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dirigente d'azienda italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Bruno Tassan Din (Milano, 6 febbraio 1935 – Parigi, 26 dicembre 2000) è stato un dirigente d'azienda e editore italiano.
Laureato a pieni voti all'Università Bocconi di Milano, colto ed effervescente in campo finanziario,[1] iniziò la sua carriera alla Châtillon dove diventò uno dei pupilli di Furio Cicogna per poi essere nominato direttore amministrativo e finanziario della Fidenza Vetraria.[1]
Nel settembre 1973 entrò nel gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, pochi mesi prima dell'acquisto del quotidiano milanese e su segnalazione di Mino Spadacini, presidente del collegio sindacale della casa editrice, per occuparsi del settore finanziario e amministrativo. Pochi anni dopo divenne direttore generale, entrando nel consiglio d'amministrazione del gruppo con il 10% delle azioni.[2] E cominciò a comprare altri giornali facendo indebitare il gruppo.[3]
Coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano e della P2 (1981),[4] finì in carcere per le vicende legate all'amministrazione dell'azienda. Nel processo per il fallimento della casa editrice venne condannato a sei anni e quattro mesi di detenzione, mentre in quello inerente al Banco Ambrosiano gli fu inflitta una pena iniziale di quattordici anni, successivamente patteggiata a otto anni e due mesi.
Si ritirò a Venezia dove nel 1994 acquisì La Stamperia, una gloriosa casa editrice chiusa per problemi economici, specializzata in libri d'arte.[5] Due anni più tardi, nel 1996, rilevò una piccola casa editrice dando vita alla Canal & Stamperia Editrice.[5]
Affetto da sclerosi multipla, morì a Parigi a 65 anni, per emorragia cerebrale[5] nella casa della figlia Micol.[6]
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