Ciccio Formaggio

brano della canzone napoletana del 1940 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Ciccio Formaggio è un brano della canzone napoletana e una delle famose macchiette scritte dal fecondo binomio artistico Pisano-Cioffi. La canzone fu dapprima interpretata da Leo Brandi e poi da Nino Taranto che la portò nel 1940 al Teatro Bellini di Napoli e ne fece un suo cavallo di battaglia.[1]

Fatti in breve Artista, Autore/i ...
Ciccio Formaggio
ArtistaLeo Brandi
Nino Taranto
Autore/iGigi Pisano
Giuseppe Cioffi
GenereCanzone napoletana
Esecuzioni notevoliTotò con Anna Magnani (1944), Roberto Murolo, Nancy Cuomo (1964), Gabriella Ferri (1970)
Data1940
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Il personaggio

Ciccio Formaggio è un uomo semplice, schietto, senza eccessive pretese dalla vita. Ha una fidanzata che ha il vizio di ridicolizzarlo davanti a tutti. Non si riesce a comprendere il perché di questo accanimento della donna nei confronti del proprio ‘fidanzato’. Cicccio Formaggio non ha nemmeno il coraggio di parlare. Lui vorrebbe solo una ragazza normale, degli amici normali, una vita normale. Ma ciò che lo circonda è il riso e l’ironia. Ciccio Formaggio ha paura della vita, degli altri e di ciò che accade nel mondo.[2]

Storia

Riepilogo
Prospettiva

Il testo è raccontato dallo stesso Ciccio Formaggio, in particolare le angherie inflittegli di continuo dalla fidanzata Luisa, che escogita mille sistemi per farne bersaglio di scherzi crudeli che lo mettono in ridicolo di fronte agli altri.

(napoletano)
«Si mme vulisse bbene o veramente
nun me facisse 'ncüitá d'a gente
nun me tirasse 'e pile 'a dint'e rrecchie
nun me mettesse 'e ddite adinte 'll'uocchie»
(italiano)
«Se mi volessi bene veramente
non mi faresti inquietare/dileggiare dalla gente
non mi strapperesti i peli dalle orecchie
non mi metteresti le dita dentro agli occhi»

Come molte canzonette di successo, fu presto modificata per scopi di satira politica. Il primo a parodiarne il testo con questi intenti fu Totò che ne interpretò una versione riveduta e corretta da Michele Galdieri, in coppia con Anna Magnani, presentandola al Teatro Valle di Roma, il 26 giugno 1944, quando la città era già saldamente in mano agli Alleati. Nella pièce, Totò impersonava Mussolini vestito da Pinocchio e rimproverava l'Italia, interpretata dalla Magnani nelle vesti di Salomè, per essere stata troppo adulatrice e indulgente nei suoi confronti e non aver avanzato critiche, nel momento in cui era necessario farle.[3]

«Se mi volevi bene, in quei momenti
non mi dovevi fare i monumenti.
Dovevi fare almeno sol la mossa
d'organizzà uno straccio di sommossa
quand'io pontificavo dal balcone
dovevi farmi almeno un pernacchione»

Nel 1964, si cimenta con questa famosissima canzone anche una giovanissima Nancy Cuomo, che ne incide la versione originale per la casa discografica KappaO di Napoli. Altre interpretazioni nel corso degli anni sono state soprattutto quella di Roberto Murolo, molto pregevole dal punto di vista caratteriale, e di Mina, tendenzialmente più sentimentalista.

Note

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