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racconto di Robert A. Heinlein Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Colombo era uno scemo (titolo originale Columbus Was a Dope) è un racconto di fantascienza del 1947 di Robert A. Heinlein.
Colombo era uno scemo | |
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Titolo originale | Columbus Was a Dope |
Altro titolo | Cristoforo Colombo non era mica un gran dritto |
Autore | Robert A. Heinlein |
1ª ed. originale | 1947 |
1ª ed. italiana | 1964 |
Genere | racconto |
Sottogenere | fantascienza |
Lingua originale | inglese |
La semplicità della trama fa pensare che sia stato scritto prima della guerra[1]. Pubblicato per la prima volta nel numero di maggio 1947[2] di Startling Stories col nome di Lyle Monroe, fu l'ultima opera di Heinlein a essere pubblicata sotto pseudonimo[1]; in seguito il racconto apparve in due delle antologie di Heinlein, The Menace From Earth del 1959 ed Expanded Universe del 1980[3].
La prima edizione in italiano fu una traduzione non integrale di L. Tullio[4] intitolata Cristoforo Colombo non era mica un gran dritto, pubblicata sul n. 4/1964 (ottobre/novembre) di Pianeta; nel 1965 una traduzione di Roberta Rambelli intitolata Colombo era uno scemo fu pubblicata dalla Casa Editrice La Tribuna nell'antologia L'altare a mezzanotte. 50 racconti di fantascienza, volume n. 5, II serie, della collana Science Fiction Book Club e quello stesso anno in appendice al volume n. 58 della collana Giallissimo; il racconto fu pubblicato anche dalla Tattilo Editrice nel 1988, nel n. 5 anno X della rivista Scienza Duemila e poi di nuovo nel 1990, nel n. 2 anno II della rivista Fanta-Story[5].
È una conversazione che si svolge in un bar tra due venditori, il barista e l'ingegnere capo della prima nave stellare in fase di costruzione; uno dei venditori non capisce perché intraprendere un viaggio di sessant'anni che, soprattutto, comporta gravi rischi per la vita.
Quando tra gli argomenti a favore dell'esplorazione spaziale viene portata l'analogia con i viaggi di Cristoforo Colombo, l'altro insiste sul fatto che Colombo fosse uno sciocco che avrebbe fatto meglio a restare a casa.
La sorpresa finale è che la conversazione si svolge sulla Luna.
Secondo Alexei Panshin è una storia breve e semplice con un'efficace sorpresa finale, probabilmente facile da vendere e da far ristampare, ma anche superficiale e facile da dimenticare[1].
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