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letterato, drammaturgo e librettista italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Carlo de' Dottori (Padova, 9 ottobre 1618 – Padova, 23 luglio 1686) è stato un letterato, drammaturgo e librettista italiano, poligrafo, fu autore di opere varie fra cui rime di tono classicheggiante e rime di tono satirico e burlesco, poemetti satirici, melodrammi, un romanzo; ricordato soprattutto per il poema eroicomico L'asino e per la tragedia Aristodemo, modellata sulle tragedie di Seneca.
La biografia di Carlo de' Dottori è per alcuni versi simile a quella di altri poeti del XVII secolo. Secondogenito di un'antica e nobile famiglia di Padova, frequentò l'Università di Padova in modo non regolare e non conseguì pertanto nessuna laurea. La sua prima prova letteraria fu l'Alfenore, un romanzo composto intorno ai vent'anni. Fra il marzo e il luglio del 1641 fu incarcerato perché sospettato di essere l'autore di un libello contro alcune personalità di Padova; la vicenda giudiziaria, dalla quale fu alla fine prosciolto, gli ispirò il poemetto La prigione, scritto verso il 1643 ma pubblicato solo nel 1961 a cura di Carlo Luigi Golino[1].
Carlo de' Dottori ebbe successo nelle accademie e nelle corti. Cultore della scienza, fu amico di Francesco Redi e venne ammesso nell'Accademia dei Ricovrati già nel 1645. Stimato da regnanti, fece vita di corte. Visse a Roma, dove fu al servizio del cardinale Rinaldo d'Este il quale lo incaricò di raccogliere i più insigni componimenti poetici scritti in onore della regina Cristina di Svezia; visse a Mantova presso Carlo II (che lo farà conte e cavaliere) e fu protetto dalla figlia di costui, Eleonora, che divenne poi imperatrice in seguito al matrimonio con l'imperatore Ferdinando III; visse infine anche a Vienna, chiamato alla corte cesarea dall'imperatore Leopoldo.
L'attività letteraria del Dottori si esplicò innanzitutto nella composizione di versi che raccolse ed elaborò costantemente nelle diverse edizioni. Le Poesie liriche risalgono al 1643, le Ode al periodo compreso fra il 1647 e 1651, le Canzoni al 1650, le Ode sacre e morali al 1659, altre Ode al 1664, le Ode e sonetti al 1680. Il suo modello poetico fu Fulvio Testi; ma subì anche l'influenza di Giambattista Marino e di Ciro di Pers.
Dei poemetti, nella Galatea, ispirata al mito di Aci e Galatea, il poeta ha tenuto presente la poesia sensuale del Marino. La Prigione e Il Parnaso sono di contenuto satirico, il primo ispirato all'esperienza del carcere[1]; Il Parnaso, ispirato nella trama ai Ragguagli in prosa del Boccalini, tratta di una missione inviata da Apollo a Padova, città afflitta da gravi mali, il peggiore dei quali è il proliferare di violenti bravi. L'Asino, poema eroicomico in dieci canti pubblicato nel 1652 con nome anagrammatico di Iroldo Crotta[2] e con gli "argomenti" di Alessandro Zacco e le "annotazioni" di Sertorio Orsato, ripropone a imitazione della Secchia rapita la guerra fra Padova e Vicenza per il furto, da parte dei Padovani, di un gonfalone dei Vicentini su cui è ricamato a emblema un asino.
Circa l'attività di drammaturgo, De' Dottori esordì nel La Zenobia di Radamisto, una tragicommedia di scarso valore; raggiunse risultati eccellenti con l'Aristodemo (la redazione definitiva è del 1657) e ritornò al melodramma nel 1662 con Ippolita. Nel 1671 scrisse il dramma in prosa Bianca, con lo pseudonimo di Eleuterio Dularete[3]. L'Aristodemo è stato giudicato da Benedetto Croce uno dei più grandi capolavori del teatro tragico italiano[4].
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