere il secondo pesce d'acqua dolce più pesante del Sud America (dopo l'arapaima).[3] Può raggiungere fino a 1,1 metri di lunghezza totale, per un peso di 44 kg,[4] sebbene le dimensioni medie siano intorno ai 70 centimetri.[1] Il più grande esemplare pescato, e riconosciuto dall'IGFA, pesava ben 32,4 kg.[5] Dopo la stagione delle inondazioni, circa il 10% del peso del tambaqui sono riserve di grasso viscerale, e almeno un altro 5% è grasso presente nella testa e nei muscoli.[3]

I tambaqui hanno una forma del corpo simile a quella di un piranha, per questo talvolta i giovani vengono confusi per quest'ultimi; il corpo è robusto, alto e compresso lateralmente, dalla forma romboidale allungata, con grandi occhi, e il dorso è leggermente arcuato. Le pinne, carnose, sono ampie e trapezoidali, mentre la pinna caudale è bilobata. A differenza delle specie più predatrici, i denti del tambaqui hanno una forma simile a quella dei molari, un adattamento per frantumare semi di piante e noci.[3] La metà inferiore del suo corpo è prevalentemente nerastra. Il resto del corpo è principalmente grigio, giallastro o oliva, ma le tonalità esatte variano considerevolmente e dipende in parte dall'habitat in cui si trovano, con gli individui che vivono in acque nere che sono molto più scuri degli individui che vivono in acque più limpide.[3] Le pinne pelviche, anali e pettorali sono nere. Il tambaqui assomiglia morfologicamente al pirapitinga (Piaractus brachypomus), sebbene quest'ultima specie abbia il profilo della testa più arrotondato (meno allungata e appuntita)[6] e una pinna adiposa più piccola e priva di raggi, oltre ad altre differenze presenti nei denti e nell'opercolo.[7][8]

Alcuni esemplari allevati in acquacoltura sono stati ibridati con i Piaractus (entrambe le specie),[9] i cui ibridi sono stati avvistati anche in natura.[4] La prole ibrida che ne scaturisce è difficilmente identificabile solo in base all'apparenza.[9]

Distribuzione e habitat

Il tambaqui è originario degli habitat d'acqua dolce nei bacini dell'Amazzonia e dell'Orinoco, del Sud America tropicale.[1] Nei fiumi d'acqua limpida ricchi di sostanze nutritive come Madeira, Juruá, Putumayo (Içá) e Purus sono presenti in tutta la loro lunghezza, fino alle loro sorgenti.[10] Nei fiumi dalle acque più scure povere di nutrienti come il Rio Negro e nei fiumi d'acqua limpida come diversi affluenti della riva destra del Madeira, generalmente si trovano solo nel basso c. 300 km ed è raro oltre il più basso c. 150 km.[10] È ampiamente allevato in acquacoltura al di fuori del suo areale nativo in Sud America.[1] Fossili di questi pesci, risalenti al Miocene, sono stati ritrovati lungo il fiume Magdalena, ma la loro presenza moderna in quest'area è dovuta all'introduzione dell'uomo.[4]

Biologia

Riepilogo
Prospettiva

Riproduzione

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Un esemplare giovane, al Melbourne Aquarium, Australia

Questa specie è per lo più solitaria,[1] ma migra annualmente in grandi banchi per riprodursi.[3] Durante la stagione che precede la stagione riproduttiva, gli adulti rimangono nelle foreste allagate dei fiumi bianchi (várzea), limpidi e neri (igapó).[1][3] Rimangono lì da quattro a sette mesi durante la stagione delle inondazioni, ma quando il livello dell'acqua scende si spostano nei principali canali fluviali o, in misura minore, nei laghi delle pianure alluvionali.[3][10] All'inizio della successiva stagione delle inondazioni, i grandi banchi si spostano nei fiumi dalle acque limpide dove depongono le uova tra novembre e febbraio.[3][10] L'esatta posizione di deposizione delle uova nei fiumi dalle acque limpide non è del tutto certa, ma a quanto pare avviene lungo le rive boscose[10] o negli argini erbosi.[3] Qui le femmine depongono migliaia di uova sferiche (da 7 000 a 3 000 000 secondo la grandezza della femmina) nel fondo melmoso, che vengono subito fecondate dal maschio. Successivamente i banchi si sciolgono, e gli adulti tornano nelle foreste allagate, e lo schema si ripete annualmente.[3][10] Gli avannotti possono essere trovati nei fiumi dalle acque bianche, compreso lo stesso Rio delle Amazzoni.[10] I giovani rimangono vicino alle macrofite nelle pianure alluvionali e nelle foreste allagate tutto l'anno, passando al modello di migrazione degli adulti solo quando raggiungono la maturità sessuale.[1][10] La maturità sessuale viene raggiunta quando i giovani raggiungono una lunghezza di circa 60 centimetri (2 piedi).[4]

La specie, generalmente, può vive fino 40 anni, sebbene ci siano stati individui che sono arrivati anche a 65.[4]

Ossigeno, salinità e resistenza al pH

Quando non c'è abbastanza ossigeno nei fiume o nei laghi, il tambaqui ottiene l'ossigeno dall'aria. Questi pesci sono in grado di ottenere ossigeno dall'aria grazie alle loro parti fisiche e interne del corpo, come le branchie e la vascolarizzazione della vescica natatoria.[11]

Il tambaqui è un pesce che vive in acqua dolce. I giovani possono sopravvivere in acque salmastre quando la salinità aumenta gradualmente. Tuttavia, livelli di salinità superiori a 20 g/L ne provocano la morte.[12] Quando i giovani sono allevati con una salinità superiore ai 10 g/L, si verifica un significativo effetto dannoso sulla crescita, sui parametri ematologici e sull'osmoregolazione.[12]

Durante un esperimento, i tambaqui sono riusciti ad adattarsi al cambiamento del pH dell'acqua. Se il pH non scende sotto il 3,0, questo non ha effetti mortali sull'animale. L'unica differenza interna che è stata notata nei tambaqui quando il pH veniva alterato era un cambiamento nell'acido-base del plasma e dei globuli rossi.[13]

In un altro esperimento, i tambaqui sono stati esposti a cadute di pH da 6,0 a 4,0, simili a quelle che avrebbero incontrato nel loro habitat naturale. I ricercatori hanno scoperto che le comunità microbiche dell'intestino dei pesci erano molto resistenti alle cadute di pH, il che potrebbe spiegare parte della capacità di questi pesci di migrare tra i corsi d'acqua nera e bianca in Amazzonia.[14]

Alimentazione

I tambaqui si nutrono di frutti e semi, soprattutto quelli di angiosperme legnose e specie erbacee. A seconda della quantità e della qualità di questi alimenti, i pesci decidono la loro posizione nel loro habitat.[15][16] In uno studio condotto durante la stagione delle inondazioni, il 78-98% della dieta consisteva in frutta.[15] Un altro studio, che prendeva in esame il contenuto dello stomaco di 138 esemplari durante la stagione delle inondazioni ha rivelato che il 44% del peso era costituito da frutta e semi, il 30% da zooplancton e il 22% da riso selvatico.[3] Lo stesso studio, condotto durante la stagione secca, su 125 esemplari ha trovato una percentuale più alta di pesci con lo stomaco vuoto (14%, circa dieci volte di più rispetto alla stagione delle inondazioni) e circa il 70% del peso totale del contenuto dello stomaco era zooplakton.[3] Oltre a semi, frutti, riso selvatico e zooplakton, fanno parte della loro dieta, anche se in misura minore, insetti, lumache, gamberetti, piccoli pesci, alghe filamentose e piante in decomposizione.[1][3]

I tambaqui svolgono un ruolo importante nella dispersione dei semi delle piante.[17][18][19] I semi dei frutti che cadono nell'acqua vengono ingoiati dai tambaqui, venendo poi espulsi altrove; questo metodo di dispersione dei semi è simile a quello degli uccelli. I tambaqui in questo modo disperdono i semi di circa il 35% degli alberi e delle liane durante la stagione delle inondazioni, in modo che i semi possano germogliare durante la stagione secca, quando l'acqua è pi bassa. Rispetto agli esemplari più giovani, i tambaqui più grandi e più vecchi sono in grado di disperdere i semi a un ritmo più veloce.[20] L'intestino di un tambaqui da 10 kg ben nutrito può contenere più di 1 kg di semi.[4] In generale, più semi sono in grado di passare indenni attraverso la pirapitinga (Piaractus brachypomus) rispetto al tambaqui, il che significa che il primo è un dispersore di semi più efficiente.[15]

Predatori

È preda abituale di pesci del genere Serrasalmus, Arapaima, Hoplias ed Electrophorus.[15]

Interazioni con l'uomo

Riepilogo
Prospettiva
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Un tambaqui al mercato del pesce, Brasile

La carne del tambaqui è molto popolare e raggiunge i prezzi migliori nei mercati del pesce nella sua gamma nativa,[10] venendo venduto fresco e/o congelato.[1]

Le popolazioni selvatiche di tambaqui sono diminuite a causa della pesca eccessiva e molti pesci catturati sono giovani.[10] Solo a Manaus, la deposizione delle uova è scesa da 15 000 tonnellate all'anno negli anni 1970, a 800 tonnellate nel 1996.[10] Sulla base di una revisione dell'IBAMA, nel 1998, il tambaqui era l'undicesimo pesce più catturato in peso nell'Amazzonia brasiliana (appena prima del pirapitinga).[10]

Il tambaqui è oggi ampiamente allevato nell'acquacoltura. L'alta adattabilità di questo pesce gli consentono di vivere in acque povere di ossigeno ed è molto resistente alle malattie.[21] In Brasile, il tambaqui è una delle principali specie ittiche allevate e quindi importante per l'economia del paese.[22] Gli studi sui tambaqui d'allevamento in Brasile hanno rivelato una diversità genetica simile a quella osservata tra le popolazioni selvatiche.[23] Negli allevamenti ittici questa specie è talvolta ibridata con Piaractus per produrre una prole ibrida che accetti più facilmente un intervallo di temperatura più ampio (acqua più fredda) rispetto al tambaqui puro.[9]

In Thailandia, questo pesce, conosciuto localmente come pla khu dam (ปลา คู้ ดำ), venne introdotto da Hong Kong e Singapore come parte di vari progetti di piscicoltura, ma si è adattato velocemente alle condizioni locali e ora prospera anche allo stato brado in alcune aree.[24] Esiste anche una popolazione introdotta a Porto Rico, e alcuni individui (probabilmente rilasci deliberati da acquariofili) sono stati catturati in vari stati degli Stati Uniti[25], ma solo quelli nelle regioni più calde riuscirono a sopravvivere.[26]

Acquariofilia

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Dei tambaqui insieme a dei lamantini dei Caraibi, al Tiergarten Nürnberg, Germania

I giovani di 5-7,5 centimetri di lunghezza, a volte etichettati come "piranha vegetariani", sono spesso visti in commercio nei negozi specializzati in pesci e in acquariofilia, sebbene i giovani crescano rapidamente, raggiungendo in breve tempo grandi dimensioni, richiedendo un acquario di notevoli dimensioni.[26]

Una volta adulto, questo pesce necessita di vasche estremamente grandi per poter vivere bene, per questo è diffuso soprattutto negli acquari pubblici, dove sono spesso ospitati con altri pesci di grandi dimensioni, come il pesce gatto dalla coda rossa, o altri grandi pesci amazzonici, mentre negli acquari privati è allevata solo da appassionati.[26]

Note

Altri progetti

Collegamenti esterni

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