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scrittore, compositore e critico musicale italiano (1880-1952) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Bruno Barilli (Fano, 14 dicembre 1880 – Roma, 15 aprile 1952) è stato uno scrittore, compositore e critico musicale italiano.
«Lontana dal mondo e dal tempo, staccata. Immobile e imperitura, Venezia bisogna rispettarla fin dove è possibile. Noli me tangere, dice.»
Nacque a Fano nel 1880, da Cecrope, pittore parmigiano, e dalla marchigiana Anna Adanti. Si trasferì dopo poco tempo a Parma, dove iniziò a studiare composizione musicale al Conservatorio Arrigo Boito e proseguì con la direzione orchestrale alla Dirigentschule di Monaco di Baviera, ma scelse tuttavia di dedicarsi all'attività di critico musicale.
A Monaco Barilli conobbe la studentessa serba Danitza Pavlovic (nipote del re Pietro Karađorđević), che poi sposò e dalla quale ebbe una figlia, la pittrice Milena Pavlović-Barilli. Come compositore lasciò soltanto due opere teatrali. Tornato in Italia nel 1910, iniziò la realizzazione di Medusa, un'opera in tre atti su libretto di O. Schanzer, che nel 1914 vinse a Milano il concorso Mac Cormick, ma il lavoro non fu mai rappresentato.
Insieme a Medusa, l'altro suo titolo è Emiral (libretto del compositore), considerata una dei suoi temi più riusciti, difatti ottenne premi e riconoscimenti, tra i quali quello di un noto concorso romano per opere musicali presieduto da Giacomo Puccini.[1]
Nel 1919 Barilli fondò a Roma, dove si era intanto trasferito, la rivista La Ronda, mantenendo una rubrica permanente dal titolo Delirama. Nello stesso periodo fu un assiduo frequentatore del Caffè Aragno, noto ritrovo letterario della capitale.
Ben presto i suoi interessi, pur restando legati all'ambiente artistico, si indirizzarono soprattutto verso una peculiare critica musicale, frutto della sua esperienza di compositore e volta non tanto al confronto fra i compositori e gli interpreti, quanto a cogliere l'essenza della musica nell'atto nascente.
Nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto dal filosofo Giovanni Gentile. Dal 1939 al 1941 fu collaboratore fisso del settimanale Oggi di Arrigo Benedetti. Nel 1939 compose la colonna sonora del film di mediometraggio Los novios de la muerte di Romolo Marcellini.
Barilli fu soprattutto scrittore. Anche se in parte anticipato da Renato Fondi, compone nel 1929 una serie di racconti dal titolo Il paese del melodramma, dove si avvalse della collaborazione di alcuni suoi amici artisti; ne pubblicò anche un'edizione in Francia nel 1938. Il testo rappresentò la concretizzazione della sua grande passione per il melodramma classico italiano e in particolar modo per quello di Giuseppe Verdi.
Fra le altre opere si possono ricordare Delirama del 1924 e 1944 con inediti, dal titolo della sua omonima rubrica di critica, Il sorcio nel violino (1926), Il sole in trappola, pubblicato dopo essere tornato da un lungo viaggio nel continente africano (1941), ed infine Capricci di vegliardo l'anno precedente la sua scomparsa. Morì a Roma, a settantuno anni, nel 1952.
Il suo modello di critica musicale si rivelò piuttosto originale, in quanto Barilli non apprezzava la musicologia e nemmeno le considerazioni tecniche e gli esami linguistici, bensì le "impressioni" d'opera, sorte da un gusto sopraffino.[1]
I suoi fratelli Arnaldo e Latino sono stati rispettivamente uno storico dell'arte e un pittore. Sua nipote Carlotta (1935-2020) è stata un'attrice di cinema, teatro e televisione.
Le sue opere sono state raccolte e riordinate in due volumi a cura di Enrico Falqui:
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