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giornalista, conduttore radiofonico e sceneggiatore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Cesare Rivelli (Potenza, 1906 – Roma, 1983) è stato un giornalista, conduttore radiofonico e sceneggiatore italiano.
Laureato in giurisprudenza, fu redattore di politica estera de Il Giornale d'Italia di Buenos Aires, del Fanfulla di San Paolo, del Nuova Italia di Porto Alegre e fu collaboratore di testate come Gazzetta del Popolo, Il Messaggero e La Nazione.[1] Iscrittosi al Partito Nazionale Fascista nel 1931, fu tra i più accesi propagandisti del regime.
Aderì alla Repubblica Sociale Italiana e fu il deus ex machina dell'informazione fascista repubblichina: fu redattore di Radio Monaco, ricevette la nomina di direttore generale dell'Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR) e del settimanale Segnale Radio.[2]
Dopo la caduta della RSI, fu arrestato per collaborazionismo il 5 maggio 1945, in seguito prosciolto dalla Sezione istruttoria della Corte d'appello di Milano nel luglio 1946.
Con l'avvento della Repubblica, lavorò come sceneggiatore e soggettista di commedie e diresse il documentario di guerra Continenti in fiamme (1960). Negli anni settanta riprese l'attività giornalistica, come corrispondente di politica estera per L'Osservatore politico letterario di Giuseppe Longo.[3] Morì a Roma nel 1983.
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