Castellum Aquae
edificio per la distribuzione idrica di Pompei Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il Castellum Aquae è un edificio di epoca romana, sepolto dall'eruzione del Vesuvio del 79 e ritrovato a seguito degli scavi archeologici dell'antica Pompei: la sua funzione era quella di raccogliere l'acqua potabile e distribuirla alla rete idrica cittadina[1].
Il Castellum Aquae, situato nei pressi di Porta Vesuvio, era posto ad un'altezza di circa quarantadue metri[2]: dopo aver ricevuto l'acqua provenienti dall'acquedotto del Serino[1], sfruttando la pressione di caduta, questa veniva convogliata in tre condotti, in modo tale da raggiungere tutta la città; tuttavia un sistema di saracinesche regolava l'afflusso di acqua a seconda della disponibilità[3]. La struttura fu risistemata dopo il terremoto di Pompei del 62, in quanto fu notevolmente danneggiata, come riprodotto negli affreschi ritrovati nella casa di Lucio Cecilio Giocondo[1], ma al momento dell'eruzione, nel 79, l'intero sistema idrico, che andava ad alimentare quaranta fontane pubbliche, non era in funzione[2].
Il Castellum Aquae presenta una pianta circolare, con una volta a cupola dal diametro di sei metri ed esternamente ha una forma trapezoidale[2]. La parete est, che poggia su Porta Vesuvio e quella ovest sono in tufo e realizzate in opera reticolata, quella nord è in opera incerta e nella quale era posto il foro d'ingresso dell'acqua e quella sud, che rappresenta la facciata principale, è in opera laterizia[2], realizzata con mattoni e nella quale si aprono tre arcate cieche, separate da lesene[1] e una feritoia per dare luce agli ambienti interni[3]. All'interno, il grosso serbatoio, era diviso in tre scomparti, ognuno del quale alimentava una conduttura: una era utilizzato per le fontane, una per gli edifici pubblici, come le terme e l'altro per le case; in caso di mancanza d'acqua, l'unica fornitura erogata era quella per le fontane pubbliche[1]. La sola traccia artistica dell'edificio, sono i residui di un affresco, posto sulla parete nord, che raffigurava ninfe e divinità di fiume[3].
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