La chiesa di Santa Maria a Greve, chiamata anche Santa Maria a Scandicci ( in latino Sancta Maria de Scandiccio seu Greve[2]), è un luogo di culto cattolico situato in piazza Don Giulio Cioppi[3] a Scandicci, in provincia di Firenze.
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Fondata nel 978, la chiesa fu donata alla Badia di Firenze dalla contessa Willa di Toscana ed è annoverata per circa i due/tre secoli successivi fra i beni della badia Fiorentina ovvero fino a quando, nel 1246[4] (secondo altri studiosi nel 1350 e per altri ancora alla fine del secolo XIV[5]) passò alla chiesa di San Romolo a Firenze e successivamente (dalla fine del XVIII secolo al 1939) a Orsanmichele.
Il titolo di prepositura è recente (1949).
Fu restaurata ed ampliata nel 1894-1895 e in quell’occasione tornò alla luce un affresco trecentesco (sotto uno strato di intonaco seicentesco) proveniente dall’antica facciata.[6]
A causa delle numerose ristrutturazioni la chiesa ha perduto gran parte della sua plurimillenaria antichità.[7]. L’aspetto attuale si deve alla ristrutturazione del 1934-1937[8] che capovolse anche l'orientamento della chiesa ed eliminò la sistemazione settecentesca.
La facciata fu trasferita sul lato del presbiterio e ricostruita in stile razionalista ed è stata progettata dall’ingegner Arduino Matassini[9]. Essa è a capanna ed è preceduta da un alto portico in travertino che si apre, sul lato frontale, con tre archi a tutto sesto poggianti su pilastri quadrangolari. Alla destra della chiesa, si eleva il campanile in cemento armato e laterizio, terminante con una cuspide triangolare sormontata da una croce in ferro. Esso ospita un concerto di 5 campane in Fa3, fuse dalla Fonderia Capanni di Castelnovo ne’ Monti (RE) nel 1964.
L'interno della chiesa è in un sobrio stile moderno (con qualche traccia neogotica) ed è costituito da un'unica navata coperta con capriate lignee a vista e terminante con una profonda abside semicircolare illuminata da monofore chiuse da vetrate policrome. L'abside è interamente occupata dal presbiterio, rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa, ove trovano luogo al centro l'altare, a destra il fonte battesimale e il tabernacolo, a sinistra l'ambone e, in posizione arretrata, la sede lignea.
Il patrimonio artistico è stato in parte disperso, in parte trasferito nei locali della Compagnia. Sulla parete sinistra, un pregevole tabernacolo in terracotta invetriata, raffigurante la Madonna col Bambino, dell'ambito di Giovanni Della Robbia[10]. Sulla parete destra è stato appeso un quadro di Pietro Benvenuti raffigurante Cristo nel deserto ristorato dagli Angeli (1828)[11].Nella cappellina dei voti, ambiente situato a destra dell’ingresso principale, si conserva uno stucco raffigurante la Madonna a mezzobusto col Bambino, di probabile fattura ghibertiana[12], stucco annerito nell’Ottocento per la devozione alla Madonna del Carmelo.[13]. La statua era stata donata alla chiesa dai Vitolini nel XVII secolo e sappiamo che veniva scoperta in caso di gravi calamità.[14] Un architrave gotico[15] diviso in cinque formelle popolate da Ercole e Deianira ed animali mostruosi, oggi conservato nel corridoio che conduce alla canonica[16][17] e un affresco (Madonna con Bambino e santi)[18], purtroppo molto lacunoso ma leggibile[19] completano il corredo artistico.
Elenco dei rettori della chiesa dal XIII secolo ad oggi[20]
XIII secolo:
- Gianni, 1266;
- Orlando, 1277;
- Cino, 1288;
XIV secolo:
- Mazzinco, 1325;
- Giovanni, 1349;
- Vito Farneti, 1350;
- Andrea Baldino, 1375;
XV secolo:
- Gaspero da Dicomano, 1406;
- Domenico Bonsi, 1436;
- Domenico del Voglia, 1449;
- Jacopo di Grazia di San Giovanni Valdarno;
- Leonardo Dati, 1461;
- Tommaso Tani 1462;
XVI secolo
- Alessandro dell’Antella, 1500;
- Lorenzo da Filicaia, 1504;
- Francesco Bencivenni, 1514;
- Averano di Domenico Giugni, 1527;
- Tommaso di Valsivignone, 1527;
- Bartolommeo Giugni,1562[21];
- Simone da Loro, 1563;
- Antonio Speldini, 1570;
- Giovanni Battista, Aretino, 1572;
- Averano Giugni, 1572;
- Vincenzo Nicolucci, 1581;
- Giovan Maria Marchi, 1597;
XVII secolo
- Donato Marchi, 1637;
- Francesco Benvenuti, 1668[22];
XVIII secolo:
- Anton Filippo del Soglia, 1712[23];
- Filippo Soldini, 1745;
- Luigi Casini, 1769;
- Filippo Pinucci, 1779;
XIX secolo:
- Giovacchino Morani, 1817;
- Luigi Montauti, 1825;
- Carlo Montauti, 1841
- Luigi Ulivieri ( 1842- 1862);
- Giuseppe Bartolini, Vicario Economo ( 1862 - 1868),
- Lisandro Cioppi, Vicario ( 1868 - 1907)
XX secolo :
XXI secolo
- Aldo Menichetti, 2014-2020,
- Giovanni Momigli, dal 2020.
Nel 1937 la Chiesa ha assunto il nome di Santa Maria a Scandicci. In Sancta Maria de Scandiccio seu Greve, Note storiche sulla Chiesa di Santa Maria a Scandicci, stampato dalla Copisteria Turri di Scandicci, maggio 2016, pp. 9, 11.
Cioppi (vedi l’elenco dei parroci in fondo a questa voce) fu parroco della chiesa dal 1907 alla morte, avvenuta nel 1937. Promosse un primo intervento di restauro (concluso nel 1927- cfr. Sancta Maria de Scandiccio, 2016) che diede alla chiesa un interessante apparato decorativo neogotico nell’area presbiterale, opera di Amedeo Benini, pittore-restauratore di Scandicci, come testimonia uno stemma, datato 1927, situato nella controfacciata (sulla figura del cavalier Amedeo e la sua famiglia, vedi il catalogo della mostra scandiccese “La bottega dei Benini. Arte e restauro a Firenze nel Novecento“, 1998, Scandicci ( FI), Palazzina Direzionale, a cura di Gurrieri, Gori e Tesi). Un suo busto è conservato in canonica.Sancta Maria de Scandiccio seu Greve, 2016. Per il cambio di orientamento della
Chiesa vedi R. Borgioli, Dalla monarchia alla repubblica. Scandicci dal 1914 al 1944, Scandicci, 2004, Centrolibro, ISBN 88-86794-10-X.
G. Carocci, I dintorni di Firenze, Firenze, 1906-1907, vol.II, voce “Santa Maria a Greve”.
Moreni Notizie istoriche de’ contorni di Firenze, Firenze, 1793, p. 119; Studio De Vita e associati ( a cura di), Un nuovo quartiere sul fiume a Scandicci, Firenze, 2011, p. 18. Tale contraddizione meriterebbe uno studio più approfondito delle fonti.
G. Carocci, I dintorni di Firenze, voce Santa Maria a Greve, Firenze, 1906-1907.
I primi interventi risalgono ai secoli XVII e XVIII. Cfr. D. Lamberini, a cura di, Scandicci, Itinerari storico-artistici nei dintorni di Firenze, Firenze, 1990, pp. 27 e sgg.
I dintorni di Firenze, Arte Storia Paesaggio, Alessandro Conti, a cura di, Firenze, 1983, La Casa Usher, pag. 120.
Lamberini, op. cit., p. 29.
Il quadro è citato nell’inventario stilato dal Pini nel 1863; purtroppo l’autore non specifica in quale parte della chiesa si trovasse l’opera d’arte in questione, cfr. D. Lamierini, op. cit. . Il Carocci ( op.cit., voce “Santa Maria a Greve”) attribuiva il quadro a Tito, non a Pietro Benvenuti, v. Sancta Maria de Scandiccio, 2016.
Sul tema delle Madonne col Bambino realizzate dai membri della bottega del Ghiberti, derivate da un prototipo ( in marmo, in terracotta) del maestro, ancora non identificato, vedi Guido Tigler, scheda Madonna col Bambino in braccio su base con stemmi e Spiritelli reggighirlanda, secondo quarto del XV sec., nel catalogo della mostra “Arte a Figline, Dal Maestro della Maddalena a Masaccio”, a cura di A. Tartuferi, 2010, Figline Valdarno, Palazzo Pretorio 16 ottobre 2010-16 gennaio 2011, p. 146.
A. Conti, op. cit., p. 120.
Sancta Maria a Scandiccio, cit.
Purtroppo la lastra presenta delle lacune. Esigua è la fortuna critica di tale opera( vedi nota 10), come del resto pochissimi sono i contribuiti scientifici dedicati alla storia del territorio scandiccese. Il primo a descrivere l’opera fu Carocci( op. cit. voce “Santa Maria a Greve”), alla fine del XIX secolo,“murata nel cortile interno della canonica”. Nel 1937 l’opera riapparve in un campo non troppo distante dalla chiesa (SBAS, Catalogo, Scandicci, schede nn. 09/00007227 - 09/00007326, C. Lughetti e A. Biancalani, 1973, citato in D. Lamberini, op. cit., p. 30, nota C9). Si può ipotizzare che tale lastra potrebbe essere stata salvata dal direttore dei lavori, che, pur rimanendo nel campo delle ipotesi, potrebbe aver letto la relazione del Carocci.
Sancta Maria de Scandiccio, 2016.
D. Lamberini, op. cit., p. 29; In A. Conti, op. cit., p. 120 e ssg., passa come opera della taglia del tardo Nicola Pisano. Il manufatto in passato era creduto “il davanti d’un sarcofago bassomedievale”, v. Carocci, 1906-1907.
Affresco che secondo Carocci (op. cit., voce “Santa Maria a Greve”) passa come opera della scuola di Taddeo Gaddi.
Sancta Maria de Scandiccio seu Greve, Note storiche sulla chiesa di Santa Maria a Scandicci., Stampato dalla Copisteria Turri, Scandicci, 2016, pp. 44-45.
Fu canonico della Cattedrale Fiorentina, segretario di Papa Paolo III , poi arcivescovo di Pisa dal 1573. Sancta Maria de Scandiccio..., p. 44.
Promosso priore nel maggio dello stesso anno; Sancta Maria de Scandiccio, p. 44.
Già lettore di Filosofia e Teologia Morale, Cancelliere del Santo Uffizio; Sancta Maria de Scandiccio..., p. 44.
Nipote del predecessore, Sancta Maria de Scandiccio...,, p. 45.
- Cristina Acidini (a cura di), I dintorni di Firenze, collana "I Luoghi della Fede", Milano, Mondadori, 2000, p. 132. ISBN 88-04-46793-2
- Francesco Giuseppe Romeo, Storia di Scandicci , Edizioni SP44 Firenze - Aprile 1982.
- I dintorni di Firenze, Arte Storia Paesaggio, Alessandro Conti, a cura di, Firenze, 1983, La Casa Usher,
- Mila Guidi, Riccardo Borgioli ( a cura di) " Un borgo della periferia fiorentina", Centrolibro Scandicci ( FI), 2006. ISBN 88-86794-12-6
- Riccardo Borgioli, " Dalla monarchia alla Repubblica Scandicci dal 1914 al 1944", Centrolibro Scandicci ( FI), 2004. ISBN 88-86794-10-X
- Luisella Consumi, "" Il popolo al comune! Il comune al popolo!"Il governo municipale di Scandicci negli anni della ricostruzione (1944-1960), Centrolibro Scandicci ( FI), 2003. ISBN 88-86794-08-8
- Paolo Fabbri, Scandicci verso il duemila dall'espansione edilizia a oggi, Centrolibro Scandicci ( FI), 2011. ISBN 978-88-86794-16-9
- Sancta Maria de Scandiccio seu Greve, Note storiche sulla Chiesa di Santa Maria a Scandicci, stampato dalla Copisteria Turri di Scandicci, maggio 2016.