Risulta citato per la prima volta in un documento dell'amministrazione dei re d'Aragona nel 1451, descritto come uno scriba (ma potrebbe essere un errore), quindi nel 1455 come illustratore di libri. Riceveva allora una remunerazione di 6 soldi (di Barcellona) al giorno. Rimase menzione di lui negli archivi fino alla sua morte nel 1488[1].
Sembra ricevette ordini per opere religiose per la cappella reale, ma anche e soprattutto per frontespizi e iniziali di testi umanistici o antichi. Un'opera documentata ha permesso di determinarne lo stile e il corpus: è un manoscritto di un testo di Andrea Contrario, dipinto per Ferdinando I di Napoli per il quale fu pagato il 6 novembre 1471. Vi è rappresentato un ritratto equestre del re su un foglio di colore viola, quindi una pagina del frontespizio che comprende riproduzioni di medaglie con il ritratto del re, uno dei quali è stato prodotto da Pisanello[1].
Si ipotizzò che fosse a capo di un laboratorio reale in cui lavoravano diversi artisti, tra cui i suoi figli Filippo, Francesco e in particolare Nardo Rapicano e Cristoforo Majorana[2].
Il suo stile è caratterizzato dall'uso di busti o ritratti in modo antico. I suoi putti decorano spesso anche i frontespizi, prodotti in modo un po' standardizzato[3].
Dati sul sito della BHUV, su trobes.uv.es. URL consultato il 7 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2020).
Gennaro Toscano, La bottega di Cola e Nardo Rapicano, in La Biblioteca reale di Napoli al tempo della dinastia aragonese. Catalogo della mostra (Napoli, Castel Nuovo, 30 settembre – 15 dicembre 1998), Valence, 1998, p.385-415.
D. Guernelli, Un Petrarca miniato per Giosuè Carducci. Cola Rapicano e alcune spigolature napoletane, in Letteratura e Arte 10 (2012), pp.137–158.
(EN) Jonathan J. G. Alexander, The Painted Book in Renaissance Italy 1450-1600, Yale university pressªed., 2016, p.400, ISBN9780300203981.