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Le cappelle ecumeniche sono edifici religiosi "che intendono offrire spazi di preghiera, di silenzio, di riflessione, al di là delle specificità confessionali. Si definisce pertanto ecumenico un luogo in cui possono trovare ospitalità i credenti appartenenti a tutte le Confessioni cristiane" e "in cui gli elementi, gli arredi, i simboli, invece di indicare confini ben chiari, offrono un senso di familiarità, mettendo al primo posto la Parola di Dio e la fede in Gesù Cristo Salvatore"[1].
Le tipologie più comuni sono:
A volte vengono definite ecumeniche le cappelle aeroportuali e fieristiche, anche se, essendo per lo più destinate alla preghiera singola di fedeli di passaggio a qualunque religione appartengano e indipendentemente dal loro desiderio di unità, si tratta di un'accezione dell'aggettivo 'ecumenico' molto allargata rispetto a quella abitualmente in uso[2].
Contrariamente ad alcuni paesi nordeuropei e agli Stati Uniti, dove la presenza delle cappelle ecumeniche è diffusa, in Italia gli esempi sono circa una ventina:
L'interesse degli architetti americani e nordeuropei per questo tipo di costruzione si sviluppa nel primo dopoguerra e in particolare a partire dalla cappella di Eero Saarinen al MIT (Cambridge di Boston - USA) del '55. In Italia, invece, sarà soltanto dopo l'apertura ecumenica del concilio Vaticano II che si aprirà la riflessione e il dibattito, peraltro quasi esclusivamente incentrato sulle esperienze architettoniche estere stante le scarse committenze nazionali[10]. Dal 2007 la progettazione di edifici di carattere ecumenico ha cominciato ad interessare il mondo delle mostre e dei premi:
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