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Bahāʾ al‐Dīn Muḥammad ibn Ḥusayn al‐ʿĀmilī noto come Sheikh Baha'i, (in lingua farsi شیخ بهایی) (Baalbek, 18 febbraio 1547 – Esfahan, 1º settembre 1621[1]) è stato un filosofo, architetto, matematico, astronomo e poeta arabo vissuto nella Persia safavide[2][3].
Shaykh Baha' al-Din (noto anche come Baha'uddin) Muhammad ibn Husayn al-'Amili nacque a Baalbek, nella Siria ottomana (attuale Libano), ma dopo la condanna a morte di al-Shahid al-Tani, nel 1558, mentore di suo padre, lui e la sua famiglia si trasferirono nell'impero safavide, prima a Esfahan e poi a Qazvin, l'allora capitale persiana.[3] In quel tempo, la Persia era governata da Scià Tahmasp I,[3] il quale nominò suo padre Sheikh ul-Islam, con autorità su diverse città safavidi, allo scopo di propagare tra la popolazione lo sciismo duodecimano.[3]
Shaykh Bahāʾī completò i suoi studi a Esfahan e decise di fare il suo viaggio a La Mecca, nel 1570, visitando diversi paesi islamici come Iraq, Siria ed Egitto, e dopo avervi trascorso quattro anni, fece ritorno in Persia.
Shaykh Baha' al-Din morì nel 1621 ad Esfahan ma venne sepolto a Mashhad secondo le sue volontà.
Le date esatte della sua nascita e morte sono diverse sulla sua pietra tombale e sulla ceramica delle pareti della stanza in cui è sepolto.
Data di nascita:
Data di morte:
Le date sulle pareti contengono giorno, mese e anno, mentre quelle sulla tomba soltanto mese e anno. Le ceramiche delle pareti vennero realizzate nel 1945. Sembra che in quel momento sia stata effettuata una ricerca sulle date esatte e, quindi, venne aggiunte le informazioni sul giorno.
Secondo lo studioso ‘Abdu’l-Hamíd Ishráq-Khávari, Shaykh Baha' al-Din adottò lo pseudonimo di takhallus 'Baha' dopo essere stato ispirato dalle parole del quinto imam Muhammad al-Baqir e del sesto imam Ja'far al-Sadiq, i quali affermarono che il nome di dio nel Corano era compreso sia nel Du'ay-i-Sahar che nel Du'ay-i-Umm-i-Davud. Nel primo versetto del Du'ay-i-Sahar, la preghiera dell'alba del Ramadan, il nome "Bahá" appare quattro volte: "Allahumma inni as 'aluka min Bahá' ika bi Abháh va kulla Bahá' ika Bahí".[4]
Il suo interesse per le scienze si evidenzia anche da alcuni dei suoi lavori e trattati, anche se molti dei suoi trattati astronomici devono ancora essere studiati.[1] Probabilmente scrisse 17 trattati e libri di astronomia e/o di argomenti correlati. Di seguito sono riportati alcuni suoi lavori di astronomia:
La fama di Shaykh Baha' al-Din era dovuta alla sua eccellente padronanza della matematica, dell'architettura e della geometria. Gli sono stati attribuiti diversi disegni architettonici e ingegneristici, nessuno dei quali può essere convalidato da fonti.[1]
Gli è anche attribuita la progettazione architettonica della città di Esfahan durante l'era safavide. Fu l'architetto della piazza Naqsh-e jahàn, della Moschea dello Scià e di Hessar Najaf. Realizzò anche un orologio solare ad ovest della Moschea dello Scià. Non ci sono dubbi sulla sua padronanza della topografia. Il miglior esempio di ciò è il convogliamento dell'acqua del fiume Zaiandè verso diverse aree di Esfahan. Progettò un canale, chiamato Zarrin Kamar, a Esfahan, uno dei più grandi canali dell'Iran. Determinò anche la direzione della Kaʿba (direzione della preghiera) dalla piazza Naghsh-e-Jahan.
Progettò e costruì una fornace per un bagno pubblico, che esiste ancora a Esfahan, noto come "il bagno dello sceicco Bahaei". Si dice che la fornace fosse riscaldata da una sola candela, posta in un recinto e che bruciava a lungo, riscaldando l'acqua del bagno. Si dice anche che secondo le sue stesse istruzioni, il fuoco della candela si sarebbe spento se il recinto fosse stato aperto. Si ritiene che ciò sia avvenuto durante il restauro e la riparazione dell'edificio e che non sia stato possibile far funzionare nuovamente il sistema. In effetti, lo sceicco Bahaei usò i gas infiammabili prodotti naturalmente in un pozzo nero vicino per riscaldare l'acqua del bagno. Nel 1969-70 è stato scavato il sistema di riscaldamento del bagno e sono state scoperte alcune serie di tubazioni sotterranee in argilla essiccata al sole. Anche se ci sono molte teorie sul funzionamento di questo sistema di riscaldamento, recentemente si è concluso che egli era a conoscenza del biogas e che la rete doveva guidare i pozzi dei servizi igienici comuni alle case e alle moschee persiane. Si dice che abbia anche progettato il Manar Jonban (minareto oscillante), che esiste ancora a Esfahan, ma questo edificio fu costruito nel XIV secolo durante il periodo Il-khanid sulla tomba di Amu Abdollah, un pio sceicco che morì in quel secolo.
Il Supremo consiglio della rivoluzione culturale in Iran ha designato il 23 aprile giornata dell'architettura nazionale, anniversario della nascita di Sheikh Bahaei.
Nelle tradizioni duodecimane, Shaykh Bahai è considerato come studioso preminente del suo tempo e del mujaddid del XVII secolo.[5] La sua erudizione gli fece guadagnare l'ammirazione di Shah Abbas, e venne nominato Sheikh ul-Islam di Esfahan dopo la morte del suo predecessore.[5] Compose opere su tafsir, Ḥadīth, grammatica e fiqh (giurisprudenza).[5]
Shaykh Baha' al-Din fu anche un ammiratore del misticismo. Aveva una spiccata inclinazione verso il sufismo per la quale fu criticato da Mohammad Baqer Majlesi.[5] Durante i suoi viaggi vestiva come un derviscio[5] e frequentava circoli sufi.[5] Appare anche nella catena degli ordini Sufi di Nurbakhshi e Ni'matullahiyya.[5] Nell'opera "Resāla fi’l-waḥda al-wojūdīya" (Esposizione del concetto di Wahdat al-Wujud (unità delle esistenze), afferma che i sufi sono i veri credenti,[5] chiede una valutazione imparziale delle loro espressioni,[5] e si riferisce alle sue esperienze mistiche.[5] La sua poesia persiana è anche piena di allusioni e simboli mistici.[5] Allo stesso tempo, Shaykh Baha 'al-Din chiede il rigoroso rispetto della Shari'a come prerequisito per imbarcarsi nel Tariqah[5] e non aveva una visione elevata del misticismo antinomico.[5]
Shaykh Baha 'al-Din ha contribuito a numerose opere di filosofia, logica, astronomia e matematica. Le sue opere comprendono oltre 100 tra articoli, epistole e libri. Compose anche poesie in persiano. Le sue opere eccezionali in lingua persiana sono Jāmi'-i Abbāsī e due masnavi (distici in rima) con i nomi di Shīr u Shakar ("latte e zucchero") e Nān u Halwā ("pane e halva").
Altre sue importanti opere sono Kashkūl, comprendente storie, notizie, informazioni scientifiche e proverbi in persiano e arabo.
Scrisse anche Khulāṣat al‐ḥisāb (in arabo خلاصة الحساب, letteralmente "nozioni di aritmetica essenziale"), un testo in arabo che divenne popolare in tutto il mondo islamico, dall'Egitto all'India, fino al XIX secolo. È stato tradotto in tedesco a Berlino da G. H. F. Nesselmann e pubblicato nel 1843. Una edizione in francese apparve nel tardo 1854.[1]
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