Cherubino

grado nella gerarchia angelica ebraica e cristiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Cherubino

Il cherubino è un tipo di angelo, presente, in ordine storico, nell'Ebraismo e nel Cristianesimo. Il termine deriva dall'ebraico כְּרוּב, keruv (al plurale in ebraico כְּרוּבִים?, keruvim), ma la sua etimologia risalirebbe all'assiro Karabu («che è propizio» o «benedicente»).[3]

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Un cherubino (da un affresco del XVI secolo) che secondo l'iconografia cristiana tradizionale presenta una sembianza tetramorfa: uomo, leone, toro, aquila.[2]

Nel cristianesimo medievale i Cherubini si trovano nella prima gerarchia degli spiriti celesti, collocati subito dopo i serafini. In quanto tali sono nominati da Dante nel canto XXVIII del Paradiso (v. 99), e risiedenti nel cielo dello zodiaco e delle stelle fisse.[4]

Riferimenti storici e letterari

Riepilogo
Prospettiva

Nella letteratura compaiono per la prima volta nel libro della Genesi 3,24[5], dove sono considerati dediti alla protezione.[41] Essi stanno a guardia dell'Eden e del trono di Dio.

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Un Cherubino ritratto da Giusto de' Menabuoi a difesa dell'ingresso dell'Eden nei confronti di Adamo ed Eva.

«E esiliò (il Signore Dio) l'uomo e pose a oriente del Giardino di Eden i Cherubini e la fiamma della spada folgorante per custodire la via dell'albero della vita

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I quattro Cherubini tetramorfi della visione di Ezechiele secondo Raffaello (1518).

Secondo l'Antico Testamento, in Esodo 25,18-22[42] hanno una sola faccia e due ali (anche in 1 Re 6,24[43] hanno solo due ali), mentre nel libro di Ezechiele sono descritti con quattro ali e quattro facce, ovvero una di uomo, una di leone, una di toro ed infine una di aquila ("tetramorfo"):

«Ognuno di essi aveva quattro facce e ognuno quattro ali.[45] [...] Sui loro quattro lati, sotto le ali, avevano mani d'uomo; e tutti e quattro avevano le proprie facce e le proprie ali. Le loro ali si toccavano l'una con l'altra; avanzando, non si voltavano, ma ciascuno andava diritto davanti a sé. Quanto all'aspetto delle loro facce, avevano tutti la faccia di uomo, tutti e quattro la faccia di leone a destra, tutti e quattro la faccia di bue a sinistra, e tutti e quattro la faccia di aquila. Tali erano le loro facce. Le loro ali erano distese verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il loro corpo.»

Nel Talmud e nella letteratura ebraica, i Cherubini hanno quasi le sembianze di carri metallici.[47]

Nell'iconografia classica ed artistica, invece, sono raffigurati con volti umani, di rarissima bellezza e splendore. Molte volte si è teso a dipingerli di colore rosso o comunque con le ali tendenti a tale colore.

Il loro grado tra gli angeli è diverso a seconda delle tradizioni ebraica o cristiana. Alcuni li credono essere un ordine di angeli; altri li credono una classe al di sopra di ogni altro angelo. I Cherubini hanno una perfetta conoscenza di Dio, superata soltanto dall'amore di Dio da parte dei Serafini.

Nell'Islam essi sono conosciuti come "al-Karubiyyin" e fanno parte anche in tale religione delle creature celesti più vicine a Dio.[49]

Nel cristianesimo, secondo la classificazione delle schiere angeliche operata da Dionigi nel De coelesti hierarchia, sono posti «oltre il trono di Dio», espressione metaforica per indicare l'estrema vicinanza a Dio ed al suo potere. Collocati da Dante nel cielo dello Zodiaco o delle stelle fisse, i Cherubini stanno a guardia della luce e delle stelle. Normalmente in gruppo, si crede che, anche se lontani dal piano reale e materiale degli uomini, la luce divina che essi filtrano giù dal cielo possa riuscire a raggiungere le vite umane.

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I quattro animali tetramorfi, Bue, Leone, Aquila e Uomo, che presiedono al cielo delle stelle fisse,[50] nel mosaico sul soffitto del mausoleo di Galla Placidia a Ravenna. Nella tradizione astrologica sembrano corrispondere ai quattro segni fissi, cioè rispettivamente Toro, Leone, più in linea teorica Scorpione e Aquario.[51]

Nell'antroposofia di Steiner, essi sono anche chiamati Spiriti dell'Armonia, in quanto cooperano con i Serafini traducendo in forma di progetti eseguibili le loro intuizioni divine.[52]

Secondo Steiner, si deve ai Cherubini il fatto che in una remotissima epoca cosmica furono posti i primi germi dell'attuale regno animale, ovvero le immagini che avrebbero ispirato lo zodiaco (letteralmente «giro degli animali»).[50] Dalla periferia dell'universo, con gli influssi dei loro quattro volti essi circondano tuttora il sistema solare,[51] ognuno seguito a sua volta da due accompagnatori, sicché il loro numero complessivo arriva a comporre i dodici segni astrologici.[52]

Quanto al nome dei Cherubini, esso ci rivela il loro potere di conoscere e di contemplare la Divinità, la loro attitudine a ricevere il dono di luce più alto e a contemplare la dignità del Principio divino nella sua potenza originaria, la loro capacità di riempirsi del dono della saggezza e di comunicarlo, senza invidia, a quelli del secondo ordine angelico. Un angelo dal nome Cherubino viene inoltre citato nel poema epico di Turoldo, la Chanson de Roland, alla morte del paladino Rolando.[53]

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Due cherubini in un celebre dipinto di Raffaello.

Per estensione, si definisce «cherubino» un fanciullo di particolare grazia e bellezza. Di qui il nome del personaggio del paggio nelle Nozze di Figaro di Mozart.[54]

Araldica

Lo stesso argomento in dettaglio: Cherubino (araldica).

In araldica, il termine cherubino è utilizzato per indicare una testa di puttino, in maestà, sostenuta da due ali spiegate: in questa veste iconografica i cherubini sono spesso raffigurati dalla tradizione pittorica italiana. Taluni stemmi di araldica civica straniera portano il cherubino con le ali incrociate.

Note

Voci correlate

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