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Nella notazione musicale, il bemolle (♭) è l'alterazione, con relativo simbolo, che indica che la nota a cui si riferisce deve essere abbassata (cioè resa più grave) di un semitono.
Il termine deriva dalla dicitura "b - molle". Nella musica antica, la lettera b stava ad indicare il Si, che, nel canto gregoriano, era l'unica nota che poteva essere alterata, diventando Si bemolle. Sul significato dell'aggettivo "molle" esistono due ipotesi, ognuna delle quali ha probabilmente la sua parte di verità:
Qualunque sia l'origine etimologica, essa è rimasta in tutte le lingue, con la parziale eccezione dell'inglese, in cui il bemolle è chiamato "flat" (piatto).
Esiste anche il doppio bemolle (♭♭), che indica un decremento di frequenza della nota pari a due semitoni cromatici.
Determinare la tonalità di un brano in modo maggiore con bemolli in chiave è facile: il penultimo bemolle indica la tonica del brano. Ad esempio, se l'ultimo bemolle è La, bisogna osservare il penultimo dell'ordine sopra esposto, cioè il Mi: il brano sarà quindi in Mi♭. Se invece si tratta di un brano in modo minore, la sua tonica si trova, come sempre, una terza minore sotto quella del relativo modo maggiore (nell'esempio, Do minore). Nel caso di un solo bemolle in chiave, la tonalità è quella di Fa maggiore (o Re minore), che è da notare non è indicata dall'ultimo bemolle della sequenza, perché se così fosse sarebbe Fa bemolle maggiore.
Nella notazione contemporanea, il bemolle può essere adattato al linguaggio microtonale mantenendone la logica ma alterandolo graficamente. Nei casi in cui è possibile ottenere suoni che differiscono anche di meno di mezzo tono, si trova sovente il simbolo di semi-bemolle () a indicare che la nota dev'essere abbassata di un quarto di tono, o quello di sesqui-bemolle () a indicare che dev'essere abbassata di ¾ di tono. Questi simboli non sono standardizzati. Si trovano anche bemolli sormontati da un piccolo "4", barrati, con l'occhiello annerito del tutto o in parte, oppure punte di freccia rivolte verso l'alto o verso il basso applicate alla stanghetta verticale: queste indicano rispettivamente una nota crescente o calante. La legenda diventa uno strumento di decifrazione indispensabile, in assenza di convenzioni universalmente accettate.
Alcune tonalità prevedono uno o più bemolli in chiave, il che significa che, fino al cambio di tonalità e a meno di alterazioni momentanee (per esempio un bequadro che ripristinerà la naturalezza del suono), tutte le volte che quella nota (o quelle note) verrà suonata, dovrà rispettare l'alterazione. Di seguito uno schema:
N. | Scala maggiore | Relativa minore | Bemolli |
---|---|---|---|
1 | Fa maggiore | Re minore | Si♭ |
2 | Si♭ maggiore | Sol minore | Si♭, Mi♭ |
3 | Mi♭ maggiore | Do minore | Si♭, Mi♭, La♭ |
4 | La♭ maggiore | Fa minore | Si♭, Mi♭, La♭, Re♭ |
5 | Re♭ maggiore | Si♭ minore | Si♭, Mi♭, La♭, Re♭, Sol♭ |
6 | Sol♭ maggiore | Mi♭ minore | Si♭, Mi♭, La♭, Re♭, Sol♭, Do♭ |
7 | Do♭ maggiore | La♭ minore | Si♭, Mi♭, La♭, Re♭, Sol♭, Do♭, Fa♭ |
Come si nota, il criterio di aggiunta delle alterazioni segue il circolo delle quinte (Si♭ → Mi♭ → La♭ → Re♭ → Sol♭ → Do♭ → Fa♭) in senso opposto rispetto al criterio di aggiunta dei diesis, così come le scale, sia maggiori che minori, guadagnano un'alterazione procedendo per quarte; la nuova alterazione sarà sempre la sottodominante sulla scala maggiore, ossia la sopradominante sulla scala minore.
Da questo schema sono ovviamente escluse le tonalità di Do maggiore e La minore (sua relativa) poiché non hanno alterazioni.
Il simbolo Unicode del bemolle è U+266D. La codifica HTML ♭ è ♭. In LaTeX il simbolo ♭ si ottiene con \flat.
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