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funzionario della Repubblica di Venezia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Un bailo, scritto anche baylo (pl. baili), era un diplomatico che supervisionava gli affari della Repubblica di Venezia a Costantinopoli, la capitale dell'Impero ottomano. Tale istituzione diventò permanente a partire dal 1454 .[1]
Le numerose e dispendiose guerre di Venezia con gli Ottomani fecero capire ai Veneziani come fosse preferibile fare affidamento sulla diplomazia come risoluzione di controversie, piuttosto che su offensivi (o difensivi) sforzi militari per mantenere e difendere la propria posizione di dominio nel Mediterraneo orientale. Il lavoro del bailo comprendeva diversi settori, in quanto era sia console sia ambasciatore di Venezia. Data l'importanza del ruolo, per la nomina veniva scelta con attenzione la persona incaricata, in quanto aveva un ruolo chiave nel mantenere un buon rapporto tra il sultano ottomano e il governo veneziano. Per tali motivi non era sempre possibile trovare delle persone in grado di ricoprire tale ruolo. Tra i vari compiti svolti bisogna citare anche la rappresentanza e protezione degli interessi politici veneziani nonché la mera capacità diplomatica nel risolvere eventuali diatribe tra ottomani e veneziani. Una volta accasato, il bailo molto spesso creava dei veri contatti di amicizia con influenti politici ottomani.[2]
La parola veneziana bailo deriva dal latino baiulus, che originariamente significava " portatore (vettore) ". Il termine ottomano era bālyōs o bālyoz .
Nel periodo che va dalla caduta di Costantinopoli del 1453 fino allo scoppio della Seconda Guerra Ottomana-Veneziana nel 1499, il bailato si insediò nel centro di Galata . Successivamente il bailato venne trasferito in una delle periferie di Galata, in un'ambasciata chiamata Vigne di Pera nel quartiere omonimo (Pera). Questa casa fu utilizzata temporaneamente come residenza estiva e come rifugio dalla peste per poi diventare la sede permanente dopo la guerra di Cipro. In realtà la maggior parte dei baili preferiva questa località rispetto a quella di Galata perché aveva meno restrizioni negli spostamenti fuori orario consentito e la sua posizione si rivelava ideale per il contrabbando di schiavi.[3]
Vigne di Pera era un grande complesso circondato da mura. L'ambasciata aveva un'area pubblica e una privata. L'area privata ospitava il bailo, i suoi dipendenti il proprio corpo di giannizzeri e il personale di segreteria. L'area pubblica veniva utilizzata per accogliere dignitari e altre persone importanti. In tale area vi era anche una sala per banchetti per occasioni speciali e feste.[3]
Una delle maggiori responsabilità del bailo era la raccolta di informazioni sull'Impero ottomano. Di solito ricevevano queste informazioni attraverso le loro ampie reti di amici, la loro famiglia e una rete di spie. Questa rete di spionaggio consisteva in una rete di informatori tra i mercanti e i loro associati e persino persone che lavoravano all'interno della burocrazia ottomana. Vi erano anche talpe in altre ambasciate straniere.[4]
Come descritto il bailo aveva la responsabilità di promuovere e proteggere il commercio veneziano, difatti dopo la battaglia di Lepanto gli fu ordinato dal Doge di proteggere l'integrità dei poteri mercantili dagli inglesi, olandesi e fiorentini. Nonostante il bailo non si interessasse molto alle questioni commerciali rispetto a quelle politiche a ogni nomina di un nuovo sultano si assicurava che venissero seguiti tutti gli accordi presi con il sultano precedente (questo era fatto per proteggere i cittadini, i beni e la proprietà veneziani).[5]
La figura del bailo era molto importante anche nei casi di controversie legali nei commerci internazionali difatti interveniva a volte come sia come arbitro o come avvocato di una delle parti a seconda delle richieste.
Il Bailo era anche il responsabile di tutto il commercio nelle terre ottomane e poteva sostituire i consoli ogni volta che voleva.[6]
Tra gli obblighi bisogna citare che al bailo era vietato svolgere effettivamente attività commerciali o fare lavori di rappresentanza per privati. In realtà i baili operavano clandestinamente lo stesso nel commercio.[7]
Tutti i baili furono scelti dai ranghi del patriziato veneziano; questo era un requisito fondamentale e obbligatorio, e la maggior parte di essi venivano scelti al livello più alto della classe sociale oligarchica che dominava la vita politica veneziana.[8]
Molti baili non erano sposati.[9] Uno dei motivi può essere attribuito al fatto che la maggior parte maneneva tale investitura per dare prestigio economico alla propria famiglia difatti vari di loro avevano preso i voti. Quasi sempre in tali famiglie vi erano altri fratelli maschi che avrebbero trasmesso il nome della famiglia. Il bailo era anche partecipe alle comunità di rito latino dell'Impero ottomano a volte si adoperavano per ottenere chiese che potevano essere utilizzate dai veneziani e rappresentare i cattolici romani. I baili avevano una vita sociale attiva ed erano presenti nelle confraternite, proteggevano la compagnia del santo sacramento, patrocinavano artisti e artigiani nella creazione di oggetti religiosi e decorazioni per le chiese di rito latino di Costantinopoli e Galata.[10]
Un dovere spirituale e diplomatico era liberare gli schiavi cristiani a meno che non si convertissero volontariamente all'Islam, per compiere tali operazioni vi erano dei fondi destinati alla liberazione degli schiavi che provenivano dalla Chiesa o da dei privati. Tale dovere rischiava pero' di creare dei contrasti con gli ottomani.[11]
Molti membri del patriziato non volevano diventare bailo . Tra i vari motivi vi era il rischio del viaggio a Costntinopoli. Il lungo viaggio aveva avuto diverse morti lungo in tragitto e alcuni di questi Baili morirono a Costantinopoli senza fare rientro a Venezia. Dopo diverse morti durante il viaggio a Costantinopoli, il governo veneziano permise ai medici di accompagnare il bailo nel caso di bisogno. Bisogna anche aggiungere che in caso di ostilità, il bailo era sicuramente in pericolo e poteva di essere tenuto in prigionia seppur si sia visto che questa era solo una forma libera di arresti domiciliari e al bailo era persino permesso di lasciare la casa, specialmente se per scopi religiosi. Era raro che i baili fossero giustiziati, ma la possibilità che ciò accadesse era un ulteriore deterrente per lo svolgimento di tale incarico.[12]
Dal punto di vista economico il Bailo doveva anche autofinanziarsi e non tutti i nobili avevano tale capacità economica. Spesso il bailo ricorreva al prestito di denaro dai mercanti, ma ciò divenne sempre più difficile in quanto il rimborso era quasi sempre attorno all'anno.[13]
Una descrizione accurata ce la fornisce anche Giacomo Casanova nelle sue memorie il quale menziona durante il suo soggiorno a Corfù l'arrivo del bailo di Costantinopoli. Egli si fermò sull'isola mentre si recava nella capitale Ottomana a bordo di una fregata di settantadue cannoni di nome Europa. Avendo un rango superiore a quello del Provveditore di Corfù venne issata la bandiera del bailo, con i colori del capitano generale da mar della Marina veneziana durante il suo soggiorno sull'isola per tutta la settimana, mentre la bandiera con i colori di il Provveditore fu ammainata.[14]
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