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Fossile di homo sapiens Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Villabruna 1, più noto come il Cacciatore della Val Rosna, sono i resti di un ominide della specie Homo sapiens, scoperto nel sito archeologico dei Ripari Villabruna, nel comune di Sovramonte in provincia di Belluno nel 1987 da Aldo Villabruna[1][2].
Villabruna 1 | |
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Il cranio | |
Alias | Cacciatore della Val Rosna |
Specie | Homo sapiens |
Età | 14.000 |
Luogo scoperta | Sovramonte, provincia di Belluno, Veneto, Italia |
Anno scoperta | 1987 |
Autore scoperta | Aldo Villabruna |
Il reperto fu ritrovato lungo il fianco sinistro della Val Schenèr, quella valle che collega Fonzaso al Primiero, tra le due gallerie lungo la strada che porta a Fiera di Primiero, nel territorio del comune di Sovramonte (Belluno). Il resti corpo furono scoperti nel maggio 1987, durante i lavori di rettifica del tracciato stradale preesistente, da Aldo Villabruna, che notò un accumulo a forma di cono di materiali detritici[2].
Il reperto è conservato all'università di Ferrara, a disposizione degli studiosi[3], mentre il corredo funerario, con le pietre dipinte poste a segnare la sepoltura, è conservato presso il Museo Archeologico dei Musei Civici di Belluno.
I fossili sono stati riferiti ad un individuo maschile di circa 25 anni ed alto 168 cm, vissuto nel periodo dell'epigravettiano finale, circa 14.000 anni fa[4].
Il fossile presenta un'ottimo stato di conservazione che ne ha permesso un'approfondita analisi: l'individuo, più alto della media del periodo, aveva anche proporzioni corporee più lineari rispetto a quelle dei suoi contemporanei, simili al modello comunemente mostrato dalle recenti popolazioni nordafricane. Sebbene l'analisi del cranio ne suggerisce l'affinità con le popolazioni paleo-mesolitiche ha evidenziato in Villabruna 1 una sequenza non osservata nelle popolazioni europee contemporanee, sindicativo di una discontinuità genetica tra gli ultimi cacciatori-raccoglitori delle Alpi e le popolazioni successive. L'analisi dentale non ha rilevato particolari specificità morfologiche, se non il probabile utilizzo dei denti anteriori per usi non alimentari. La struttura ossea era robusta, e l'assimetria dell'omero è coerente con un'intensa attività di lancio legata alla caccia. [4]
Si ipotizza che il cacciatore della Val Rosna sia stato sottoposto a una cura dentale, a causa di una carie[5][6]. Questa ipotesi è stata avanzata dagli archeologi dell’università di Ferrara, che hanno compiuto uno studio sulla dentatura del cacciatore. Il ''trattamento'' avvenne attraverso l'uso di un bastoncino d'osso con una punta microlitica in selce, che permise la pulizia del foro; questo si allargò e si ipotizza che per la sua chiusura sia stata utilizzata cera d’api o propoli[7].
In relazione alla storia genetica dell'Europa, uno studio del 2016 ha evidenziato come nei resti fossili del cacciatore siano presenti tracce dell'aplogruppo R1b (Y-DNA), precisamente R1b1 (R-L754), attestando così la presenza di popolazioni caratterizzate da questo specifico aplotipo nell'Europa occidentale, in un periodo antecedente rispetto a quello generalmente riconosciuto.[8] Apparteneva al cluster genico dei cacciatori-raccoglitori occidentali, detto anche cluster Villabruna.[8]
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