Chiesa delle Scuole Pie
edificio religioso di Genova Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La chiesa del Santissimo Nome di Maria e degli Angeli custodi[2], comunemente detta chiesa delle Scuole Pie, è un edificio di culto che si trova in piazza delle Scuole Pie, nel centro storico di Genova, a poche decine di metri di distanza dalla cattedrale di San Lorenzo.
Chiesa del Santissimo Nome di Maria e degli Angeli custodi | |
---|---|
La facciata | |
Stato | Italia |
Regione | Liguria |
Località | Genova |
Coordinate | 44°24′30″N 8°55′50″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Arcidiocesi | Genova |
Stile architettonico | barocco[1] |
Inizio costruzione | 1712 |
Completamento | XVIII secolo |
La chiesa è stata edificata, sfruttando in parte un edificio preesistente[3], dalla comunità dei Padri Scolopi, presente in città dagli inizi del XVII secolo e proveniente da Savona[2], che nella piazza edificarono anche una scuola. I lavori di costruzione ebbero inizio nel 1712[4], ma vennero ultimati solo nel 1770 circa.[2]
Dopo l'espropriazione dei monasteri e conventi decisa dalla Repubblica Ligure, i padri Scolopi trasferirono la scuola nell'ex monastero delle Benedettine sito nel piano di Sant'Andrea, mantenendo tuttavia attiva la chiesa[5].
Durante i lavori di restauro della chiesa, avvenuti nella seconda metà degli anni ottanta del XX secolo, sono venuti alla luce resti archeologici sia di epoca romana repubblicana che successivi[5].
La piazza dove ha sede l'edificio era da alcuni secoli (le prime testimonianze risalgono al 1277[3]) zona di residenza dell'albergo famigliare dei Cicala, probabili proprietari originari dell'edificio impiegato come base per la costruzione della chiesa[5]. Nei secoli precedenti la famiglia aveva costruito nelle vicinanze anche due edifici poi inseriti nell'elenco dei Rolli, conosciuti ora come palazzo Cicala-Raggio e palazzo Gio Andrea Cicala.
La chiesa è uno dei migliori esempi di architettura tardo-barocca a Genova[6].
La facciata, con doppio ordine di semicolonne e lesene, termina con un timpano triangolare, al di sopra del quale una sopraelevazione ospitava il collegio degli Scolopi. Al centro della facciata si apre un'ampia finestra incorniciata da stucchi[7][8].
Giuseppe Galeotti (1709-1778) e Andrea Leoncini realizzarono diverse opere all'interno della chiesa, tra cui gli affreschi rappresentanti Giuseppe Calasanzio, fondatore dell'ordine degli Scolopi. Sulla volta a vela dell'aula unica ottagonale, il Leoncini è autore delle quadrature architettoniche mentre il Galeotti celebrò ad affresco la Gloria della Vergine e di san Giuseppe Calasanzio, mentre in fondo, nella volta a botte sopra l´altare, lo stesso artista affrescò l'Esaltazione del nome di Maria. Il Galeotti realizzò anche quattro dipinti, collocati su altrettanti pilastri della chiesa, rappresentanti i santi Gerolamo, Ambrogio, Gregorio ed Agostino[2].
Francesco Maria Schiaffino ha disegnato nove bassorilievi presenti nella chiesa, con episodi della Vita della Vergine, ma essendo morto durante la realizzazione dell'opera (nel 1765), i restanti vennero realizzati, in base ai disegni dello Schiaffino, da suoi allievi. Sono considerati opera realizzata direttamente dallo scultore i tre rappresentanti il Presepio, la Purificazione di Maria e la Disputa di Gesù nel tempio, mentre sono opera dei suoi allievi lo Sposalizio della Vergine, l'Annunciazione, la Visitazione, il Transito di N. D., la Discesa dello Spirito Santo e la Fuga in Egitto (quest'ultimo forse opera giovanile di Nicolò Traverso)[2].
La statua della Madonna col Bambino posta sull'altare maggiore è attribuita a Tommaso Orsolino[2] o a Francesco Fanelli[9][10], mentre una rappresentazione pittorica dell'angelo custode è opera di Giovanni Paolo Oderico[2].
Nel 1980, dalla chiesa incustodita, vennero trafugate le due tele collocate sugli altari laterali, che raffiguravano san Calasanzio (di Jacopo Cestaro, allievo del Solimena) e l'Angelo Custode (di Gian Paolo Oderico, seguace del Fiasella). Quest'ultima è stata ritrovata nel 2010 dal Nucleo Tutela Patrimonio dei Carabinieri e restaurata con fondi ministeriali. Al posto della prima tela è steso un drappo verde[11].
Sotto il piano della pavimentazione è presente una cripta in cui venivano sepolti i religiosi[3].