docente di paleografia, archivistica e diplomatica (1880-1959) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Cesare Augusto Manaresi (Roma, 10 settembre 1880 – Varese, 1º settembre 1959) è stato un archivista, paleografo, diplomatista, genealogista italiano.
Figlio naturale di Giuseppe e di Felicita Carloni, passò l'infanzia a Imola e ottenne il diploma di liceo classico a Faenza[1]. Ottenuta la laurea in lettere all'Università di Bologna tra il 1904 e il 1906[1], in quest'ultimo anno vinse un concorso per entrare nell'amministrazione archivistica, venendo destinato all'Archivio di Stato di Milano (29 agosto)[2]. Dotato di una buona conoscenza delle lingue straniere (parlava francese e tedesco[3]), nel corso degli anni trascorsi all'ASMi (1906-1942[3]) scalò la gerarchia archivistica, coltivando nel frattempo l'amore per la paleografia, la genealogia e la storia, ottenendo poi la libera docenza in paleografia, diplomatica e archivistica nel 1922 all'Università degli Studi di Pavia[1]. Tra i principali collaboratori di Fumi e Vittani nella conduzione della Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica di Milano durante il periodo in cui nell'Istituto milanese furono introdotti i principi della scienza archivistica moderna, Manaresi fu prima assistente di Vittani e, dopo la nomina di quest'ultimo a direttore dell'ASMi, ne divenne il direttore tra il 1922 e il 1938[1], durante i quali instaurò un clima severo e rigoroso verso i suoi discepoli affinché assorbissero appieno i contenuti delle scienze impartite quale base del «culto per la "verità", come egli chiamava il documento rettamente interpretato»[4]. Nel 1924 fu nominato socio corrispondente della Deputazione di Storia Patria della Lombardia e, nello stesso anno, socio corrispondente della Deputazione di Storia patria per la Toscana[5].
Nel 1938, dopo aver sperato fino all'ultimo di essere nominato direttore dell'Archivio in seguito alla morte di Vittani grazie ad appoggi presso il fascio locale, decise di abbandonare il servizio presso l'amministrazione archivistica venendo nominato docente di paleografia e diplomatica all'Università Statale di Milano (29 ottobre 1942[3]) grazie all'appoggio sempre del partito fascista e dello storico Federico Chabod[1]. Mantenuta la carica di docente universitario anche dopo la Liberazione (grazie al suo avvicinamento al Partito Comunista Italiano), Manaresi andò in pensione nel 1951[6], morendo poi otto anni dopo a Varese[1].
Esperto archivista (insieme a Fumi e Vittani patrocinò l'introduzione della scienza archivistica moderna nata col Manuale degli archivisti olandesi), paleografo, diplomatista, genealogista e araldista, Cesare Manaresi concentrò i suoi studi sulla valorizzazione del patrimonio dell'Archivio di Stato di Milano affinché i suoi documenti fossero utili per la ricostruzione delle vicende lombarde[1].
Il Comune di Milano ha dedicato a Cesare Manaresi una via situata nel quartiere di Baggio[7]
Le opere di Manaresi che, tra saggi, pubblicazioni e contributi vari raggiungono l'ottantina, sono state qui riportate grazie al ricordo di Alfredo Bosisio, alle opere ricordate nella voce enciclopedica a cura di Gemma Guerrini Ferri e al Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN). Si danno, di seguito, notizia delle opere più importanti del Manaresi:
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