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specie di pianta della famiglia Rutaceae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il pompelmo (Citrus × paradisi Macfad., 1830) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rutaceae[2].
Pompelmo | |
---|---|
Coppia di pompelmi | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superrosidi |
(clade) | Rosidi |
(clade) | Eurosidi |
(clade) | Malvidi |
Ordine | Sapindales |
Famiglia | Rutaceae |
Sottofamiglia | Aurantioideae |
Tribù | Citreae |
Genere | Citrus |
Specie | C. × paradisi |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Rosidae |
Ordine | Sapindales |
Famiglia | Rutaceae |
Genere | Citrus |
Specie | C. × paradisi |
Nomenclatura binomiale | |
Citrus × paradisi Macfad., 1830 | |
Sinonimi | |
Citrus paradisi |
Il nome comune pompelmo si può riferire tanto al frutto quanto al suo albero.
È un antico ibrido, probabilmente tra l'arancio dolce e il pomelo, ma da secoli costituisce specie autonoma che si propaga per talea e per innesto.
È un albero sempreverde alto solitamente dai 5 ai 6 metri, ma può raggiungere i 13-15 metri. Le sue foglie sono di colore verde scuro, lunghe (oltre i 15 cm) e sottili. Produce fiori bianchi composti da quattro petali di 5 cm. Il frutto è giallo, di aspetto globoso di diametro di 10–15 cm ed è composto da spicchi incolori. È uno dei più grandi tra i frutti degli agrumi, secondo solo al pomelo, dato che può facilmente raggiungere i due kg di peso, nel qual caso però non viene consumato fresco, ma è destinato all'industria conserviera per la produzione di succo. La buccia del pompelmo è abbondantemente foderata dalla massa spugnosa detta albedo che è però leggermente meno compatta di quella del limone. Per questo motivo il frutto non ha la consistenza del limone, né l'elasticità dell'arancia, il che lo fa spesso sembrare ammaccato.
Botanicamente all'epoca non fu possibile distinguere il pompelmo dal pomelo (Citrus maxima), fino al 1830, quando gli fu assegnato il nome di Citrus paradisi. Le sue origini non furono determinate fino al 1950, quando il nome fu variato in Citrus × paradisi.[senza fonte]
Fino a poco tempo fa, infatti, il pompelmo veniva classificato come un Citrus originale, di cui si supponeva fosse una sottospecie anche la varietà dai frutti giganti coltivata perlopiù in Israele. Oggi invece è comunemente accettata la teoria secondo cui sono proprio questi frutti enormi, i pomeli, i veri Citrus originali, mentre i pompelmi ne sono antichi ibridi. L'ibridazione sarebbe tanto lontana nel tempo da aver permesso il predominio dei pompelmi nelle coltivazioni fino a causare la quasi scomparsa dei progenitori. I motivi di questa preferenza stanno certamente nelle "doti" che gli ibridi hanno ereditato dalle piante madri. Mentre il pomelo ha trasmesso il gusto e la succosità, il mandarino ha contribuito con il minor volume e la forma leggermente appiattita. Ne è risultato il pompelmo che conserva appunto tutto il gusto del pomelo, ma si presenta in frutti che non superano in media il chilogrammo di peso, mentre il pomelo può pesare oltre dieci chilogrammi. In quanto poi alla forma, l'ibrido ha assunto quella rotondeggiante piatta del mandarino , perdendo il "cappello" di albedo che fa assomigliare i pomeli a gigantesche pere.
Il pompelmo è l'unico agrume che si suppone non provenga dall'Asia sudorientale, ma dall'America Centrale. Si dice sia stato scoperto nel 1750, probabilmente a Barbados o alle Bahamas. In realtà è plausibile che da questi luoghi sia stato portato in Florida, ma sembra alquanto strano che da lì abbia potuto raggiungere anche il Mar Mediterraneo. Non ci sono dati certi in proposito, ma esiste l'ipotesi per cui anche il pompelmo sia giunto in Europa assieme al suo progenitore, l'arancio dolce, dall'Estremo Oriente attraverso l'Asia per la Via della seta, il che collocherebbe la sua origine nella patria di tutti gli altri agrumi. È comunque vero che in Europa era stato usato a lungo solo come pianta ornamentale. Il frutto è diventato popolare solamente nel XIX secolo.[senza fonte]
Oggi il pompelmo si coltiva in tutto il mondo. Ne sono i maggiori produttori gli USA, con piantagioni in Florida e Texas.
Nell'Italia meridionale, è coltivato oggi negli agrumeti della Piana di Catania, e della Conca d'Oro in Sicilia.
Esistono sul mercato molte varietà di pompelmo, ma una in particolare sta assumendo una certa importanza. Si tratta del pompelmo rosa, la cui colorazione deriva da una mutazione spontanea del pompelmo giallo osservata in Texas nel 1929 e stabilizzata tramite irraggiamento con neutroni lenti. Il nuovo frutto ha sollevato molto interesse tra i compratori, tanto da favorire ulteriori ibridazioni soprattutto con l'arancio moro. Sono stati raggiunti buoni risultati: il frutto sta diventando sempre più colorato e sempre più dolce, e la buccia si sta assottigliando. Al momento il pompelmo rosa è solo una varietà del pompelmo giallo, ma potrebbe succedere che in breve diventi specie autonoma di citrus. È già successo con le clementine: quando una varietà raggiunge qualità peculiari facilmente ripetibili, mantenendo invariate le nuove caratteristiche, l'ibrido assume lo status di specie. Non dobbiamo dimenticare che, storicamente, è quanto successe addirittura all'arancio e al limone.
Due nuove cultivar di pompelmo rosa, la Star Ruby (1970), e la derivata Rio Red (1984), entrambe vendute con il nome di Rio Star,[3] sono state ottenute mediante esposizione a radiazioni ionizzanti.[4][5]
I maggiori produttori di pompelmo nel 2018[6] | |
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Paese | Produzione (tonnellate) |
Cina | 4.965.768 |
Vietnam | 657.660 |
Stati Uniti | 558.830 |
Messico | 459.610 |
Sudafrica | 445.385 |
India | 257.750 |
Turchia | 250.000 |
Sudan | 234.388 |
Thailandia | 219.838 |
Israele | 148.896 |
Argentina | 114.118 |
Tunisia | 104.593 |
Alcuni studi evidenziano proprietà antimicotiche, antimicrobiche e antibatteriche ad ampio spettro del GSE (Grapefruit-Seed Extract)[7][8]. Con una diluizione di 1:512 è eliminata completamente la tossicità del succo, rispetto ai comuni antibiotici, svolgendo un'azione selettiva che colpisce i soli batteri non familiari all'organismo. Al microscopio elettronico si è evidenziato come in 15 minuti dal contatto vien distrutta la membrana del batterio e liberato quanto contenuto nel suo citoplasma[9]
La naringenina (così come la glicirrizina della liquirizia) inibisce nel rene (Sterward et al, anni '80) l'azione dell'enzima l'11-beta-idrossisteroido-deidrogenasi tipo 2 (11-beta-HSD-2), il quale trasforma l'ormone cortisolo nel suo metabolita inattivo cortisone, ed è fondamentale nel controllo dell'attività dei glucocorticoidi in genere.
Di contro, negli ultimi trent'anni sono state fatte delle interessanti scoperte in farmacologia a proposito del ruolo del succo di pompelmo rispetto alle terapie farmacologiche. Questi studi presero vita a partire dall'osservazione che in alcuni Stati meridionali degli Stati Uniti d'America, in particolare in Texas, diverse terapie normalmente in uso anche nel resto del Paese davano risultati inferiori o addirittura nulli in una percentuale significativa di casi[senza fonte]. Si iniziò quindi a dibattere sulle possibili cause di questa manifestazione.
Nel corso degli studi, venne notato che negli Stati interessati il consumo di succo di pompelmo come bevanda (considerata molto rinfrescante in luoghi dove il clima era spesso molto caldo) era notevolmente più alto che negli altri Stati; si registrarono addirittura casi di persone che consumavano 1-2 galloni (equivalente a 4-8 litri) al giorno di succo di pompelmo. Nel proseguire degli studi, il mistero che circondava la correlazione tra i due aspetti (consumo di succo di pompelmo e fallimenti terapeutici) venne svelato.
La bergamottina, contenuta nel pompelmo, è un potente competitore e inibitore metabolico dell'isoforma CYP3A4 del citocromo P450 epatico; questo citocromo è, in breve, un complesso di enzimi del fegato che sovrintende al metabolismo della stragrande maggioranza delle sostanze introdotte nell'organismo, dai farmaci ai nutrienti alle sostanze tossiche (tutti insieme vanno sotto il nome di xenobiotici); l'isoforma 3A4 (una forma particolare di questo complesso enzimatico), in particolare, metabolizza circa il 50%[10] di tutti i farmaci attualmente prescritti per le terapie. La bergamottina agendo da competitore rende meno disponibile il citocromo per le molecole di farmaco, mentre come inibitore diminuisce la produzione degli enzimi a livello epatico. Il farmaco viene quindi metabolizzato più lentamente, con conseguente aumento dello stesso nei livelli plasmatici.
Per questo motivo, il pompelmo ha una potenziale utilità nelle associazioni tra farmaci reciprocamente potenzianti per una generica azione sul citromo P450, diversamente pericolose.
Il citocromo P450 opera nel fegato la sintesi di acidi biliari a partire dal colesterolo. Perciò, alimenti che contengono gli inibitori del P450 (come liquirizia e succo di pompelmo) se assunti lontani dai pasti, non riducono l'assorbimento dei nutrienti.
Sono documentate le inibizioni del metabolismo di alcuni psicolettici (come alprazolam, midazolam e triazolam), statine (atorvastatina) e di ciclosporine[11].
L'uso eccessivo dei derivati del pompelmo porta all'inibizione del CYP3A4, citocromo epatico che è responsabile dell'elaborazione di molti farmaci. I farmaci elaborati da esso di conseguenza raggiungeranno valori plasmatici più elevati e questo fatto può portare a complicazioni rilevanti.[12] La funzione della pillola anticoncezionale può, per esempio, essere alterata a causa di un blocco del CYP3A4 per mezzo del succo di pompelmo.
È dunque consigliabile, per chi facesse uso di farmaci, rivolgersi per informazioni a personale qualificato e sospendere il consumo del succo di pompelmo.
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