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Castelnuovo dell'Abate

frazione del comune italiano di Montalcino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Castelnuovo dell'Abatemap
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Castelnuovo dell'Abate è una frazione del comune italiano di Montalcino, nella provincia di Siena, in Toscana.[3]

Fatti in breve Castelnuovo dell'Abate frazione, Localizzazione ...
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Origini del nome

Secondo Emanuele Repetti, l'etimologia di "Castelnuovo dell'Abate" deriverebbe dal fatto che fosse sorto in luogo di un più antico castellare (da qui il suffisso "-nuovo") e dall'influenza e dominio che per lungo periodo ebbero su di esso gli abati della vicina abbazia di Sant'Antimo.[4]

Storia

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Non lontano dal Castelnuovo dell'Abate vennero rinvenuti da Ferrante Rittatore Vonwiller nell'area delle cave, in fondo alla cosiddetta "buca di Sant'Antimo", un vaso risalente all'età del bronzo e databile al III millennio a.C. e resti umani coevi scarnificati dal fuoco di due individui, testimonianza di una presenza umana sul territorio in epoca pre-etrusca.[5]

Castelnuovo dell'Abate nacque come possedimento dell'abbazia di Sant'Antimo (che ebbe il suo periodo di massimo splendore tra l'XI e il XII secolo, con ampia giurisdizione su chiese e territori circostanti[6]) su uno dei tre alti poggi che circondano la valle del torrente Starcia, affluente dell'Orcia.[7] Divenuto castello presumibilmente intorno al 1210, già alla metà dello stesso secolo risultava sottomesso alla Repubblica di Siena e poi, dagli inizi del secolo successivo, anche all'abbazia e alla famiglia Tolomei; la comunità, che nel 1320 aveva un territorio di 1 996,2 ha e una popolazione di circa 1 000 abitanti, era governata da un podestà e probabilmente aveva anche uno statuto proprio, andato perduto.[8] Nel 1360 venne riedificata la cinta muraria, opera in parte finanziata dalla Repubblica senese.[4]

In seguito alla peste nera, il paese visse un periodo di declino, fenomeno che investì anche l'abbazia di Sant'Antimo, i cui abati esercitavano sul castello un potere oramai puramente formale legato al pagamento di un canone annuo,[9] in merito al quale nella prima metà del XV secolo vi furono numerose contese fra il comune e l'abbazia.[10] Nel 1462, con la soppressione dell'abbazia per volere di papa Pio II, i beni di quest'ultima furono incamerati dallo Stato e passarono in gestione al vescovo di Montalcino.[11] Il paese, che nel 1466 contava appena 49 famiglie, alla fine dello stesso secolo visse una rinascita insieme ai vicini abitati di Sant'Angelo in Colle e Camigliano, contando all'incirca 300 abitanti.[12] La parrocchia di Castelnuovo dell'Abate nel 1594 contava 547 abitanti; nel 1640 ne aveva 429; nel 1675 era ridotta a 319; nel 1745 a soli 285 individui e nel 1785 a 306 (dei quali 124 residenti dentro le mura del paese);[13] mentre nel 1833 era risalita a 513 abitanti.[14]

Nel XV secolo venne redatto un nuovo statuto che fu oggetto successivamente di più revisioni: la prima nel 1550 e poi nel 1727 e nel 1736.[15] Nel 1777 Castelnuovo dell'Abate insieme ai comunelli circostanti venne annesso al comune di Montalcino nell'ambito delle riforme amministrative varate dal granduca Leopoldo II d'Asburgo-Lorena e divenne un importante snodo commerciale in quanto dogana tra Provincia inferiore e Provincia superiore (il cui confine corrispondeva al fiume Orcia) dalla quale transitava buona parte del commercio del monte Amiata.[16]

L'economia del piccolo borgo è basata soprattutto sul turismo (data la vicinanza con l'Abbazia di Sant'Antimo) e sull'agricoltura (è in questa zona che viene prodotto il famoso Brunello di Montalcino). Intorno al paese vi erano varie cave di alabastro bianco,[14] delle quali una è adibita a vigneto.[17]

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Monumenti e luoghi d'interesse

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Pieve dei Santi Filippo e Giacomo
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La pieve dei Santi Filippo e Giacomo

La pieve dei Santi Filippo e Giacomo è il principale luogo di culto del paese e sorge nel centro abitato, sulla piazza. Ricevette il titolo di pieve dall'antica chiesa dedicata a san Giovanni Battista, situata a sud del borgo, documentata fin dall'VIII secolo e andata distrutta probabilmente nella prima metà del XIV. L'attuale edificio è di epoca tardoromanica, periodo cui afferiscono il portale del lato destro e le due monofore che si aprono nel fianco sinistro.[18] Esternamente caratterizzata da paramento murario in blocchi di travertino, con facciata a capanna, all'interno è a navata unica con soffitto a capriate. Nella chiesetta si trovava, sino agli anni ottanta del Novecento la statua lignea medioevale della Madonna col Bambino, patrona del paese, nell'abbazia di Sant'Antimo. In controfacciata, vi è una lunetta dipinta a fresco con il Beato Pietro Petroni, di Ventura Salimbeni.[14]

Palazzetto dei Vescovi
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Il palazzetto dei Vescovi

Si trova lungo la principale arteria del paese, via Borgo di Mezzo, alla destra della pieve; La sua facciata, di impianto tardorinascimentale, è con pietre a vista cui si alternano elementi decorativi in pietra grigia, quali le bugne angolari, quelle che costituiscono le cornici delle finestre e del portone e i cornicioni. Alla famiglia Bellanti apparteneva anche il castello di Velona (o Verona), che sorge su un rilievo ad est del centro abitato.[14]

Palazzetto Bellanti

Sorge anch'esso lungo via Borgo di Mezzo, di fianco al palazzetto dei Vescovi. Fatto edificare dagli abati di Sant'Antimo e già esistente nel 1412,[19] fu radicalmente restaurato da Fabio de' Vecchi, vescovo di Montalcino dal 1664 al 1688.[14] L'edificio è caratterizzato da una facciata in mattoncini, tripartita orizzontalmente da cornicioni in pietra locale: nella fascia inferiore si trovano il portone con la cornice in bugnato e due finestre; in quella mediana, corrispondente al piano nobile, si aprono cinque grandi finestre rettangolari bordate anch'esse in pietra; la fascia superiore, invece, presenta altrettante finestrelle quadrate.[20]

Porta Nuova

Già esistente nel 1320, sorge all'estremità sud-orientale del paese; è inglobata entro un edificio abitativo ed è costituita da un passaggio coperto che si apre verso l'esterno con un arco a sesto ribassato in laterizio, mentre è ancora visibile il paramento murario in blocchi di tufo della struttura difensiva. L'altra porta, denominata "Scopetana", già non esisteva più all'epoca del Catasto Leopoldino (1765).[21]

Abbazia di Sant'Antimo
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L'abbazia di Sant'Antimo

L'abbazia di Sant'Antimo è il monumento più importante del paese e sorge nella vallata a nord del centro abitato, nella valle dello Starcia.[22] Secondo la leggenda sarebbe stata fondata dallo stesso Carlo Magno, e nel 814 è documentata una cospicua donazione da parte di Ludovico il Pio;[23] a questa fase iniziale appartengono l'antica chiesa a navata unica, poi adibita a sacrestia e decorata nel XIV secolo con affreschi monocromi con Scene della vita di San Benedetto, e le pareti della sala capitolare, unici resti del complesso monastico.[24] La chiesa attuale venne edificata a partire dal 1118 utilizzando travertino e alabastro dalle cave locali, da maestranze eterogenee, con influssi dell'architettura sacra contemporanea francese e del sud Italia;[25] è a tre navate, senza transetto, con deambulatorio e tre cappelle radiali intorno all'abside semicircolare; al di sopra delle navatelle, vi è il matroneo, che si apre irregolarmente sulla chiesa con delle ampie bifore, dei quali quello di destra venne riadattato nel XV secolo ad appartamento abitabile.[26] Alle spalle dell'altare maggiore, si trova un grande Crocifisso in legno scolpito e dipinto in policromia, databile al 1200 circa, mentre al di sotto del presbiterio vi è una piccola cripta a pianta quadrangolare.[27]

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Galleria d'immagini

Note

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Bibliografia

Voci correlate

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