La battaglia di Buzākha (in arabo معركة بزاخة?, Maʿrakat Buzākha) fu una battaglia avvenuta nel settembre del 632, subito dopo la morte di Maometto, quando califfo era Abū Bakr. I contendenti erano Khalid ibn al-Walid e Ṭulayḥa b. Khuwaylid
Battaglia di Buzākha parte della guerra della ridda e delle campagne di Khalid ibn al-Walid | |||
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Data | settembre 632 | ||
Luogo | Buzākha (Najd), 40 km. a sud-ovest di Ha'il | ||
Esito | Vittoria arabo-musulmana | ||
Modifiche territoriali | La Umma arabo-musulmana sottomette alcune tribù delle regioni centrali della Penisola araba che avevano accolto la pretesa di Ṭulayḥa di essere il nuovo profeta degli Arabi dopo la morte di Maometto | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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Effettivi | |||
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Perdite | |||
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Nel quadro delle varie ribellioni e apostasie delle tribù arabe che, vivente il Profeta, gli avevano reso omaggio e spesso fatto atto di sottomissione, la battaglia di Buzākha costituì uno dei primi fatti d'arme della giovane Umma.
Khālid, prima della battaglia, aveva sfidato Ṭulayḥa a singolar tenzone, secondo un'antica consuetudine che risaliva alle epoche più antiche della Jāhiliyya. Dopo un breve scontro con Khālid, Ṭulayḥa capì di essere nettamente più debole e non perse tempo a fuggire verso lo schieramento in attesa dei suoi guerrieri beduini. La battaglia fu decisamente anomala, visto che non si decise per una brillante manovra del vincitore o per le maggiori capacità dei suoi combattenti ma per la debolezza psicologica e fisica del soccombente. Khālid emerse come vincitore.
Khālid si occupò un mese di Salmā bt. Rabīʿa b. Fulān, detta Umm Ziml,[1] nella battaglia di Ẓafar.
Ṭulayḥa, d'altra parte, che aveva ucciso un veterano, Compagno del Profeta, ʿUkkāsha b. Miḥṣan subì l'interdetto a partecipare a qualsiasi guerra e alle collegate prede belliche. Più tardi chiese di essere perdonato al Califfo Abū Bakr, che acconsentì, ma fu bandito con la sua tribù dal partecipare - perché inaffidabile - a qualsiasi azione militare durante la guerra della ridda.
Sarà il Califfo ʿUmar che gli permise infine di partecipare alle azioni belliche della Umma. Ṭulayḥa non deluse il Califfo e partecipò, distinguendosi con onore, nelle operazioni di conquista islamica della Persia, in special modo nella battaglia di al-Qadisiyya, morendo poi da martire (shahīd) nella battaglia di Nihavand.
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