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Il carciofo di San Miniato (detto anche carciofo sanminiatese o mamma sanminiatese) è un carciofo carnoso coltivato da secoli nelle terre plioceniche di San Miniato[1].
Carciofo di San Miniato | |
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Carciofo di San Miniato | |
Origini | |
Luogo d'origine | Italia |
Regione | Toscana |
Zona di produzione | San Miniato, Montopoli in Val d'Arno, Palaia |
Dettagli | |
Categoria | ortofrutticolo |
Riconoscimento | P.A.T. |
Settore | Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati |
Da memorie storiche e cartografiche risulta che sin dall'Ottocento, la maggior parte delle piagge a solativo di San Miniato erano coltivate a carciofo sanminiatese conosciuto per le sue caratteristiche organolettiche. Al mercato ortofrutticolo di Empoli il carciofo di San Miniato è sempre stato apprezzato e acquistato per la sua adattabilità in cucina. Caratteristica dovuta al fatto di essere coltivato su terreni di origine pliocenica che trasmettevano al carciofo queste particolari doti organolettiche.
Carciofo di forma tondeggiante o globosa, senza spine, di colore verde chiaro tendente allo scuro nella parte apicale delle foglie; il capolino, a maturazione, è di dimensioni medio-grandi (diametro di circa 8-9 cm), mentre l'infiorescenza apicale (chiamata "mamma"[2] ) presenta dimensioni ragguardevolmente più grandi e colore viola. L'altezza della pianta può andare oltre 1,3 m, le foglie sono regolari e presenta una vegetazione folta. Per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche, il prodotto si presenta carnoso e di estrema morbidezza, è caratterizzato per la buona compattezza alla giusta maturazione. Il gusto è sapido, molto tannico e leggermente astringente, molto persistente e intenso. Una volta cucinato si esaltano le sue caratteristiche di sapidità e di morbidezza.[3]
Allo scasso di media profondità nel periodo primaverile antecedente la data di impianto, segue una concimazione di fondo con concime organico (stallatico). Dopo l'erpicatura e il livellamento del terreno a fine agosto o ai primi di settembre, segue l'impianto dei carducci con un sesto di impianto di 1 m sulla fila e 1,50-2 m tra le file. A fine gennaio vengono praticate sarchiatura, rincalzatura e una leggera concimazione fogliare di mantenimento; in primavera viene fatta una scardonatura e ad aprile-maggio si effettua la raccolta dei capolini. Ad agosto viene tagliata la ceppa a livello del terreno, quindi ad ottobre si procede con la scardonatura per recuperare i cardoni migliori per il rinnovo degli impianti. Le regole produttive sono riproducibili all'infinito, in quanto il rinnovo dei cardoni avviene annualmente su una percentuale dell'impianto (circa il 30%).[1]
Fino al 1950 il Carciofo di San Miniato era prodotto in grandi quantità su tutto il territorio del comune e veniva venduto ai principali mercati ortofrutticoli italiani. Con gli anni la produzione ha subito una diminuzione, ad oggi viene prodotto da 6 aziende per un totale annuo di circa 10 quintali. Il prodotto viene venduto in zona per una buona metà, la restante parte va nei mercati regionali (30%) e fuori regione (20%). Per la promozione e valorizzazione del carciofo è attiva l'Associazione "Colli di San Miniato"[1][2]
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