Loading AI tools
linguista svizzero Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Carlo Salvioni (Bellinzona, 3 marzo 1858 – Milano, 20 ottobre 1920) è stato un linguista e glottologo svizzero, difensore dell'italianità della Svizzera italiana.
Nacque in Svizzera, nella capitale del Canton Ticino, dove il padre tipografo gestiva anche una libreria. Durante gli studi ginnasiali e liceali a Lugano, frequentò giovani anarchici come Michele Bakunin. Dopo aver interrotto anzitempo sia gli studi liceali, sia quelli universitari di Medicina a Basilea, nel 1878 si trasferì in Germania per iscriversi all'università di Lipsia, «una delle capitali della glottologia del tempo».[1] Qui i suoi studi di linguistica, improntati alla scuola dei neogrammatici, si svolsero con regolarità e profondità d'impegno per la durata di cinque anni, dal 1878 al 1883. Essi tuttavia non esclusero gli interessi politici del Salvioni, che si espressero nell'area del socialismo tedesco.[2]
Nel 1880, durante il suo soggiorno a Lipsia, conobbe il grande glottologo italiano Graziadio Isaia Ascoli e da tale incontro nacque il suo interesse per la dialettologia italiana, che avrebbe riempito l'intera sua vita di studioso. La sua tesi di laurea, dal titolo Fonetica del dialetto moderno della città di Milano, fu pubblicata in volume nel 1884[3] e rappresentò il suo primo importante contributo alla ricerca sui dialetti, soprattutto lombardi, piemontesi e veneti, ma anche meridionali e insulari. Di natura alquanto dispersiva, Salvioni lasciò incompiuti alcuni progetti importanti, come l'edizione del suo amatissimo Carlo Porta, il Vocabolario etimologico italiano ed altre opere.
Conseguito il dottorato nel 1883, due anni dopo ottenne la libera docenza a Torino e fu poi professore ordinario all'Università degli Studi di Pavia, fino al 1902. In quell'anno, dopo aver diretto la prestigiosa rivista «Archivio glottologico italiano», fu successore dell'Ascoli all'Accademia scientifico-letteraria di Milano. Nel 1907 fondò il Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana, al quale attese fino agli ultimi giorni di vita, con la collaborazione del suo allievo Clemente Merlo.[4]
Allo scoppio della prima guerra mondiale, la sua vita privata fu segnata da due gravissimi lutti. I suoi due figli Ferruccio ed Enrico, infatti, morirono entrambi durante il conflitto, a distanza di qualche mese, dopo essersi arruolati nell'esercito italiano come volontari.[5]. Nell'ottobre del 1920, Salvioni attendeva alla preparazione di un libro in memoria dei figli caduti in guerra, quando morì d'improvviso all'età di 62 anni.
«La favella è insieme spirito e materia, risulta da fattori psichici e da fattori fisici». Era questo uno dei principi enunciati da Carlo Salvioni nel discorso inaugurale dell'anno accademico 1905-1906 dell'Accademia scientifico-letteraria di Milano.[6] Dei due fattori indicati, solo quello fisico «determina l'evoluzione dei suoni e può e deve essere studiato scientificamente, sul fondamento del carattere assoluto delle leggi fonetiche».[7]
Il suo radicato orientamento neogrammatico contrastava, peraltro, con i principi linguistici predominanti al suo tempo e nettamente contrari alle leggi fonetiche. A tali principi predominanti finì per aderire, al contrario di Salvioni, persino il suo grande amico Ernesto Giacomo Parodi.[8]
Tale isolamento, peraltro relativo, nel dibattito linguistico del suo tempo, non diminuisce l'importanza del contributo dei suoi studi, il cui valore fu riconosciuto, dopo alcuni decenni, anche da critici attenti al dato linguistico dei testi, come Gianfranco Contini, il quale ebbe a rimarcare le spiccate qualità dello studioso, anche in rapporto al clima culturale del suo tempo.[9]
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.