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Breda-SAFAT

mitragliatrice pesante Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Le mitragliatrici Breda - Mod. SAFAT cal. 7,7[1][2] e Breda - Mod. SAFAT cal. 12,7[1][2] furono le armi maggiormente utilizzate dagli aerei della Regia Aeronautica dai primi anni '30 fino alla fine della seconda guerra mondiale, camerate per le munizioni d'ordinanza in uso all'epoca dalla Regia Aeronautica: 7,7x56 R e 12,7x81 SR.

Dati rapidi Breda - Mod. SAFAT cal. 7,7, Tipo ...
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Storia

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Sviluppo

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Due Breda-SAFAT da 7,7 mm installate nella fusoliera di un Fiat R.S.14; notare i portanastro che scendono dall'alto.

Verso la fine degli anni venti la Regia Aeronautica imbandì un concorso per l'adozione di una nuova mitragliatrice leggera di costruzione nazionale per rimpiazzare le ormai superate Vickers modificate all'ora in servizio. Al concorso parteciparono la SAFAT (sezione armiera della FIAT) e la Breda. L'arma SAFAT, progettata da Giuseppe Mascarucci[3][4][5], risultò vincitrice, venendo adottata col nome di FIAT mod.1928 Avio cal. 7,7.[5][6][7][8][9]

Negli stessi anni (nel 1930) la FIAT però perse il concorso per la mitragliatrice leggera per fanteria indetto dal Regio Esercito. Ne conseguì l'uscita della FIAT dal settore delle armi da fuoco, con chiusura della SAFAT e cessione dei suoi brevetti alla Breda.[10][11][12]

Di conseguenza la Breda, nonostante avesse perso il concorso per l'arma aeronautica, si ritrovò ad essere la produttrice dell'arma dell'ex concorrente.[5][13]

Il nome passò così da Mitragliatrice FIAT mod.1928 Avio cal. 7,7 a Mitragliatrice Breda - Mod. SAFAT cal. 7,7.[1][2] Durante la produzione dell'arma vennero apportate varie modifiche e migliorie, creando quattro sottovarianti della versione in calibro 7,7 mm.[14]

Dal 1931-1932 la Regia Aeronautica richiese anche lo sviluppo di una mitragliatrice pesante[15][9] e la risposta della Breda fu un semplice ingrandimento ed irrobustimento dell'arma da 7,7 mm[1][2], ora camerata in 12,7 mm.

Impiego operativo

Le Breda-SAFAT armarono quasi tutti i caccia ed i bombardieri italiani di quel periodo. I caccia Fiat C.R.42, Fiat G.50, Macchi M.C.200, Macchi M.C.202 e Reggiane Re.2000 erano armati con due mitragliatrici Breda 12,7 mm e, negli esemplari più tardi, due Breda 7,7 mm alari. Questo armamento si dimostrò inadeguato nei primi anni di guerra e si ricorse quindi all'adozione del cannone tedesco Mauser MG 151/20 da 20 mm, installato sino a ben 3 pezzi sui nuovi caccia Macchi M.C.205, Fiat G.55 e Reggiane Re.2005, oltre alle due solite 12,7 mm sparanti attraverso il disco dell'elica.

Nel dopoguerra, le Breda-SAFAT da 7,7 mm, in versione campale, rimasero in dotazione alla VAM dell'Aeronautica Militare fino agli anni ottanta.

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Tecnica

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Impianto binato aeronautico con Breda-SAFAT da 7,7 mm

Il funzionamento è a rinculo, con corto rinculo di canna, e sblocco dell'otturatore tramite il meccanismo a leva di Mascarucci[3]. Il ciclo di sparo è ad otturatore chiuso. Il raffreddamento è ad aria, attraverso il copricanna forato. L'alimentazione, a nastro negli impianti aeronautici o con caricatori a cassetta da 150 colpi nella versione campale, era reversibile, da destra o da sinistra.

Sui caccia la mitragliatrice veniva spesso utilizzata in installazione binata, fissa "in caccia" sulla capottatura motore, facente fuoco attraverso il disco dell'elica. In tale installazione la cadenza di tiro scendeva a 575 colpi/minuto. Sui bombardieri e sugli aerei da trasporto le Breda-SAFAT costituivano l'armamento difensivo standard, installate su torretta singola girevole di Tipo A2 come sul CANT Z.501[16], su torrette binate Tipo D e Tipo E manuali e Tipo Z2 binate comandate a distanza, la Tipo G1 ventrale retraibile e su molte altre.

Per l'impiego campale, per entrambe le versioni esistevano sia affusti a candeliere per il tiro contraereo, sia treppiedi per l'uso come arma d'appoggio per la fanteria.

Fu installata come arma contraerea anche su alcuni MAS.

Caratteristica della versione da 7,7 mm è la possibilità di impiegare anche la similare munizione .303 British di produzione britannica. Invece i colpi esplosivi/incendiari/traccianti (HEIT) erano di produzione nazionale, caricati con 0,8 grammi di Pentrite ed erano considerati molto efficienti. La normale sequenza all'interno dei nastri era la seguente: 2 × palla, 1 × tracciante, 1 × perforante, 1 × esplosiva.

Comunque la bassa cadenza di tiro e la scarsa velocità iniziale la rendevano inefficace alle lunghe distanze, mentre i limiti intrinseci del calibro 12,7 mm × 81 mm si dimostrarono pienamente durante i primi due anni di guerra, tanto da portare alla aggiunta della mitragliera tedesca Mg 151/20 da 20 mm sugli aerei di nuova progettazione.

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Prestazioni

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Breda-Safat da 12,7 mm su treppiede, impiegata da una squadra delle Brigate Nere.

La velocità iniziale della cartuccia da 12,7 della 12,7 mm × 81 mm SR Breda risulta inferiore rispetto alla pari calibro .50 BMG poiché le munizioni erano da 12,7 × 81 mm invece che 12,7 × 99 o 12,7 × 108 mm. L'energia allo sparo della Breda infatti è di soli 10.000 joule rispetto ai 16,000-17,000 joule di altre cartucce. Quindi, pur essendo le Breda-SAFAT armi affidabili, avevano il peggior rapporto peso-potenza di tutte le mitragliatrici coeve montate sui velivoli della seconda guerra mondiale. In confronto, la giapponese Ho-103 usava la stessa munizione 12,7 × 81 mm prodotta su licenza, ma era 6-7 kg più leggera ed aveva un rateo di fuoco di 800-900 colpi al minuto, almeno del 20% superiore. Neanche Alfredo Scotti della Isotta Fraschini, che cercò di alleggerire e migliorare le prestazioni della Breda con il suo modello Scotti/Isotta Fraschini, riuscì ad eguagliare la cadenza di tiro o l'affidabilità. Nonostante i proiettili da 12,7 mm avessero bassa capacità distruttiva con soli 0,8 grammi di esplosivo e nonostante la disponibilità di munizioni di più grosso calibro ad alto esplosivo, i piloti italiani apprezzavano le capacità di questa cartuccia nella versione perforante incendiaria. Quasi tutti i paesi avevano adottato la cartuccia esplosiva in calibro 12,7-13,2 mm, ma erano giunti alla conclusione che questa munizione era troppo debole ed inefficace contro le blindature per giustificare il suo costo, cosicché si orientarono verso le armi in un calibro di 20 mm o più grandi.

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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