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frazione del comune italiano di Tolfa (RM) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Rota, anche noto come Castello di Rota per la sua struttura difensiva originaria, di cui conserva parte di una torre, è un borgo rinascimentale di origine medievale ma la cui occupazione stabile risale già all'età del bronzo. È oggi una frazione del comune di Tolfa, in provincia di Roma.
Rota frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Città metropolitana | Roma |
Comune | Tolfa |
Territorio | |
Coordinate | 42°08′56″N 12°00′35″E |
Abitanti | |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 00059 |
Prefisso | 0766 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
Fu feudo della Chiesa e di importanti famiglie romane. Ne furono signori gli Anguillara (XIII secolo), gli Orsini, i Santacroce (che gli diedero l'aspetto attuale) e marchesi (dopo l'erezione a tale dignità da parte di Clemente IX nel 1668) i Baldinotti, i Grillo e i Lepri (XVIII secolo).
La torre risale al XIII secolo mentre il palazzo baronale venne eretto tra il XV e il XVI secolo dalla famiglia Santacroce. Alcuni interventi architettonici sono opera presunta di Martino Longhi il Vecchio e di Troiano Schiratti. A partire dal 1668 il marchese Cesare Baldinotti donò un nuovo aspetto al palazzo coinvolgendo probabilmente l'architetto che già aveva lavorato nella sua residenza romana: Giovanni Antonio De Rossi. La struttura venne ampliata, innalzata di un piano e si realizzò l'attuale facciata. Cesare Baldinotti commissionò anche la decorazione pittorica delle stanze e della cappella del piano nobile. Gli artisti che lavorarono nelle sale in questione, dipingendo sulle volte scene tratte dall'Antico Testamento, probabilmente furono Ludovico e Giacinto Gimignani, entrambi già in contatto con il committente. La decorazione della cappella venne realizzata da Giuseppe Passeri.
Il borgo è stato progettato seguendo i canoni rinascimentali della città ideale come in altri paesi del Lazio nei quali ha operato Antonio da Sangallo il Giovane. La chiesa, eretta a partire dal XVI secolo forse su preesistenti resti, è anch'essa stata affrescata nello stesso periodo del palazzo ed è dedicata a San Girolamo, protettore di Rota e presenta delle linee tipicamente barocche con alcune soluzioni originali. Un arco etrusco fa da cornice al vecchio ingresso del paese, distrutto in parte dai soldati di Napoleone I in rappresaglia all'insurrezione antifrancese di Tolfa.
Il vescovo della diocesi di Nepi e Sutri usava compiere ogni cinque anni una "sacra visita" al paese.
Il centro si trova lungo uno dei rami della via Braccianese Claudia, alla confluenza dei fiumi Verginese e Lenta nel fiume Mignone, in cima ad un blocco tufaceo alla quota di 195 metri s.l.m.
Attualmente la tenuta di Rota, sempre di proprietà del ramo primogenito della famiglia Lepri e della sua discendenza, come gran parte del territorio dei Monti della Tolfa, è destinata all'allevamento del bestiame bovino e al taglio dei boschi cedui.
Il Borgo di Rota è molto presente nel cinema italiano [1].
Tra i vari film nei quali è visibile ci sono Il sorpasso, Meo Patacca, Mio padre monsignore, C'era una volta, I due toreri, L'arcano incantatore, Non ci resta che piangere [2], numerosi decamerotici e le serie tv Elisa di Rivombrosa e I Medici [3].
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