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politico dell'Impero romano prefetto nel 389 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ceionio Rufio Albino (latino: Ceionius Rufius Albinus; fl. 389-391) è stato un politico romano di età imperiale.
Albino era il figlio di Gaio Ceionio Rufio Volusiano Lampadio e di Cecina Lolliana, e suo nonno era Ceionio Rufio Albino, console nel 335; dalla moglie cristiana ebbe Rufio Antonio Agrypnio Volusiano, citato da Rutilio Claudio Namaziano.[1] La sua famiglia aveva una proprietà a Tubursicubure, nei pressi di Hippo Regius.[2]
Albino era un pagano, e Ambrogio Teodosio Macrobio, che lo stimava come uno degli uomini più colti della sua epoca, lo mise tra gli oratori dei suoi Saturnalia;[3] aveva interesse nelle questioni metriche[4] ed è forse l'Albino autore del trattato De metris;[5]
Fu praefectus urbi di Roma nel 389-391; in tale qualità dedicò una statua a Termanzia,[6] la defunta madre dell'imperatore Teodosio I.
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