«Vero cattolico, evocava la passione per sconfiggerla, cantando, piangendo, e gridando in mezzo alla tempesta, piantato come Ajace su uno scoglio di desolazione, aveva sempre l’aria di dire al suo rivale – uomo, fulmine, dio o materia – "Portami via, o io porto via te", non poteva nemmeno più mordere su una specie assopita, i cui occhi restano chiusi di fronte ai miracoli dell'eccezione.»
La sua famiglia è politicamente di fede legittimista e professa un cattolicesimo con forti simpatie per il giansenismo. Trascorre l'infanzia nel Cotentin e studia legge a Caen.[1] In questa località diventa amico del libraio Trébutien che lo avvicina, seppur per un breve periodo, alle idee liberali.[1] Dopo aver trascorso un periodo di vita in agiatezza, ma anche in dissolutezza, è costretto a guadagnarsi da vivere e quindi incomincia la collaborazione con diversi giornali e riviste.[1]
Negli anni '50 dell'Ottocento, Barbey d'Aurevilly diventa critico letterario per la rivistaLe Pays. Paul Bourget lo descrive come un sognatore con uno squisito talento visionario, il quale cerca e trova nei propri lavori un rifugio nei confronti di un mondo che non gli è congeniale. Jules Lemaître, un critico più severo, rintraccia i segni di un esagerato Byronismo negli straordinari delitti dei suoi eroi e delle sue eroine, nelle sue posizioni reazionarie, nonché nel suo dandismo e snobismo.
Nei suoi scritti si mescolano il rigore del moralista con il gusto della contraddizione e la ricerca di stupire continuamente il lettore. Dispensa condanne e censure, bersagliando con toni sarcastici, mode, usi, costumi, uomini e opere.[1]
Amato dai decadentisti di fine Ottocento, Barbey d'Aurevilly è il classico esempio dei caratteri che i Romantici sapevano assumere e, leggendo le sue opere, si comprende il discredito che ne derivò nel successivo Vittorianesimo[senzafonte]. Assume posizioni fortemente cattoliche, prende come soggetti dei suoi romanzi temi molto rischiosi, si dà un tono aristocratico e allude ad un passato misterioso, sebbene la sua parentela sia completamente rispettabile e la sua giovinezza banale ed innocente.
Ispirato dalla popolazione e dall'ambiente di Valognes, nei suoi scritti si pone in contrasto con le strutture sociali dell'aristocrazia della Normandia. Sebbene non scriva in normanno, incoraggia una ripresa dell'uso del dialetto.
Tra le sue opere più apprezzate, si ricordano Les Diaboliques (1874), sei racconti nei quali la profondità dell'introspezione è pari almeno all'abilità di ritagliare personaggi e atmosfere demoniaci.
Negli ultimi anni ebbe come segretario il giovane scrittore Léon Bloy.
Jules-Amédée Barbey d'Aurevilly muore a Parigi nel 1889 e viene tumulato nel cimitero di Montparnasse. Nel 1926 i suoi resti vengono trasferiti al cimitero di Saint-Sauveur-le-Vicomte.
Narrativa
Le Cachet d'onyx (1831)
trad. Il sigillo d'onice, a cura di Marina Pisaturo, Novecento, Palermo 1989
trad. Felicia Lustrì, in Una storia senza nome, introduzione di Giovanni Bogliolo, Bibliografica, Milano 1993
Léa (1832)
trad. Felicia Lustrì, in Una storia senza nome, introduzione di Giovanni Bogliolo, Bibliografica, Milano 1993
Les Chevalier Des Touches (1864) [basato sulla via di Jacques Destouches de Langotière, 1780-1858]
trad. Il cavaliere delle Touches. La felicità nel delitto, Sonzogno, 1906
trad. Il cavaliere delle Touches, Sonzogno, 1935
trad. Mario Bonfantini, Il cavaliere Des Touches, a cura di Carlo Cordié, Bompiani, Milano 1944
trad. Il cavaliere Des Touches, A. Curcio, Roma 1979
Un prêtre marié (1865)
trad. Il dramma del rinnegato, Sas, Roma 1949
trad. Giovanni Ferrero, Un prete sposato, 2 voll., Paoline, Milano 1965
Le Plus Bel Amour de Don Juan (1867) [poi in Les Diaboliques]
Les Diaboliques (1874) [sei racconti: Le Rideau cramoisi - Le Plus Bel Amour de Don Juan - Le Bonheur dans le crime - Le Dessous de cartes d'une partie de whist - À un dîner d'athées - La Vengeance d'une femme]
trad. Il più bell'amore di Don Giovanni, Modernissima, 1919 [Le Plus Bel Amour de Don Juan]
trad. Silvio Catalano, Le diaboliche, Facchi, Milano 1920
trad. La vendetta d'una donna, Facchi 1923 [La Vengeance d'une femme]
trad. Anna Franchi, Le diaboliche, Sonzogno, 1926
trad. La duchessa d'Arcos, Nerbini, Firenze 1928 [La Vengeance d'une femme]
trad. E. Minoia, Le diaboliche, Il Balcone, Milano 1945
trad. Camillo Sbarbaro, Le diaboliche, Bompiani, Milano 1945; SE, Milano 1987, 2004; Feltrinelli Milano 2013
Le tende cremisi, in Le più belle novelle dell'Ottocento, Roma: Casini, 1957, vol. I, pp.115–152 [Le Rideau cramoisi]
trad. Elena Giolitti, Le diaboliche, prefazione di Mario Praz, Feltrinelli, Milano 1962; Newton Compton, Roma 1993
trad. Felice Filippini, Le diaboliche, Rizzoli, Milano 1962
trad. Anna e Alfredo Cattabiani, Le diaboliche, introduzione di Alfredo Cattabiani, Rusconi, Milano 1977
trad. Due storie diaboliche, Franco Maria Ricci (collana "La biblioteca blu"), Milano 1977 [Le Rideau cramoisi - La Vengeance d'une femme]
trad. Le diaboliche, Barbès, Firenze 2008
trad. Il più bell'amore di don Giovanni, a cura di Idolina Landolfi, L'argonauta, Latina 2000 [Le Plus Bel Amour de Don Juan]
Une histoire sans nom (1882)
trad. Storia senza nome, a cura di Renzo Poggi, Libreria Ed. Fiorentina, Firenze 1947
trad. Dino Naldini, Storia senza nome, Vallecchi, Firenze 1947
trad. Felicia Lustrì, in Una storia senza nome, introduzione di Giovanni Bogliolo, Bibliografica, Milano 1993
trad. Mariangela Miotti, Una storia senza nome, introduzione di Liana Nissim, Marsilio, Venezia 1995
Une page d'histoire (1882) [poi come Retour de Valognes. Un poème inédit de Lord Byron (1886)]
trad. Felicia Lustrì, in Una storia senza nome, introduzione di Giovanni Bogliolo, Bibliografica, Milano 1993
Ce qui ne meurt pas (1884)
Raccolte
Les Œuvres complètes, a cura di Joseph Quesnel (1926-1927, 17 voll.) [ristampata da Slatkine, Ginevra 1979 e segg.]
Œuvres romanesques complètes, a cura di Jacques Petit (1964-1966, 2 voll., coll. "Bibliothèque de la Pléiade" n. 175 e n. 184)
Romans, a cura di Judith Lyon-Caen, (2013, coll. "Quarto")
Jean-Pierre Thiollet, Barbey d'Aurevilly ou le triomphe de l'écriture, Parigi, H & D, 2006; Carré d'Art: Barbey d'Aurevilly, lord Byron, Salvador Dali, Jean-Edern Hallier, Parigi, Anagramme éditions, 2008.