Timeline
Chat
Prospettiva

Cinema dei telefoni bianchi

genere cinematografico italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Cinema dei telefoni bianchi
Remove ads
Remove ads

Il cinema dei telefoni bianchi è un sottogenere cinematografico della commedia in voga in Italia tra il 1936 e il 1943.

Thumb
Alida Valli nel film L'amante segreta (1941)

Il nome deriva dalla presenza di telefoni di colore bianco nelle sequenze dei primi film prodotti in questo periodo, sintomatica di benessere sociale: uno status symbol atto a marcare la differenza dai telefoni "popolari" in bachelite, più economici e dunque maggiormente diffusi, che invece erano di colore nero. Altra definizione data a questi film è cinema déco per la forte presenza di oggetti di arredamento che richiamano lo stile internazionale déco, in voga in quegli anni.

Parte della critica in anni più recenti la definisce anche commedia all'ungherese, perché, nonostante siano produzioni italiane, i soggetti e le sceneggiature di questi film sono spesso attinti da autori teatrali ungheresi, molto di moda in quel periodo storico; tali film erano spesso ambientati in stati immaginari dell'est europeo per ragioni censorie, in quanto argomento ricorrente di queste edulcorate commedie sentimentali era una minaccia di divorzio (all'epoca illegale in Italia) oppure d'adulterio (allora perseguibile come reato contro la morale).

Remove ads

Origini

Riepilogo
Prospettiva

Il cinema dei telefoni bianchi è nato dal successo della commedia cinematografica italiana dei primi anni trenta: ne fu una versione più leggera, mondata da eventuali intellettualismi o velate critiche sociali.

Mario Camerini e Alessandro Blasetti rappresentarono la decisa autorialità nascente della nuova cinematografia fondata sull'emblematica frase mussoliniana Il cinema è l'arma più forte!; ma Camerini, al contrario del suo ben più impegnato collega e intellettuale del fascismo, si concentrò su un cinema semmai "coraggioso" per l'epoca in oggetto, che si proponeva di parlare della società italiana dell'epoca.

L'origine "nobile" dei "telefoni bianchi" viene comunemente trovata quindi nel cinema di Camerini già a partire dal cinefilo Rotaie (1929), nel quale il regista fotografò - con riverberi di cinema espressionista tedesco o citando le avanguardie cinematografiche sovietiche contemporanee - la realtà degli anni di crisi, in tempo reale; ciò era generalmente rischioso perché l'autore poteva incappare - più o meno involontariamente - nella rampogna del regime, anche se l'ambiente del cinematografo fascista parve essere tollerante, con molti distinguo, e "aperto" anche a intellettuali non proprio organici al PNF. Successivamente nel film Gli uomini, che mascalzoni..., del 1932, Camerini percorse una Milano rinnovata nell'aspetto: la moda, i mezzi di trasporto e molti altri oggetti divennero i simboli di un'epoca in divenire.

La borghesia, la piccola borghesia e una parte piu' "fortunata" del proletariato urbano furono rappresentati e descritti nei film di Camerini: si propose così un modello rinnovato, o nuovo del tutto, possibilmente da imitare, dedicato al pubblico popolare stesso, che affollava le sale cinematografiche.

Ma il tentativo d'imborghesimento o la sua emulazione da parte del popolo, punto di forza nei film dei telefoni bianchi, in queste due opere di Camerini era visto con un occhio non proprio tenero, non era, quindi, la meta da invidiare; ci fu invece un'apoteosi del lavoro quale mezzo del riscatto sociale, che si trova nel finale morale del già citato Rotaie (a ciò sarà speculare, nel dopoguerra, l'inanità della borghesia, sezionata sotto l'occhio critico di Michelangelo Antonioni). Ma con Gli uomini, che mascalzoni... si offrì al pubblico anche divertimento e spensieratezza; ripropose anche un divismo in chiave aggiornata.

Remove ads

Caratteristiche

Riepilogo
Prospettiva

La produzione dei cosiddetti telefoni bianchi o cinema Decò descrive gli anni trenta e i primi quaranta attraverso gli arredamenti degli ambienti, oltre alle già dette moda e costume. L'epoca traspare dai particolari: gli oggetti ci fanno capire e datare con verosimiglianza l'epoca storica e l'ambientazione del film. Generalmente è resa manifesta la diffusione, almeno nelle città, del "prodotto di qualità", cioè non quello fatto a mano, bensì avanzano le proposte industriali di massa, i prodotti fatti in serie.

Thumb
Assia Noris nel film La casa del peccato (1938)

Il funzionalismo del Bauhaus arrivò anche in Italia e, come riscontrabile in queste pellicole, vi fu riflessa un'Italia che stava "ricostruendo" una propria immagine moderna ed efficiente ed in cui iniziava timidamente a diffondersi la società dei consumi; si sentiva rappresentata dallo stile architettonico razionalista e dal fermento industriale che il regime stesso promuoveva; in questi film leggeri si respirava un fascino che intravedeva speranza nel futuro, un futuro ad ampio respiro e non necessariamente relegato ad una (dapprima imminente e poi piena) Seconda Guerra mondiale.

L'ambientazione borghese si rifece esteticamente alle commedie cinematografiche statunitensi, in particolar modo a Frank Capra. Le speranze dei piccolo-borghesi non poterono che divenire realtà: film come Mille lire al mese, così come l'omonima canzone, passarono alla storia per la loro esplicita spensieratezza ed evocazione altrettanto irriverente. L'elemento melodico ritornava spesso a far capolino, molti tra questi film contenevano infatti almeno una canzone di successo (basti pensare alla celeberrima Parlami d'amore Mariù composta per il film Gli uomini, che mascalzoni... divenuta poi molto più famosa della pellicola stessa).

Tale rappresentazione di benessere e progresso era però lontana dalla realtà italiana di allora. La rappresentazione di una società benestante (in alcuni casi persino opulenta), progredita, emancipata ed istruita era, nonostante la stentata ripresa economica del paese dei primi anni trenta, di fatto contrastante con la situazione reale dell'Italia, la quale, a quell'epoca, era invece una nazione ancora povera, arretrata e con una parte della popolazione che rimaneva incolta o addirittura analfabeta.

Anche l'atmosfera entusiasta, allegra e spensierata di queste pellicole appariva cozzante con la cupa situazione della nazione, dove, passata oramai l'ubriacatura nazionalista succeduta alla vittoria nella guerra contro l'Etiopia, la propaganda della dittatura fascista premeva sempre di piu' sul paese,che da lì a poco si sarebbe trovato trascinato nella seconda guerra mondiale.

Ben presto i soggetti si fecero ripetitivi e sempre più scontati, prevedibili e banali. In seguito allo scoppio e all'aggravarsi della situazione nel corso del secondo conflitto mondiale, la produzione di questo filone di pellicole divenne sempre più rara, fino a scomparire del tutto con il crollo del regime fascista, anche se nel filone decò rientrano anche alcune opere girate nel Cinevillaggio di Venezia durante la RSI, come ad esempio Fiori d'arancio, di Hobbes Dino Cecchini con Luigi Tosi ed Andreina Carli.

Remove ads

Protagonisti

Tra i registi più rilevanti per il genere vi sono: Mario Camerini, Alessandro Blasetti, Mario Bonnard, Mario Mattoli, Carlo Ludovico Bragaglia, Max Neufeld e Gennaro Righelli.

Tra gli interpreti maggiormente rappresentativi: Caterina Boratto, Assia Noris, Cesco Baseggio, Elsa Merlini, Rossano Brazzi, Clara Calamai, Lilia Silvi, Vera Carmi, Gino Cervi, Valentina Cortese, Vittorio De Sica, Doris Duranti, Luisa Ferida, Fosco Giachetti, Amedeo Nazzari, Alida Valli, Carlo Campanini, Checco Rissone, María Mercader, Maria Denis, Osvaldo Valenti, Vivi Gioi.

Filmografia

Riepilogo
Prospettiva

Precursori

Filmografia dei Telefoni bianchi

Scadenza trenta giorni e Fiori d'arancio sono stati girati a Venezia negli stabilimenti del Cinevillaggio durante la RSI (il secondo arrivò nelle sale cinematografiche soltanto nel 1947).

Remove ads

Riferimenti culturali

L'epoca dei film dei telefoni bianchi è ricordata nel film Telefoni bianchi del 1976, diretto da Dino Risi.

Bibliografia

  • Francesco Savio, Ma l'amore no: realismo, formalismo, propaganda e telefoni bianchi nel cinema italiano di regime 1930-1943, Sonzogno, 1975
  • Leonardo Bragaglia, Carlo Ludovico Bragaglia. I suoi film, i suoi fratelli, la sua vita, Persiani Editore, 2009. ISBN 978-88-902003-9-7
  • Ennio Bispuri, Il cinema dei telefoni bianchi, Bulzoni, 2020.

Altri progetti

Collegamenti esterni

Loading related searches...

Wikiwand - on

Seamless Wikipedia browsing. On steroids.

Remove ads