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Le classificazioni dei Paesi poveri sono estremamente variabili. Tradizionalmente le più usate sono:
Col termine di Paesi in via di sviluppo (sigla PVS) si intendono solitamente i Paesi con un reddito medio inferiore ai 9 206 $ all'anno, come proposto dalla definizione dell'OCSE.
La classificazione in base a primo, secondo e terzo mondo ha invece una spiegazione geopolitica. Ovviamente dopo la caduta del Muro di Berlino, la suddetta classificazione ha perso molto del suo significato.
Per quanto concerne invece i Paesi del Sud del mondo, si intendono quelli al di sotto della linea di Brandt (la linea immaginaria di Brandt che divide i Paesi più ricchi avanzati dai Paesi poveri), identificati in base alla posizione geografica.
In realtà i Paesi poveri sono una realtà estremamente complessa e polimorfa, su cui comunque si possono tracciare alcune linee comuni. È altresì vero che comunemente, i termini "Paesi in via di sviluppo", oppure "terzo mondo" o "quarto mondo" o "Paesi sottosviluppati"[1], "Paesi arretrati" o "Paesi non sviluppati",[2] vengano utilizzati genericamente indicando i Paesi poveri (al di là di qualsiasi classificazione). In realtà, esistono molti parametri per poter valutare i risultati di un Paese, anche se non esiste una sola definizione universalmente accettata.
Altre volte l'utilizzo ha senso invece solo in ambito economico, quando si vogliano mettere in evidenza alcune caratteristiche (solo alcune, non tutte) economiche.
In particolare le principali caratteristiche su cui non ci si sofferma sono:
Il PIL non distingue tra produzione di "cose" che aumentino o diminuiscano il benessere[3]. Nella pratica esistono tutta una serie di definizioni (con le rappresentazioni grafiche correlate, a lato riportate), le più variabili.
La principale critica a classificare i vari Paesi secondo uno schema predefinito, sta nel fatto che all'interno di ogni singolo Paese esistono grandi difformità, per reddito, per sopravvivenza ed accesso alla salute, per istruzione ed accesso alla stessa
Quasi tutti i Paesi poveri beneficiano di aiuti pubblici allo sviluppo da parte dei Paesi industrializzati. Tali aiuti tuttavia sono:
I cosiddetti Paesi in Via di Sviluppo risultano avere caratteristiche comuni, aggregate e simultanee. Essi presentano quindi:
L'interazione pervasiva tra dinamiche demografiche, occupazionali, migratorie, ambientali e sociali con gli aspetti economici e produttivi e le esternalità derivanti da tali interazioni, creano vulnerabilità e dipendenza, indebolendo le strutture politiche e istituzionali, erodendo il senso civico, l'autostima e la capacità d'innovazione negli individui, moltiplicando i fallimenti del mercato e accrescendo tensioni e conflitti.
Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) e destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni nette). Secondo questo parametro il Brasile è un Paese ricco (anche se la quantità di poveri è notevolmente e notoriamente alta).
Tuttavia questo indicatore non può essere considerato da solo, infatti spesso esistono, soprattutto nei Paesi poveri, grandi differenze all'interno della popolazione. Allo scopo di avere una visione più accurate è bene consultare anche altri indicatori come la distribuzione della ricchezza, come ad esempio il coefficiente di Gini.
Calcolato sul reddito nazionale procapite.
La Banca Mondiale valuta lo stato economico di un Paese esclusivamente in base al reddito pro capite, per cui considera:
Si ritiene che bassi livelli di reddito spesso corrispondono a bassi livelli di sviluppo; tuttavia è un indicatore che non tiene conto del grado di povertà e della distribuzione del reddito, né permette valutazioni sul potenziale dinamico economico di lungo periodo.
Il coefficiente di Gini è un indicatore di disuguaglianza di reddito all'interno di una popolazione. In accordo con il PIL/procapite ci fornisce una visione relativamente accurata delle ricchezze di un Paese. Ovviamente un basso indice indica una relativa omogeneità, mentre un indice più alto indica una grossa disuguaglianza.
Se il coefficiente di Gini sale insieme al PIL, significa che lo stato di povertà non sta cambiando per la maggior parte della popolazione.
La Parità di potere d'acquisto, in inglese PPP (Purchasing power parity), è una metodica per effettuare una comparazione tra Paesi per quanto concerne il potere d'acquisto e la valuta. Tale concetto fu concepito con la Scuola di Salamanca nel XVI secolo[4], venendo sviluppato nella sua forma moderna da Gustav Cassel nel 1918[5].
La suddivisione del mondo in Nord e Sud venne usata pubblicamente per la prima volta da Willy Brandt[7], nel titolo del rapporto della commissione sullo sviluppo internazionale da lui presieduta, ed oggi fa parte del linguaggio delle Nazioni Unite.
Questa suddivisione ha funzioni economiche e geopolitiche.
Infine, terminologicamente, esiste anche la differenziazione tra primo, secondo e terzo mondo, laddove la definizione terzo mondo fu coniata da Alfred Sauvy nel 1952 per indicare i Paesi non allineati con nessuno dei due blocchi della Guerra Fredda, e definendo come primo mondo i Paesi ad economia di mercato (capitalistica) e secondo mondo i Paesi ad economia pianificata o centralizzata (come nel blocco comunista).
Qualche autore ama anche ritagliare, all'interno del terzo mondo, un'altra lista di Paesi: il quarto mondo.
Quest'ultimo concetto nasce intorno agli anni novanta in seguito al crescente sviluppo economico di molti Paesi (Tigri asiatiche, India, Cina).
Attualmente trattasi di una classificazione sempre meno utilizzata.
Peraltro il termine quarto mondo è profondamente generico. Infatti, secondo alcuni, il quarto mondo comprenderebbe semplicemente i Paesi in cui la popolazione vive mediamente con meno di un dollaro al giorno.
Secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico od OCSE sono definiti Paesi in via di sviluppo tutti quei Paesi compresi nella parte I della lista stilata dalla stessa organizzazione. Si tratta di Paesi con livelli di sviluppo molto bassi, suddivisi in cinque categorie, in base al livello medio di reddito pro capite:
Per Banca Mondiale (BM) esiste anche un altro indicatore discriminante tra Paesi, ovvero l'eleggibilità al prestito: possono accedere ai prestiti da parte dell'Agenzia Internazionale per lo Sviluppo od IDA (trattasi in concreto di un'agenzia della Banca Mondiale) tutti i Paesi con reddito inferiore a 1 065 $, mentre in aggiunta agli IDA possono usufruire dei finanziamenti di Banca Mondiale solo i Paesi finanziariamente affidabili. In pratica la Banca Mondiale divide i Paesi in: Severamente indebitati (SIN), Moderatamente indebitati (MIN), Lievemente indebitati (LIN) e Non classificati riguardo l'indebitamento (NIN)[8].
Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno elaborato nel 1996 un altro progetto di classificazione dei Paesi con alti livelli di povertà e di peso dell'indebitamento estero, denominati con l'acronimo inglese HIPC (Heavily Indebted Poor Countries).
Il programma HIPC, servirebbe alla riduzione del debito nei Paesi in cui questo ha un peso eccessivo.
Sono state emesse molte critiche su questa iniziativa, principalmente circa l'uso di criteri troppo restrittivi, il fatto che pochissime nazioni ne beneficino nonostante si parli di una generica "cancellazione del debito" (ma per chi?), il fatto che vengano in tal questo modo imposte politiche di privatizzazioni forzate, con conseguente crescita dei costi per i cittadini ed ulteriore distruzione del già scarsissimo Stato sociale.
A titolo di completezza, riportiamo gli indici MSCI. Si tratta di indici azionari internazionali tra i più usati al mondo per confrontare i diversi risultati ottenuti dai gestori. Sono calcolati dalla Morgan Stanley Capital International (MSCI), con diverse aggregazioni geografiche e settoriali[9] Gli indici MSCI vengono presi come riferimento dai gestori dei fondi comuni di investimento e da altri investitori[10].
Trattasi di una classificazione socio-economica applicata da scienziati ed economisti. Queste nazioni sono caratterizzate da:
Attualmente è una classificazione il cui utilizzo si va riducendo. Ovviamente all'interno di uno stesso Paese possono esistere grandi variabilità, per cui ad esempio in un Paese con un grande PIL, potrebbero vivere una grande quantità di persone molto povere. Un tipico esempio di tale fenomeno è il Brasile.
0.950 in su 0.900–0.949 0.850–0.899 0.800–0.849 0.750–0.799 |
0.700–0.749 0.650–0.699 0.600–0.649 0.550–0.599 0.500–0.549 |
0.450–0.499 0.400–0.449 0.350–0.399 sotto 0.350 Data unavailable |
Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo o UNDP ha elaborato e inserito nel suo rapporto annuale sin dal 1990 un indicatore che tiene conto di variabili del tenore di vita, chiamato Indice di sviluppo umano, ISU.
Le variabili considerate sono:
Il Genuine Progress Indicator (GPI) misura l'aumento della qualità della vita di una nazione, togliendo dal computo totale i costi finanziari risultanti da attività del crimine e dell'inquinamento. È infatti calcolato distinguendo tra spese positive (che aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e negative (come i costi per la riduzione delle risorse naturali, per la riduzione del buco nell'ozono, dell'inquinamento di aria, acqua, e acustico, per la perdita di terreni coltivabili, per la perdita di aree umide, il costo del crimine ed il costo della ripartizione della famiglia[12].
Il Basic Capabilities Index nasce dal tentativo di "fotografare" in modo sintetico i progressi dei Paesi per quanto riguarda gli Obiettivi di sviluppo del Millennio[13].
Questo pensiero è alla origine della nascita del Basic Capability Index (letteralmente Indice di capacità di base) o indice che misura gli spostamenti degli indicatori sociali. È ottenuto da una media di tre indicatori:
L'UNDP ha elaborato altri due indici: l'Indice di povertà umana HPI-1 nei Paesi in via di sviluppo e l'indice di povertà umana HPI-2 nei Paesi industrializzati. Esso non si limita infatti a considerare il solo spazio del reddito, ma si estende fino a comprendere le effettive opportunità che si aprono agli individui. Si collegano alla teoria delle capacità di Amartya Sen, e definisce la povertà non solo come condizione di privazione materiale dell'individuo ma anche come perdita di opportunità concrete, di impossibilità a realizzare traguardi e funzioni fondamentali della vita umana: vivere una vita quanto più lunga possibile, nutrirsi e coprirsi, godere di buona salute, istruirsi, avere opportunità sociali, partecipare attivamente alla vita comunitaria e così via. È una misura composita che include le stesse dimensioni essenziali della vita umana considerate dall'ISU (longevità, conoscenze e standard accettabile di vita) ma adotta variabili e criteri di misurazione parzialmente diversi. La configurazione attuale di questo indice si rivolge a tutti i Paesi per i quali sono disponibili i dati statistici necessari, ma considera variabili o soglie diverse a seconda che si tratti di economie in via di sviluppo (IPU-1) o di economie industrializzate (IPU-2). Le dimensioni considerate sono tre:
L'IPU si calcola nel seguente modo:
IPU = [(P13 + P23 + P33 ) / 3]1/3
cioè ricorrendo ad un criterio di aggregazione che assegna un maggior peso alle dimensioni più deprivate[15].
L'ONU classifica in Least developed country (LDC) e Less developed countries, in base a tre criteri:
Oltre alla definizione di PVS, si affianca la definizione di Least Developed Country – LDC elaborata dall'ECOSOC, definiti in base a:
Generato da Banca Mondiale misura la sostenibilità ambientale correggendo il PIL in questo modo: aggiunge le spese per la formazione, considerate investimenti nel capitale umano. Detrae invece i costi per la riduzione delle risorse naturali ed i danni provocati dall'inquinamento. È un indicatore sistemico (insieme al PIL, all'ISU e all'Impronta ecologica) che mostra, con un solo numero, la sostenibilità di uno Stato[12].
Altri indicatori sono:
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